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San Camillo Forlanini: “Malasanità”, la sentenza è scritta in cronaca

di Bruno Schiavo

09 OTT - Gentile Direttore,
ancora una volta leggo su un quotidiano, in questo caso il Corriere della Sera, l’ennesimo articolo su presunti casi di malasanità con pubblicazione di nomi e cognomi di medici indagati.
Nel caso odierno non si tratta di un rinvio a giudizio, che già non giustificherebbe la pubblicazione di nomi, in particolare se di medici estranei agli eventi descritti, ma si rendono note le conclusioni della consulenza disposta dalla Procura e la sentenza sembra già scritta: “... i chirurghi usano male il bisturi e l’anziana muore per emorragia interna”.
In uno stato di diritto si presume l’innocenza e non la colpevolezza, ed è grave che la stampa, trattando atti che hanno aspetti tecnici complessi e delicati, non abbia alcun riguardo per i medici, che sono uomini e cittadini come gli altri.

Come in passato ho più volte pubblicamente gridato la mia indignazione per una sanità che non rispetta i diritti essenziali dei cittadini, oggi chiedo rispetto per chi lavora in ospedale, in prima linea, in condizioni oggettivamente difficili.
Non voglio coprire o minimizzare eventuali responsabilità. La giustizia faccia il suo corso, si accertino e si sanzionino eventuali responsabilità, ma i processi si svolgano nei tribunali. Basta con la “macchina del fango” puntata sui medici!

Il diritto di cronaca è un elemento irrinunciabile per la nostra democrazia, ma l’imprecisione e la ricerca della pubblica attenzione con titoli ad effetto possono determinare danni gravissimi sui medici, che vengono screditati anche se esenti da responsabilità, e su tutto il sistema assistenziale. Imprecisione che trovo oggi sul Corriere della Sera e che abbiamo tutti verificato pochi giorni fa leggendo le classifiche degli ospedali grossolanamente pubblicate su un articolo de La Repubblica che ha mistificato il complesso e utilissimo lavoro dell’Agenas sugli esiti delle cure ospedaliere. Due eventi che hanno in comune il risultato: discredito delle strutture ospedaliere e di chi ci lavora.

È molto difficile mantenere la serenità nel proprio lavoro mentre si è sulla bocca di tutti per presunti reati o per presunta incapacità professionale.
Il calvario che patiscono tanti medici colpiti sempre più frequentemente dalla “macchina del fango”, e assai raramente da sentenze sfavorevoli, dovrebbe imporre azioni incisive da parte degli Ordini dei Medici a tutela della dignità professionale dei colleghi

Bruno Schiavo
Segretario Anaao Assomed San Camillo Forlanini

09 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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