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Toscana. Ancora confusione di ruoli tra infermieri e Oss

di Chiara D'Angelo

14 AGO - Gentile Direttore,
mi duole dover osservare come, di nuovo, nonostante ormai innumerevoli interventi (a tutti i livelli) sul tema, nella Regione Toscana permanga la deleteria abitudine di equiparare in ogni occasione l'infermiere all'operatore socio sanitario. Non più di una settimana fa formulai delle considerazioni sul "caso Narnali” di Prato, struttura sanitaria della Regione Toscana (la stessa Regione in cui il Governatore Rossi qualche tempo prima prevedeva la sostituzione "di un gran numero di infermieri con giovani operatori socio sanitari",) presso la quale è stata diffusa una richiesta, rivolta ad infermieri e OSS, di coprire i turni di portierato alla RSA per i sabati e le domeniche d’estate.
 
Interesserà ai lettori sapere che “il progetto portierato” prosegue e, pertanto, pare che a nulla siano valsi gli appelli (lanciati da queste pagine) al buonsenso, al rinsavimento e a un intervento da parte della nostra rappresentanza professionale.
 
Questa volta è il turno del Commissario dell'ASL 10 di Firenze, che nella delibera n. 30 del 7 agosto scorso, rendendo nota l'approvazione del progetto di attività aggiuntiva "miglioramento indicatore di performance frattura del femore", rende altresì noto che per il Commissario, e per i Dirigenti coinvolti, gli infermieri e gli operatori socio sanitari sono equiparabili, anche  in termini di trattamento economico, mentre i Tecnici di Radiologia godono di una diversa è più favorevole considerazione.
 
Dinnanzi a questa impresentabile delibera il segretario provinciale Nursind Giampaolo Giannoni ha scritto ai vertici aziendali, al Collegio IPASVI fiorentino e all'Assessore regionale al Diritto alla Salute, per chiedere la rettifica di quanto deliberato, poiché risulta inaccettabile che, ancora una volta, infermieri e OSS siano equiparati, e retribuiti nella stessa misura, mentre per altre figure professionali di pari livello rispetto agli infermieri (TSRM) il trattamento sia ben diverso e più rispettoso, oltre che per denunciare come i passaggi del progetto in questione non siano stati né presentati né tantomeno discussi ad un tavolo negoziale cui fossero convocate le rappresentanze sindacali.
 
Non si tratta di una rimostranza puramente economica, ma bensì della doverosa denuncia di un atteggiamento incurante della professione infermieristica e delle sue prerogative, svilente nei confronti dei professionisti, vessatoria per la sua reiterazione in ogni circostanza (la Regione Toscana sta dando ampi e pessimi esempi in questo senso negli ultimi mesi, puntualmente denunciati).
 
Se non fossi convinta che alla base di tutto questo ci sia una inammissibile ignoranza, potrei pensare che ci sia malafede nel perpetuare questi atteggiamenti vessatori nei confronti di un'intera categoria che sta manifestando come altre la propria professionalità sul campo e, molto più di altre, il proprio contributo per la costruzione di un nuovo modello di sistema sanitario basato sul riconoscimento delle competenze e sull'efficienza organizzativa per il miglioramento degli standard assistenziali al cittadino.
 
Chiara D’Angelo
Capo redattrice di Infermieristicamente

14 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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