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Riforma Pa. Rinnovamento o salvaguardia di poteri?

di Alessandro Vergallo

30 LUG - Gentile direttore,
Non è un paese per giovani. Inutile non volersene fare una ragione. E non è neppure un paese per l’equità, né per lo sviluppo.Sul rigore, da Monti in poi, nulla da dire: ma non per tutti. Nulla è cambiato con l’attuale Governo; il dibattito in corso in queste ore sulla riforma non è solo sconcertante… è gattopardesco.

Si è iniziato con un timidissimo tentativo di porre in discussione la responsabilità civile dei Magistrati (per soli dolo e colpa grave, beninteso!), immediatamente abortito con tante scuse per aver inopinatamente tentato di affrontare il problema. Mentre restano inalterate sul capo dei medici una responsabilità civile sempre più pesante, divenuta ormai un corollario alla professione, e una responsabilità penale sempre più anacronistica, che vede l’Italia ancora in sola compagnia di Messico e Polonia.

Si è proseguito con una babele di norme sul pensionamento, e anche in quest’ambito sono insorte le solite categorie da sempre privilegiate nel poter (si badi bene, non nel dover) scegliere di procrastinare il momento di cessare l’attività lavorativa: anche di questa babele rischia di rimanere, alla fine, un castello di sabbia … secondo le ultime notizie disponibili, è ancora in atto un tentativo trasversale di “salvare” i medici universitari, lasciando gli ospedalieri al loro destino ormai segnato da norme contraddittorie e contrastanti susseguitesi nel tempo: gli over 62 (o 65, o 67, secondo le raffiche legislative emanate di volta in volta) restino in servizio … anzi no … forse … si vedrà.

Medici ai quali si è impedito ieri di poter andare in pensione assistono oggi al manifestarsi di volontà politiche di esemplare incoerenza logica, ma di eccezionale convergenza in termini di arco parlamentare, che vogliono consentire ad altri medici di restare aggrappati al loro posto (quasi mai un posto operativo, ma di potere) praticamente a vita.

Come mi ha fatto notare un collega, in modo disarmante “Ma invece di obbligare ad andare in pensione i colleghi che non vogliono andarci non potrebbero dare la possibilità di pensionare i 'quota 96'nella sanità come nella scuola? Saremmo tutti contenti … chi non vuole andare in pensione non ci va e chi vuole andarci ci va - e non il contrario … Si ringiovanirebbe almeno in parte la popolazione medica … misteri del Governo”.

E qual è invece, nel frattempo, la discussione (anzi, la non discussione, tra “tagliole”, “ghigliottine”, e “salti di canguro”) che maggiormente occupa le pagine dei giornali e il tempo dei nostri parlamentari? Lo scontro sul mantenimento del Senato, o meglio, sul suo tentato asservimento (che in un paese come il nostro potrebbe addirittura riuscire) ad una logica spartitoria lottizzata a livello regionale!

Il tutto mentre, sullo sfondo, le recenti modifiche del Titolo V della nostra Costituzione, che erano state fatte passare come finalizzate ad evitare le frammentazioni delle prerogative di governo nazionale nei 21 poteri regionali, vengono in realtà, sempre più allo scoperto, utilizzate per obiettivi esattamente contrari, come del resto avevamo già sospettato.
 
Alessandro Vergallo
Presidente nazionale Aaroi-Emac

 

30 luglio 2014
© Riproduzione riservata

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