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Anestesisti Rianimatori non equipollenti ma competenti!

di T.Matarazzo, F.Cricelli e E.Scarpuzza (Aaroi-Emac)

31 GEN - Gentile Direttore,
interveniamo, prendendo spunto dalla querelle nata a proposito del concorso per Direttore di Pronto Soccorso degli Spedali Civili di Brescia per dire la nostra a favore degli Anestesisti Rianimatori Italiani che, insieme al nostro Presidente Nazionale, Alessandro Vergallo, in massima parte rappresentiamo. I colleghi della SIMEU si scandalizzano che agli Anestesisti Rianimatori sia consentito di concorrere per il ruolo di Direttore di U.O. di Pronto Soccorso, asserendo in una lettera che “per dirigere un’Unità di Pronto Soccorso sono necessarie una serie di competenze che vanno ben oltre la capacità, comunque fondamentale, di gestire un paziente critico”, elencando una serie di capacità che di fatto sono trasversali a tutte le discipline mediche e financo, per esempio laddove si riferiscono al bed e al case managing, a quelle assimilate e fatte proprie anche dalla professione infermieristica.
 
La capacità di comunicare, foss’anche la principale competenza da possedere per dirigere un Pronto Soccorso, viene appresa, per noi così come per gli altri colleghi, soprattutto sui luoghi di lavoro, durante l’attività quotidiana nei reparti, nelle sale operatorie, negli ambulatori e permette di poter svolgere al meglio la professione medica nelle équipe interdisciplinari ed interprofessionali nonché, ancora più importante, nei confronti dei pazienti e dei loro familiari.
 
I colleghi della SIMEU ci ritengono “estranei al mondo reale del Pronto Soccorso”, il che sarebbe vero solo se il mondo reale fosse fatto a compartimenti stagni, nel mentre, all’opposto, pretendono di sostituirsi a noi inventandosi di praticare “sedazioni procedurali” alla bisogna, in urgenza, pur avendo a disposizione a stretto giro di telefono gli Anestesisti Rianimatori per poter ottenere i migliori risultati possibili. O spingendosi a trasformare le Unità di OBI (Osservazione Breve Intensiva), che dovrebbero ricoverare pazienti in condizioni cliniche a rischio di aggravamento, entro un massimo di 48 ore, sempre più in Unità Subintensive (quando addirittura non in vere e proprie Rianimazioni) con la pretesa di esserne gli unici gestori. Il tutto ricorrendo a farmaci di esclusivo utilizzo anestesiologico-rianimatorio, ma riservandosi di chiamarci in loro aiuto a procedure iniziate qualora non fossero in grado di gestirne le evoluzioni, come non di rado accade.
 
Va inoltre ricordato che il passaggio dei Pronto Soccorso dall’Area della Medicina Diagnostica e dei Servizi all’Area Medica fu ottenuto anni addietro fingendo di dimenticare che nei Pronto Soccorso giungono casi di competenza sia medica sia chirurgica, il che rappresentava la ragione del precedente ordinamento, proprio per “l’importanza della collaborazione multiprofessionale” citata. Ma tale riordinamento era necessario per far assimilare progressivamente i Pronto Soccorso, insieme ai relativi primariati, alle UU. OO. di Area Medica (visto che la de-ospedalizzazione degli “Ospedali per acuti” iniziava già allora a ridimensionare quelle esistenti), il che è sintomatico dell’assenza, nel nostro SSN, di programmi e di progetti coerenti.
 
La Presidente FIMEUC ci accusa di essere “in preda ad un delirio di grandezza e di presunzione” con una lettera in cui inneggia alla “visione olistica dell'individuo”, che sarebbe appannaggio esclusivo praticamente di qualunque specialista, purché non Anestesista Rianimatore, idoneo a dirigere un Pronto Soccorso solo perché “equipollente” in base a tabelle ministeriali edite, all’epoca, unicamente per non lasciare sguarniti i Pronto Soccorso.
 
Sorprende constatare che colleghi provenienti dalle specializzazioni più disparate pretendano di essere oggi “medici d’Emergenza-Urgenza”, in pratica “specialisti de facto” in tale disciplina, ed in tal modo disconoscendo la valenza di tale specializzazione. Ci chiediamo quindi quali prospettive di carriera avranno i veri neospecialisti in “Medicina d’Emergenza-Urgenza”, visto che la SIMEU li considera – per anzianità, evidentemente – sotto la propria dominanza, pretendendo allo stesso tempo sia una sanatoria per “professionisti con oltre 10 anni di servizio in PS, ma non in possesso di specializzazione … considerando condizione necessaria per l’accesso alle selezioni un’anzianità di almeno 7 anni di servizio in PS/DEA e condizione sufficiente un’anzianità di servizio di almeno 10 anni in PS/DEA, indipendentemente dalla disciplina in cui è stata maturata l’anzianità” sia la conservazione dello status quo relativamente a certe attuali ben note assurde equipollenze mantenute dal MIUR, fingendo oltretutto di ignorare che i DEA sono Dipartimenti di cui negli Ospedali Italiani (come è giusto che sia) sono parte fondamentale le Unità Operative di Anestesia e Rianimazione.
 
Cui prodest mantenere blindati i vigenti ordinamenti ministeriali delle equipollenze delle specializzazioni mediche? È giunta l’ora di rivederli con onestà di pensiero e di criterio. Anche e soprattutto a tutela dei veri neospecialisti in Medicina d’Emergenza-Urgenza.
 
Sia ben chiaro a tutti che noi Anestesisti Rianimatori non siamo interessati all’equipollenza in quanto tale alla specializzazione in Medicina d’Emergenza-Urgenza, bensì al riconoscimento del percorso formativo che è proprio della nostra specialità, alla quale l’Emergenza-Urgenza è connaturata sin dal suo nascere.
 
Seguiamo il percorso di cura di milioni di persone che ogni anno si sottopongono ad interventi chirurgici di maggiore o minore complessità clinica e/o tecnica, facciamo nostre con empatia le loro  suggestioni, le fragilità, e ne condividiamo apprensioni e coinvolgimenti psicologici; nelle Rianimazioni e Terapie Intensive accogliamo e seguiamo le persone ricoverate, stringiamo un patto di alleanza con loro e con i loro cari, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà, nelle decisioni più coinvolgenti quali quelli della donazione d’organo, ultimo atto dell’esistenza umana e speranza di nuova vita per altri.
 
Ci prendiamo carico di tutte quelle persone affette da dolore acuto e cronico per dare loro un sollievo adeguato e di quante, affette da gravissime patologie, chiedono di vedere almeno alleviata la sofferenza e di essere accompagnate verso la fine della propria vita in maniera dignitosa. Attività, queste, che svolgiamo da sempre e continuamente le facciamo progredire grazie anche al confronto ed al contributo di tutti gli altri specialisti.
 
Negli anni, diversi ambiti peculiari della professione dell’Anestesia, della Rianimazione, della Terapia del Dolore, della Medicina Iperbarica, dell’Emergenza-Urgenza, sono stati pian piano invasi da professionisti delle più svariate specialità, orfani di un curriculum formativo di competenze pari alle nostre, supplite da un’usurpazione avallata dalla politica e dall’università, con l’alibi della carenza di nostri specialisti. Ecco perché oggi (ma fino a quando?) gli Anestesisti Rianimatori sono gli specialisti riconosciuti più adatti per dirigere una Centrale Operativa 118 (SUEM) o per il servizio di Elisoccorso, ma vengono progressivamente esclusi da bandi di concorso per il 118 riservati ai soli Medici di Emergenza-Urgenza o equipollenti, come accade nel Lazio, o possono esercitare quest’attività solo nell’ambito della Convenzione o previo “patentino” della Medicina Generale, come accade in Puglia.
 
Abbiamo sempre ritenuto che non possa esistere il medico “tuttologo dell’emergenza”, perché ogni specialista ha, di per sé, il massimo delle competenze per gestire al meglio le emergenze della propria disciplina di appartenenza, ma è incontrovertibile che quando vi è bisogno di un Team Leader tutti guardano all’Anestesista Rianimatore. Soprattutto coloro i quali ne snobbano le capacità in quest’ambito.
 
Riteniamo che i Medici che lavorano nei Pronto Soccorso debbano ricevere la miglior formazione per svolgere la propria attività in una zona di prima linea degli Ospedali, superando ogni sorta di criticità e di inefficienze della medicina sia territoriale che ospedaliera, ma soprattutto derivanti da una politica che da decenni scarica su chi lavora nel SSN la propria incapacità di governare.
 
L’AAROI-EMAC è tra le Organizzazioni Sindacali Nazionali maggiormente rappresentative, che ha una specifica componente di Emergenza e di Area Critica, attenta da sempre alla buona organizzazione del lavoro, alla formazione e all’aggiornamento continuo, al rispetto degli orari, dei riposi, dello stress lavoro-correlato, alla lotta al precariato, diffuso soprattutto nel settore dell’Emergenza-Urgenza. Anche per questo ha scioperato, lo scorso 16 dicembre, per tutti, da sola.
 
Il Consiglio Direttivo Nazionale dell’AAROI-EMAC ritiene che, dopo il tempo della polemica, in cui i toni possono divenire anche aspri, ci debba essere il tempo per raggiungere l’obiettivo comune di costruire rapporti di collaborazione interspecialistica sereni e costruttivi, per una sempre migliore risposta sanitaria ai bisogni delle persone.
Di certo questo non sarà facile se certi nostri colleghi continueranno a trincerarsi ostinatamente dietro una fantomatica specializzazione in “Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza”, mai esistita come tale, che in realtà è invece un minestrone di 43 specializzazioni.
 
Ecco perché attendiamo con curiosità di sapere quali specialisti l’ASST Spedali Civili di Brescia potrà – bontà degli agguerriti ricorrenti – legittimamente chiamare a far parte della Commissione d’esame del posto messo a concorso, soprattutto dopo la sentenza del TAR della Lombardia, che almeno ha chiarito come l’ammettere “al concorso anche coloro che possano vantare i requisiti richiesti nella disciplina ‘Anestesia e rianimazione’, non presenta, allo stato, caratteristiche tali da rendere attuale e concreto il danno paventato”.
Ebbene sì, pare ancora difficile a credersi che ci sia stato chi aveva addirittura paventato “un danno indotto per il SSN” conseguente al bando di concorso in questione (e quindi, coerentemente, anche al lavoro degli Anestesisti Rianimatori nei Pronto Soccorso?).
 
Evidentemente, i numerosissimi colleghi che ci lavorano e che ogni giorno ci chiamano in consulenza o comunque in ausilio, guardandosi bene dall’improvvisarsi “sedazionisti” o “rianimatori”, non ne sono stati finora consapevoli. Che abbiano ragione loro e non coloro i quali asseriscono – oltretutto con numeri tutti da dimostrare – di rappresentarne la professionalità?
 
Teresa Matarazzo, Vice Presidente Nazionale AAROI-EMAC Area Nord
Fabio Cricelli, Vice Presidente Nazionale AAROI-EMAC Area Centro
Emanuele Scarpuzza, Vice Presidente Nazionale AAROI-EMAC Area Sud

31 gennaio 2017
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