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Osteopatia. Vogliamo tornare a parlare di evidenze scientifiche?

di Davide B. Albertoni

02 MAR - Gentile Direttore,
mi dispiace notare che il dibattito sull’osteopatia abbia raggiunto bassi livelli con accuse reciproche tra diversi professionisti. In realtà non c’è alcuna guerra da parte di AIFI contro osteopati o associazioni di esse, ma semplicemente la volontà di verificare le fonti ciò che viene sostenuto ed eventualmente rettificare affermazioni false e/o tendenziose.
 
Recentemente, per esempio, si è parlato di 10 milioni di Italiani che scelgono l’osteopatia (!), sicuramente un numero di impatto, ma si dovrebbe valutare che questa indagine è stata commissionata dal ROI stesso, e che il campione degli intervistati - pur seguendo norme in materia di sondaggi sicuramente corrette - era di 800 persone, delle quali 1 su 5, si è rivolta, almeno una volta all’osteopata? Quindi 160 persone, che si sono rivolte all’osteopata almeno una volta sarebbero rappresentative di una scelta di 10 milioni di Italiani?? Personalmente mi sembra un’affermazione vagamente tendenziosa e quantomeno discutibile.
 
Ma mi lascia ancora più perplesso il fatto che una categoria che ambisce a diventare professione sanitaria, ed entrare nell’ambito scientifico, cerchi conferma al proprio riconoscimento nell’opinione pubblica, o nel sostegno da parte di personaggi famosi e gradimento della popolazione generale. Perché cercare credito nella popolazione invece di portare evidenze scientifiche di efficacia e della peculiarità del proprio intervento?
 
Questo purtroppo è tipico delle medicine non convenzionali, che si fanno forti dei numeri ma non hanno sostegno scientifico (vedi omeopatia). Vogliamo parlare del fatto che il numero di italiani che almeno una volta in un anno si sono rivolti a maghi e cartomanti, è passato da 10 milioni nel 2006 a 13 milioni calcolati a fine 2013, con un aumento del 30% in 7 anni (Codacons)? Non voglio mancare di rispetto a nessuno, ma davvero l’aumento della domanda da parte della popolazione generale può essere presa come conferma della validità di una pratica? Nell’ambito scientifico ci si occupa di altro, ci si occupa di evidenze.
 
Certo, le varie associazioni di osteopati parlano frequentemente di una grande mole di letteratura scientifica che dimostra chiaramente l’efficacia di dell’osteopatia in svariate patologie, ma nessuno supporta tali affermazioni con riferimenti adeguati. E’ quindi opportuno presentare i risultati delle diverse revisioni sistematiche sull’efficacia del trattamento osteopatico, in modo da valutare la mole di pubblicazioni scientifiche e la qualità delle stesse. Invece di citare qualche articolo singolo, di dubbia validità scientifica, è infatti necessario esaminare le revisioni sistematiche di tutti gli articoli esistenti, inclusi quelli con risultati negativi, ed è possibile presentare i dati suddivisi per patologia (vedi allegato).
 
Questa panoramica sulle evidenze in osteopatia, mostra che in realtà gli studi sull’efficacia di tale approccio sono pochi, molto eterogenei, di scarsa qualità metodologica, con placebo non adeguati, e i cui risultati spesso non mostrano alcuna efficacia. Siamo quindi lontanissimi dai proclami sull’evidente efficacia dell’osteopatia in svariati problemi di salute, e nonostante gli oltre 100 anni di storia, l’osteopatia ha ancora una letteratura scientifica molto limitata e non è nemmeno riuscita a dimostrare i suoi principi fondamentali. Le procedure diagnostiche, infatti, sono basate esclusivamente sulla valutazione manuale che è stato ampiamente dimostrato essere inaffidabile.
 
Questo non significa che le tecniche osteopatiche siano inutili o completamente inefficaci: qualche preliminare evidenza di efficacia in alcune patologie esiste, ma siamo non è ancora chiaro quali tecniche siano affidabili, utili, oppure completamente inutili o dannose, così come non è chiara l’entità della loro eventuale efficacia. Manca l’analisi delle Minime Differenze Clinicamente Significative (MCID), di follow-up a distanze ragionevoli, un confronto con altri approcci specifici, studi randomizzati e controllati più robusti e revisioni sistematiche su tanti altri distretti corporei e patologie.
 
Per condurre ulteriori ricerche, e ottenere ulteriori prove di efficacia, garantendo allo stesso tempo la sicurezza dei cittadini, è quindi più appropriato che l’osteopatia sia praticata dalle esistenti professioni sanitarie, che lavorano in ospedali e cliniche, che hanno una formazione in medicina convenzionale, riconosciuta dallo Stato, e che sono in possesso delle competenze per poter valutare l’efficacia e i rischi degli approcci non convenzionali rispetto a quelli convenzionali. Istituire invece una nuova professione sanitaria, in medicina non convenzionale, con scarse prove di efficacia, una limitata letteratura scientifica a supporto, formazioni prevalentemente private e gestite da società a scopo di lucro, e pensare persino di equiparare tutte queste formazioni non controllate dallo Stato, ad una laurea universitaria abilitante a curare le persone con disabilità, è una scelta molto, troppo discutibile.
 
Dott. Davide B. Albertoni
Fisioterapista, Orthopaedic Manipulative Therapist (OMT)
Certificate in Orthopaedic Manual Therapy (COMT)
Certificate in Sport and Exercise Medicine, Ulster University, Northern Ireland
Associate of Associazione Italiana Fisioterapisti (AAIFI)
Master in Riabilitazione dei Disordini Muscoloscheletrici, Università di Genova
Docente a contratto Master in Riabilitazione dei Disordini Muscoloscheletrici, Università di Genova
Docente a contratto Master in Fisioterapia Applicata allo Sport, Università di Siena
Consigliere Nazionale AIFI con delega alla promozione della cultura in fisioterapia e referente GIS
Past-President GTM

 

02 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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