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Quegli esuberi che non esistono di medici e infermieri

di Donato Antonellis

08 OTT - Gentile direttore,
il IX Rapporto CEIS “Tor Vergata”, raccontato solennemente il 26 settembre alla Camera, costituisce la rappresentazione dell’incapacità delle Istituzioni pubbliche (l’università) di questo Paese di superare le vecchie logiche di tutela nascosta di lobby, in luogo di fare finalmente cultura ed informazione “oggettiva” sui temi della ricerca gestionale finalizzata in campo di sanità pubblica.
 
E’ evidente che chi scrive, per il ruolo sindacale, è sospettato di essere di parte nel valutare i presunti dati scientifici dello studio di cui trattasi.
E’ altrettanto evidente che la responsabilità dello Studio CEIS fa capo a qualche storico consulente della sanità privata, con tutti i presupposti di incompatibilità del caso, certamente superiori a quello di un sindacalista pubblico retribuito dallo stato a norma dei contratti di lavoro.
 
Se potessimo parlare fuori dagli schemi, dovremmo dire che in questo Paese è molto difficile leggere rapporti tecnici, spesso prodotti da enti di presunto alto valore, che siano scevri dal sospetto di essere concepiti per essere di parte, speculando sulla supposta superficialità/ignoranza degli ascoltatori.
In questo caso, con riferimento agli stimati enormi esuberi di medici ed infermieri pubblici nel nostro Paese, la presunzione diventa certezza, salvo il fatto che i dati inaccettabili del così detto “studio” rischiano di divenire punto inconcepibile di riferimento per distorte manovre di sanità pubblica, dove da un lato si afferma che la spesa sanitaria italiana è sotto la media degli altri Paesi e se ne denuncia l’insufficienza, e dall’altro si afferma che medici ed infermieri sono troppi e vanno ridotti, certo a favore della sanità privata.
 
Ciò si desume inequivocabilmente perché, come si dice, la matematica non è un’ opinione.
E che la matematica, per i professori di economia di  Tor Vergata, ed in  particolare per chi trascorre più tempo in consulenze che nella didattica agli studenti, sia un’opinione, si desume dal drammatico calcolo che i professori dichiarano di aver fatto per arrivare alle sconvolgenti conclusioni riferite nella tabella 19 del loro studio.
Gli “studiosi” affermano di aver  preso “come target gli indicatori delle Regioni "più virtuose", qui convenzionalmente intese come le prime 3 con il minor numero di personale infermieristico per posto letto e le prime 5 con il minore rapporto  medici  per  infermiere”,  con  ciò  riconoscendo  di  avere  agito,  nel pretestuoso calcolo, prescindendo dal rilevare che l’organizzazione sanitaria, la sua articolazione e la dotazione organica di una regione con 400.000 abitanti è estremamente diversa in termini quali-quantitativi da una regione di 12 milioni di abitanti, e che la presenza di Policlinici universitari in sovrabbondanza (caso patologico del Lazio) è una variante indipendente che altera un calcolo semplicistico che può essere degno di un qualsiasi contabile ma non di una Facoltà di Economia di una Università Pubblica.
 
Quello che ben sanno i colleghi degli ospedali  di molte Regioni, che il CEIS riferisce come “esuberanti”, è che oggi è quasi sempre più difficile ed in alcuni casi impossibile, organizzare i turni di guardia notturna negli ospedali per acuti e che spesso si ricorre alla reperibilità dei pochi colleghi residui, per rispondere in modo comunque carente alle esigenze di servizi di emergenza, con carichi di lavoro incompatibili con le normative europee.
Chissà perché nella realtà gli organici non ci sono per sostenere i livelli minimi e poi, come nel Lazio, secondo CEIS esuberano un paio di migliaio di medici e circa quattromila infermieri?
 
Sono affermazioni pretestuose, quelle dello “studio”, che rivendica risorse (forse per la sanità privata) e che denuncia esuberi (forse per stroncare la sanità pubblica che già è allo stremo).
Non crediamo che l’insostenibilità scientifica dello studio ed il suo chiaro “orientamento” siano tollerabili e, ove le istituzioni tenessero conto di esso, farebbero un tragico errore.
Forse sarebbe meglio chiedere a “Tor Vergata” di valutare gli esuberi della facoltà di economia, non in termini numerici, ma in termini qualitativi e ciò per la credibilità stessa dell’Ateneo.
 
Ciò che ci sentiamo laicamente di proporre agli autori dello studio, per contestare gli “esuberi” che non ci sono, mentre ci sono gravi “carenze” di impostazione, è un confronto tecnico, fondato su solide e reali basi scientifiche, per chiarire se lo Studio CEIS abbia fatto affermazioni sostenibili, ovvero affermazioni prive di ogni fondamento, in termini di presunti esuberi di medici ed infermieri della sanità pubblica di questo Paese ed in particolare di quella del Lazio, penalizzata da circa sette anni di blocco del turn-over.
 
Dott. Donato Antonellis
Segretario regionale Anaao Assomed

08 ottobre 2013
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