Gentile Direttore,
mi limito in questo breve testo a formulare alcune ulteriori osservazioni in merito al DdL del Governo in materia di aiuto medico al morire.
Il DdL identifica quale unico organo deputato alla valutazione obbligatoria delle richieste di cosiddetto suicidio medicalmente assistito un Comitato Nazionale di Valutazione. Tale organo, contrariamente alla prassi adottata finora, che ha visto in molte Regioni una divisione dei ruoli tra Commissione tecnica e Comitato etico, dovrebbe da solo valutare la sussistenza di tutti i requisiti per l’esclusione della punibilità.
L’organo in questione dovrebbe dunque al contempo valutare l’adeguatezza del consenso fornito dal richiedente in termini di intenzionalità, comprensione, assenza di controllo o condizionamento (ammesso che tale non sia la costrizione a essere necessariamente inseriti in un percorso di cure palliative), nonché i requisiti clinici (pur non avendo al proprio interno un numero adeguato di componenti clinici e considerando il parere di un medico specialista della patologia di cui soffre il richiedente solo come non vincolante).
Ma il vulnus ancor più grande in tale proposta consiste nel fatto che tale organo è di nomina governativa e, come tale, potrebbe essere fortemente condizionato da uno specifico orientamento politico o valoriale, senza garantire una effettiva neutralità.
Sembra, in sostanza, che l’intero impianto del DdL porti in una direzione in cui la vita torna ad essere non più un bene che, per quanto tutelato, rimane nella disponibilità della singola persona, bensì qualcosa che appartiene allo Stato, il quale sceglie se concedere limitatissime deroghe ed eccezioni all’obbligo del vivere.
Prof.ssa Lucia Craxì
Osservatorio di Palermo - Persona e Autodeterminazione in Medicina
Vicepresidentessa Consulta di Bioetica Onlus