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Precari Lazio. E se si applicasse il Jobs Act anche alla sanità?

di Stefano Canitano

20 LUG - Gentile Direttore,
abbiamo partecipato con gli altri sindacati medici e della dirigenza sanitaria, alla trattante nella quale la controparte regionale ci ha presentato una proposta di protocollo per una road map finalizzata alla stabilizzazione dei dirigenti impegnati le SSN a tempo determinato, secondo il DPCM 6/3/2015, con rinnovi fino al 2018 e stabilizzazioni tramite percorsi concorsuali con quote riservate.
 
Il dettaglio non è al momento rilevante, stante l’aderenza sia alle norme del piano di rientro, che non sono derogabili, sia al citato DPCM.
               
Non è molto ma noi della FASSID abbiamo creduto che fosse il massimo realizzabile al momento, e con noi le altre sigle firmatarie del protocollo.
                 
Evidentemente non può bastare.
               
Già in occasione del nostro Congresso Nazionale FASSID area SNR di Maggio 2015 a Foligno abbiamo posto il tema dell’allargamento al SSN del Jobs Act e l’applicazione dei contratti a tutele crescenti, opportunamente tarati sulle specificità mediche e sanitarie.
               
Non mi sfuggono, in quanto vice segretario nazionale, le delibere a partite iva un tanto all’ora con le quali numerose aziende in giro per l’Italia stanno bypassando diritti e dettati contrattuali con effetti destruenti sotto tutti i profili, compresi quelli etici, per il nostro SSN.
               
Moltissimi sono i colleghi che svolgono il loro lavoro con questi contratti ma che non lavorano a progetto o prestazione ma garantiscono illegittimamente i LEA per sostituire surrettiziamente, e spesso ad un costo maggiore per il SSR, differenza che va in tasca ai mediatori o caporali.
               
Sono i precari fra i precari, i paria senza garanzia di un sistema che può liberarsi di loro in ogni momento. Ma soprattutto rappresentano il degrado della considerazione del lavoro sanitario, introdotti a ondate e privati della possibilità di stabilire un contatto organico con la struttura e con i pazienti di cui si occupano, riducendo il lavoro professionale medico a pura prestazione singola in vendita. Questa piaga deve essere eliminata soprattutto per il bene dei pazienti, ai quali il lavoro a cottimo e la lontananza dei medici dalla medicina, inevitabile in quelle condizioni di lavoro, non può che nuocere. La sicurezza delle cure è a rischio, oltre alla sicurezza del lavoro.
 
Alla luce di ciò nel Lazio dopo una discussione piuttosto accesa abbiamo ottenuto di essere convocati, il 29 Luglio p.v., ad una trattativa per risolvere il molto più devastante capitolo dei precari atipici, i titolari di contratti co.co.co., co.co.pro., le partite IVA, i dipendenti delle società che fanno intermediazione di mano d’opera, in questo caso professionale, a basso costo, per capirsi le società che gestiscono caporalati di vendita del lavoro professionale a un tanto al chilo.
                 
Noi apriamo ancora una volta una linea di credito alla Regione, incuranti della sua noncuranza in molte delle situazioni pregresse, facendo finta di non essere stati del tutto ignorati in molte fondamentali occasioni, gli atti aziendali, la redistribuzione delle aziende, gli accorpamenti e i progetti di accreditamento incongrui ed economicamente svantaggiosi, etc.
               
La apriamo perché lo scopo di un sindacato è la ricerca continua e instancabile di soluzioni per la categoria che difende che oggi non è rappresentata solo dai propri iscritti ma da tutti i cittadini che essi curano e che di essi hanno bisogno: al pieno delle proprie titolarità professionali e non come giovani figli di un dio minore. Combattere per il massimo e raccogliere quello che è possibile.
 
Stefano Canitano
Segretario Regionale FASSID area SNR

20 luglio 2015
© Riproduzione riservata

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