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Gli infermieri devono avere un loro contratto autonomo

di Mauro Carboni

26 FEB - Gentile Direttore,
desidererei intervenire pubblicamente in relazione ai contenuti dell’articolo “Infermieri, la rivolta esplode sui social. Dietro il dissenso sulla firma del contratto c’è soprattutto l’appiattimento stipendiale di una categoria che si sente tradita” del 24 febbraio 2018. La rivolta non è iniziata sui social dopo la firma del contratto, ma molto tempo prima! Il fatto è che la politica non si è accorta degli infermieri e delle loro esigenze, neanche quando le loro organizzazioni sindacali hanno chiesto di essere ricevute dai ministri per presentare le loro rimostranze. Anche ieri, la ministra Madia, presente in ARAN all’atto della sottoscrizione, ha “snobbato” i due sindacati infermieristici, asserendo di essere soddisfatta del rinnovo contrattuale e del fatto che i medici avessero ritirato lo sciopero.

Il fatto che lo sciopero dei soli infermieri, nonostante sia stato osteggiato da diversi soggetti, abbbia avuto una adesione che si avvicina all’80% e che siano saltate tra le 60 e le 70 mila prestazioni sanitarie, la dice lunga su cosa facciano e siano in grado di fare gli infermieri. La sanità è fatta anche e soprattutto da infermieri, ne è intrisa. Mi passi l’esternazione, ma l’infermiere la vive insieme alle persone malate e ai loro famigliari, la respira, la mangia e ci muore!

La ministra Madia, sulla scia della Lorenzin, deve farsi una ragione dell’improcrastinabile uscita degli infermieri da una comparto contrattuale generalista e aspecifico. Deve farlo lei quanto il resto del mondo politico italiano.

Tanto per cercare di spiegare la cosa, qui si tratta di adeguarci ai tempi. La domanda alla quale la politica ed ahimè, anche il sindacalismo confederale, dovrebbe provare a rispondere è la seguente: quale dipendente del comparto sanità, eccetto l’infermiere, ha mai dovuto subire sentenze di questa portata?
“Infermiere responsabile se non segnala l'errore nella terapia al medico - Cassazione penale, sez. IV, sentenza 16/01/2015 n° 2192”.
 
“Infermiere non appone sponde a letto, paziente muore: omicidio colposo - Cassazione penale, sez. IV, sentenza 17/05/2013 n° 21285”.
 
“Il medico sbaglia dosaggio del farmaco e il paziente muore. Responsabile anche l’infermiera che glielo ha somministrato senza accorgersi dell’errore nella prescrizione”. Le motivazioni della sentenza: “I’infermiere non è mero esecutore materiale delle prescrizioni impartite dal personale medico, possedendo una professionalità e una competenza che gli consentono, se del caso, di chiedere, quantomeno, conferma della esattezza di una determinata procedura terapeutica […], disattendendola, bensì integrandola e modificandola per ricondurla ai protocolli in uso. Con questa operazioni non si sarebbe verificato l’evento letale” (Corte di cassazione III sezione civile, sentenza 12 aprile 2016, n. 7106”.
 
L’infermiere è penalmente responsabile dell’errata assegnazione del codice al triage - sezione penale, sentenza 10 aprile 2017, n. 18100.
 
Potrei anche proseguire, ma sono sicuro che chiunque sia dotato di onestà intellettuale e di un modesto intelletto comprenderebbe che il comparto sanità, così com’è, non è più in condizioni di trattenere l’infermiere al suo interno.

Lo stanno dicendo i giudici di Cassazione che gli infermieri sono diversi dal resto del comparto. Lo dicono con le loro innumerevoli sentenze, lo dice il fatto che per esercitare devono essere laureati, iscritti ad un ordine professionale; lo dice il fatto che devono pagarsi un’assicurazione privata per la responsabilità professionale, che, in caso di condanna devono anche risarcire l’azienda. Lo dice il fatto che hanno un obbligo formativo continuo da sostenere a spese proprie.

Non vorrei andare oltre e, stendendo un velo pietoso sulla deroga contrattuale, seppur ammorbidita, ai contenuti del D.Lgs 66/2003 sull’orario di lavoro, credo che quanto esposto sia sufficiente per comprendere l’attuale rabbia degli infermieri.

La cosa probabile è che gli infermieri maggiormente consapevoli circa il proprio status si allontaneranno dalle sigle sindacali confederali perché hanno disconosciuto il loro valore. Non guarderanno sicuramente a sinistra alle prossime elezioni politiche. Il tam tam infermieristico non ha bisogno dei media ormai per essere efficace ed avere risonanza, i social appunto, le reti associative professionali, etc.., sopperiscono ad eventuali tentativi di oscuramento. Tra l’altro gli infermieri, non solo quelli del SSN ma tutti, ambiscono di vedere riconosciute le loro competenze, aspettandosi i giusti riconoscimenti.

La politica e le classiche organizzazioni sindacali dovranno cambiare approccio nel rapportarsi con le rivendicazioni di questa categoria. Che ne siano convinti o meno, che piaccia loro oppure no, poco importa, poiché la realtà su chi è e su che cosa è diventato l’infermiere è davanti ai loro occhi. Si tratta di oltre 400.000 professionisti che sono ormai organizzati in fitte e capillari reti di comunicazione, votano alle elezioni politiche, possono influire sul pensiero politico dei loro famigliari, amici e di tutti coloro con cui entrano in contatto, che rappresentano la fetta più grande. Gli infermieri non staranno a guardare!

Dott. Mauro Carboni
Nursing Up-Roma


26 febbraio 2018
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