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Il rischio di ictus e il troppo lavoro. "Se i medici marittimi sono abbandonati dallo Stato"

di Salvatore Iaccarino

25 AGO - Gentile direttore,
faccio il medico di bordo, ovvero lavoro sulle navi passeggeri della marina mercantile, ebbene oltre ad essere disconosciuti dalla sanità italiana, per sanità intendo tutto e tutti coloro che si interessano alla salute, leggo di iniziative, di informazioni , articoli che riguardano tutti i campi delle attività umane, ma nessuno si interessa dei marittimi. Leggo nell’articolo del 24.8.15 del Q S ‘Ictus. Lavorare troppo aumenta il rischio’. Ebbene se qualcuno volesse interessarsi al problema che purtroppo affligge i marittimi sarebbe cosa gradita, i marittimi sono impegnati per 168 ore settimanali, perché oltre all’orario di lavoro normalmente sono “costretti” a fare straordinario, per 7  (sette) giorni alla settimana, per 30/31 giorni al mese (il trentunesimo giorno non viene pagato) e la sera NON ritornano a casa, ma sono sempre disponibili per ogni evenienza, se c’è una mareggiata, anche il riposo va a farsi benedire. Nessuno parla di questi lavoratori, che oltre tutto sono precari, vengono assunti solo pro tempore dagli armatori, mentre la parte attiva di questo tipo di aziende è la NAVE, i marittimi sono lavoratori inesistenti, lo stato non conosce neanche l’esistenza di costoro, nei moduli ISTAT per i censimenti, non esiste la categoria di lavoratori marittimi.

Mi perdoni per questo sfogo, ma facendo l’attività di medico di bordo, mi sento un marittimo come gli altri, e come gli altri abbandonato dallo stato.

 
Salvatore Iaccarino
Medico chirurgo
Medico di bordo della Marina Mercantile

25 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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