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L’odontotecnico come ‘arma di distrazione di massa’ 

di Massimo Maculan (Antlo)

25 OTT - Gentile direttore,
l'attività odontotecnica è ancora disciplinata - caso unico nella produzione ed erogazione di beni e servizi non solo nel settore sanitario - da un Regio Decreto del 1928.  Dopo vari tentativi, nel febbraio 2000 il Ministero della salute intese regolamentare l'attività con il DLGS 502/92. Il Ministero aveva individuato 24 attività da disciplinare con tale DLGS di cui 22 nel frattempo regolamentate, mancavano  ottici ed odontotecnici.
 
Pressoché concluso l'iter previsto con il richiesto parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità e della stessa CAO-FNOMCeO, intervenne nel 2001 la modifica del Titolo V della Costituzione che costrinse il Consiglio di Stato nell'aprile 2002 a richiedere una apposita legge per attuare la cosiddetta legislazione concorrente Stato-Regioni, legge (43/2006 sulle professioni sanitarie) approvata nel gennaio 2006.
 
Da allora, un vero e proprio calvario con l'intervento strumentale di questo o quell’Assessore Regionale che ha reso inutili tutti i tentativi portati avanti dai vari Ministri della sanità, mentre le rappresentanze odontoiatriche, sia ordinistiche che associative, cambiavano radicalmente la propria posizione di assenso adducendo motivazioni strumentali, infondate e persino risibili.
 
Da ultimo il comunicato diramato al termine dell'Assemblea CAO-FNOMCeO del 21 ottobre u.s. particolarmente duro nei confronti delle associazioni odontotecniche che nelle audizioni presso la Commissione Affari Sociali della Camera per il DDL Lorenzin hanno reiterato la richiesta  dell'approvazione del profilo professionale nell'ambito delle professioni sanitarie.
 
Il nesso tra profilo e abusivismo è un evergreen per il Presidente CAO che fa finta di dimenticare, che nel 2001 - come risulta nei documenti ministeriali - ha dato il proprio assenso in rappresentanza della FNOMCeO ad un testo di profilo più pregno di contenuti, così come ha dato il proprio assenso a regolamentare l'attività odontotecnica fra le professioni sanitarie.
 
Il carattere "sanitario" dell'attività odontotecnica si deduce dal contesto normativo e fattuale in cui attualmente è regolamentata ed esercitata. In più - ma anche qui il Presidente CAO fa finta di dimenticare - per ben due volte (2001 e 2007) il CSS  si è pronunciato favorevolmente in tal senso, a meno che si voglia considerare il CSS un covo di abusivi.
 
In quanto poi alla sbandierata battaglia contro l'abusivismo in odontoiatria giova ricordare che da parte del Presidente CAO non è stata posta in essere in venti anni alcuna iniziativa concreta contro il prestanomismo che genera, copre e sfrutta l'abusivismo, né ha mai prodotto dati reali sui procedimenti avviati dalle CAO Provinciali per contrastare tale fenomeno. Non lo abbiamo sentito tuonare nemmeno contro lo scippo con destrezza perpetrato al Senato nell'aprile 2014 per cancellare le sanzioni contro i prestanome. Da certe cattedre quindi non accettiamo lezioni.
 
Sulle vere sanatorie consumate ogni giorno nel silenzio più assoluto e complice abbiamo le prove dalla difficoltà di fornire i dati delle CAO Provinciali sui procedimenti contro i prestanome.
 
L'ultima trovata ("sanatoria dell'abusivismo pregresso") questa risulta essere un "non senso" logico e normativo. Quando si disciplina una attività prevedendo possibili nuove competenze ed un nuovo più alto percorso formativo si deve per forza arrivare alla equipollenza/equivalenza dei titoli per consentire a quanti esercitano al momento della nuova disciplina di poter continuare a esercitare, come avvenuto in analoghi casi precedenti.
 
La cosa che più indigna non sono tanto le argomentazioni addotte, alcune davvero risibili, quanto l'uso strumentale che è stato fatto e si continua a fare del profilo dell'odontotecnico come "arma di distrazione di massa" verso altri problemi dell'odontoiatria, per conservare posizioni di effimero potere e/o per le lotte interne al mondo odontoiatrico.
 
Non ci stupiamo quindi se alle votazioni del rinnovo degli organi CAO vanno il 10-15% degli aventi diritto, con tutte le conseguenze in termini di effettiva legittimazione. D'altra parte lo stato in cui versa l'odontoiatria italiana è sotto gli occhi di tutti. Ma tant'è.
 
Massimo Maculan
Presidente Nazionale ANTLO

25 ottobre 2016
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