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La sanità cammina all’indietro, come i gamberi

di Francesco Medici (Anaao)

09 MAG - Gentile Direttore,
non credo che dietro il collasso del Ssn vi sia una strategia per distogliere denaro dal sistema pubblico verso quello privato, seppure è poi quanto sta avvenendo. Non credo vi sia una volontà politica nella diminuzione della aspettativa di vita, quella certificata dagli ultimi dati, seppure le casse dell'Inps ringrazieranno. Credo che il disastro in cui versa la nostra sanità, che genera minore aspettativa di vita e toglie salute agli anni di vita, avvenga solo per mancanza di visione, di strategia.
 
Una attitudine moderna e masochistica al vivere alla giornata, ad affrontare problemi seri con gli slogan, o con i tweet, con piccoli o grandi interventi scollegati tra loro, e non in una riforma complessiva ed organica. Non penso vi siano grandi macchinatori o poteri occulti che creano i disservizi per permettere il guadagno di alcuni. Al massimo Regioni che per interessi elettorali ed altro appaltano sempre più servizi a privati. Seppure, però, in assenza di una strategia del male e sicuramente in assenza di una strategia, o meglio di una politica del bene agire, constato processi che, seppure non voluti ed in modo casuale, esistono e generano i loro effetti, primo tra tutti la crisi della sanità pubblica.
 
La sanità segue le terapie di Darwin sulla evoluzione, si adatta lentamente al nuovo ambiente, ai nuovi costumi ed oggi anche alle nuove mode. Se dovessimo vedere da lontano quello che avviene in sanità potremmo vedere “l'incedere di un gambero”!
 
Questo animale normalmente cammina a piccoli passi in avanti ma, se spaventato, fa lunghi salti indietro nella speranza, normalmente illusoria, di allontanarsi dal pericolo, dalla minaccia. Il nostro SSN è un gambero. Dalla legge 833 in poi, tanti piccoli passi in avanti, verso un continuo miglioramento delle cure, quello che ci ha permesso di avere la migliore aspettativa di vita al mondo e di avere una delle pi efficaci e meno costose sanità. Poi, negli ultimi 10 anni, improvvisi rimbalzi indietro, spesso verso l'ignoto. Il problema è che la cattiva politica, la miopia spesso anche della stessa classe medica, la paura della crisi, il taglio delle risorse ha fatto si che il SSN abbia fatto, specie negli ultimi tre anni, non uno ma ben almeno tre salti indietro consecutivi, giungendo a nuotare in acque sconosciute, se non proprio a finire nella pentola in attesa di una veloce cottura.

• Primo salto indietro – blocco del turn over – L'idea che i risparmi potessero avvenire grazie alla riduzione degli operatori sanitari (e quindi sugli stipendi). Come se in sanità gli sprechi ed i costi eccessivi venissero da li. Per far funzionare i servizi, per garantire i LEA, evadendo contributi e tutele e con retribuzioni al ribasso ecco il personale precario, “proletarizzando” anche la professione medica. Effetto: reparti sempre con meno medici, personale non fidelizzato ed inquieto, sfruttamento del lavoro, allungamento dei tempi di attesa per i pazienti, aumento della anzianità media (con la legge Fornero a dare il colpo di grazia alla speranza di ringiovanire il personale dipendente)

• Secondo salto – pensare che 3.7 per mille abitanti posti letto potessero bastare per una popolazione sempre più anziana, complessa, sola e povera. Un numero inventato, visto che in nessun altro paese civile si prevedono così pochi posti letto. Effetto: malati ammonticchiati nei pronto soccorso o nei corridoi in attesa di un ricovero vero, abuso dell'utilizzo dei sistemi di urgenza emergenza per ottenere ricovero o prestazioni, posti letto più rari,e preziosi, dell’oro.

• Terzo salto – che la sanità serva solo di giorno: H16. E’ quello che sta avvenendo negli ospedali e che potrebbe avvenire anche nella medicina del territorio. Anche in questo caso non vi è un piano diabolico, non vi è un macchinatore occulto, nessuno si assumerà mai la responsabilità degli esiti di questi provvedimenti, anzi negheranno.
 
Iniziamo negli ospedali. I piccoli ospedali e le cliniche private chiudono sempre più i servizi la notte, anche quelli di urgenza (radiologia, endoscopia, radiologia interventistica dialisi, centro trasfusionale). Un turno di notte costa molto, specie ora che, grazie alla normativa CEE, dopo la notte è obbligatorio riposare. Allora si chiude, spostando la patata bollente sui DEA di secondo livello che tali servizi non possono chiudere. Ed allora, DEA in crisi di sovraffollamento e malati, anche molto gravi, che vengono trasportati da un ospedale all'altro per trovare altrove quello che prima si trovava li. Come si vede: il salto del gambero.

Ma oramai anche nei grandi ospedali con sempre meno personale, e sempre più anziano, le notti sono diventate scomode, costano troppo, c’è necessità di riposo dopo la notte ed allora si trasformano turni di notte in pronte disponibilità. Cosi quel povero paziente inviato dall'ospedale piccolo, dove non si lavora più le notte, trova nell'ospedale grande una nuova attesa, quella di un medico chiamato da casa. Altro salto indietro del povero gambero. Ma non basta, dover diminuire i turni di guardia notturni in tutti gli ospedali fa si che si creino turni di guardia inter divisionali improponibili, impossibili, dove si pretenderebbe che un singolo medico possa garantire assistenza a tanti, troppi malati in diversi piani dell’Ospedale contemporaneamente. Si dice: se serve chiami; ma se quello stesso medico è stato chiamato altrove allora l'esito è che, anche se chiami, non risponderà nessuno, manca l'assistenza. Guardate un po' il gambero dove ci ha portato.

In altre parole con sempre meno personale, punto uno, con sempre meno posti letto, punto due, con sempre meno soldi, gli ospedali si convincono che bisogna risparmiare sulle notti ,rendendo quelle dei pochi medici costretti a lavorare dopo le ore 24, infernali, improponibili, patogene . Con malati costretti ad esodi tra strutture, attese, ritardi in assistenza.. Poi ci scappa il morto ed allora ci si chiede il perché, di chi è la colpa. Come è potuto accadere? Chissà.

Ma gli esempi cattivi si copiano sempre e quindi anche nella medicina del territorio si vorrebbero attuare analoghi comportamenti. Se bisogna garantire studi medici aperti più a lungo, allora bisogna reperire personale, ma se si deve fare con una riforma a costo zero allora come fare?...“sguarniamo le notti!”. E’ così che ci si è inventati che il malato può essere assistito dai medici del territorio solo per 16 ore, le altre... ci penseranno quei poveri gamberi dei medici di emergenza, che, se sono tanto bravi nel far dormire gli specialisti degli ospedali, perché non usarli anche per permettere il riposo ai medici di base??? E così invece di applicare una legge che aveva parlato di studi medici aperti 24 ore su 24, sette giorni su sette., semplicemente si eliminano le notti. Si è copiato quello che si è fatto in ospedale: per garantire ad isorisorse la sanità di giorno, si è sguarnita la notte.
 
Casomai un malato dovesse sentirsi male dopo mezzanotte, non a caso l'ora della “scarpina di cenerentola”, intervenga il 118. Il servizio di emergenza è composto da medici convenzionati e, per lo più, dipendenti , ma visto che poi, anche questo servizio è in carenza di medici, la maggior parte delle ambulanze circolano abitate per lo più da soli infermieri, che non potendo fare diagnosi e lasciare il malato a casa (filtro), porteranno tutti allegramente in pronto soccorso. Per esempio, il paziente BPCO o cardiopatico che vive con una badante ed ha una crisi notturna cardio respiratoria, risolvibile oggi con una terapia domiciliare , accolto dalla ambulanza di turno, priva di personale medico, arriverà in un ospedale sovraaffollato. Dove stazionerà , prima in un corridoio poi in osservazione, con possibili ricadute in termini di salute, con trasferimenti chi sa dove, probabilmente in strutture convenzionate a basso impatto assistenziale. Tutto ciò in un malato fragile, tolto dal contesto familiare ed alle cure dei medici che lo conoscono e che lo curano. Tutto questo in nome e per conto di una politica incapace di garantire per 24 ore una assistenza territoriale oggi sempre più assicurata da personale anziano e subissato da incombenze burocratiche ed informatiche. Altro salto del Gambero.
 
Non si era detto che il malato doveva essere preso in carico sempre più dalla medicina territoriale??? Non si era parlato di passaggio di competenza da ospedale a territorio? Per anni ho sentito questi roboanti proclami, poi quando si è trattato di “sfangare la notte,” allora viva il trasporto del malato in ospedale… Altro salto del gambero.

E così invece di potenziare l'assistenza extraospedaliera del malato H 24, la si riconverte in medicina solo diurna, H16. Si sa a mezzanotte le carrozze si trasformano in zucche e perché mai lavorare in una zucca?

Più che di un gambero mi sembra che il salto del SSN sia di una aragosta, grossa pesante e preziosa. Dove ci porterà quest’ultimo colpo di reni, quest'ultimo arretramento nella assistenza ai malati, questo ulteriore abuso dei sistemi di emergenza ospedalieri?

Tranquilli durerà poco. Sento accendersi il fuoco sotto la pentola.
 
Francesco Medici
Consigliere Nazionale Anaao Assomed

09 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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