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Malattie croniche e disabilità: nuovi criteri per l’idoneità lavorativa

di Domenico Della Porta

08 OTT - Gentile Direttore,
l’estensione del riconoscimento legislativo delle patologie croniche, valutate alla luce del d.lgs.62/2024 quali condizioni di disabilità anche per i lavoratori, richiede un approfondimento per la formulazione dei giudizi di idoneità lavorativa collegato ad azioni di adattamento ragionevole delle attività lavorative.

Con l’approvazione della legge che riconosce l’obesità malattia cronica e al DDL 818, pubblicato su Atti del Senato a fine settembre “ Disposizioni per l'aggiornamento dell'elenco delle malattie e condizioni croniche e invalidanti, di cui all'allegato 8 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017”, la platea delle persone interessate si è notevolmente allargata.

Il testo in discussione, infatti, prevede l'inserimento delle seguenti patologie croniche: a) insonnia cronica; b) emicrania cronica; c) fibromialgia; d) endometriosi allo stadio lieve, moderato e grave; e) vitiligine non segmentale; f) soggetti portatori di stomie; g) soggetti affetti da incontinenza fecale; h) soggetti affetti da incontinenza urinaria; i) obesità in età infantile; l) long Covid. 2.

In relazione alle patologie croniche elencate, il disegno di legge individua le prestazioni, da includere nel nomenclatore, fruibili d'invalidità le minorazioni e malattie invalidanti, di cui al decreto Ministro della sanità 5 febbraio in esenzione dal pagamento del ticket e l’Art. 2. specifica la Revisione della tabella indicativa delle percentuali d'invalidità per le minorazioni e malattie invalidanti con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, provvedendo a includere nella tabella indicativa delle percentuali 1992, pubblicato nel supplemento ordinario n. 43 alla Gazzetta Ufficiale n. 47 del 26 febbraio 1992.

Si tratta di patologie che incidono negativamente sulla qualità di vita delle persone negli ambienti di vita e di lavoro, con forti limitazioni nella sfera relazionale, sociale e lavorativa generica e specifica.

Sono patologie molto spesso banalizzate, ignorate e poco attenzionate, al punto da costringere i pazienti a continui ricorsi a esami diagnostici e procedure terapeutiche, per tempi anche abbastanza lunghi, con aggravio inappropriato dei costi sanitari e sociali. Le malattie croniche costituiscono la principale causa di morte quasi in tutto il mondo. Si tratta di un ampio gruppo di malattie, che comprende le cardiopatie, l'ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche. Ci sono poi anche le malattie mentali, i disturbi muscolo-scheletrici e dell'apparato gastrointestinale, i difetti della vista e dell'udito, le malattie genetiche. Oltre ad avere un alto tasso di mortalità, esse possono essere anche particolarmente invalidanti.

Per esprimere quantitativamente l'impatto di una malattia sulla salute si utilizza una particolare unità di misura, vale a dire gli anni di vita persi a causa della disabilità (Daly, Disability Adjusted Life Year - DALY), pari alla somma degli anni di vita persi a causa di una morte prematura e di quelli vissuti in malattia piuttosto che in salute.

Con il d.lgs. 62/2024 la correlazione fra disabilità e gravità della menomazione, che connotava negativamente la persona, viene introdotta una nuova correlazione fra la disabilità e l’intensità dei sostegni necessari ad assicurare la partecipazione delle persone in un contesto di “uguali”.

Ci si discosta nettamente dalla risalente concezione di servizio standardizzato, passando ad un modello “cucito” sulla persona attraverso una “soluzione” legata all’adattamento ragionevole.

Nella valutazione di base è stata introdotta la Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute (“International Classification of Functioning, Disability and congiuntamente alla versione adottata in Italia della Classificazione internazionale delle malattie (ICD) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e di ogni altra eventuale scala di valutazione disponibile e consolidata nella letteratura scientifica e nella pratica clinica, tanto che l’uso combinato dei suddetti indici vale a ricomprendere gran parte delle malattie croniche all’interno della definizione di disabilità.

Scendendo sul piano operativo, allo scopo di approntare un’adeguata tutela lavoristica a favore della persona del malato cronico, al fine di favorire la piena espressione delle sue potenzialità professionali nell’impresa e nella società in generale, sarebbe opportuno, a questo punto, rafforzare le nuove figure professionali del disability manager , il diversity manager, il mobility manager, ecc.

Domenico Della Porta
Presidente OSMOA, Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali – Laboratorio di Sanità Pubblica per i bisogni di salute della comunità - Università degli Studi di Salerno

08 ottobre 2025
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