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Pronta disponibilità. Ci vorrebbero stesse regole per tutti

di Andrea Bottega (Nursind)

14 MAG - Gentile direttore,
sono stato colpito che a distanza di un anno sia riapparso tra i più letti in settimana un articolo sulla reperibilità di Luca Benci. Ho letto con piacere anche la lettera del dott. Leoni, segretario regionale CIMO Veneto di cui condivido analisi e preoccupazioni. È innegabile che i datori di lavoro dell’area sanitaria si siano rivolti all’istituto contrattuale della pronta disponibilità quale soluzione per coprire la carenza di personale e giocare sul dubbio, ancora da chiarire nel nostro ordinamento, se la chiamata in tale regime interrompa o sospenda il risposo.
 
Inoltre, questo utilizzo ha spesso trasbordato i limiti del contratto nazionale prevedendo turni di pronta disponibilità anche nel pomeriggio, oltre i limiti mensili (giocando sul “di regola non potranno essere previste per ciascun dipendente più di 6 turni di pronta disponibilità al mese” quale sinonimo di “regolarmente anche se non necessariamente” o “secondo la regola-norma cioè esattamente”) e ben oltre le attività operatorie le aree dell’emergenza classica essendo tutto l’ospedale in continua emergenza per carenza di personale. Un utilizzo, quindi, legato all’organizzazione complessiva delle struttura e non limitato a settori specifici.
 
L’irrisoria compensazione economica di chi presta la propria opera per salvare la vita di una persona interrompendo il riposo è e rimane un scandalo in linea ormai con lo stipendio lontano da ogni dignità paragonata al livello di studio, di disagio e di responsabilità.  E anche su questo le aziende ci marciano.
 
La proposta che Nursind ha avanzato già da tempo e che speriamo sia recepita dai contratti del comparto e dell’area sanitaria è di prevedere, in caso di chiamata, il riposo compensativo con debito orario e non com’è ora senza riduzione del debito orario settimanale. Cioè se lavoro la domenica o la notte più di un numero di ore (contrattiamolo) ho il diritto di rimanere a casa il giorno successivo senza dover dare le ore previste se non fossi stato chiamato. La norma com’è scritta ora mi consente di rimanere a casa (forse) ma nella settimana dovrò lavorare di più per recuperare le ore che ho perso.
 
Penso che il tema della pronta disponibilità in sanità debba essere trattato al medesimo modo tra comparto e area. La mia speranza è che tutti i sindacati facciano fronte comune contro la “grande ipocrisia” della reperibilità e difendano senza cedere il diritto a un’adeguata remunerazione e a un adeguato riposo.
 
Dr. Andrea Bottega 
Segretario Nazionale Nursind


14 maggio 2017
© Riproduzione riservata

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