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Disuguaglianze in sanità. Perché non serve modificare il titolo V

di Giuseppe Imbalzano

26 FEB - Gentile Direttore,
ho letto con attenzione quanto presentato da Cittadinanzattiva come progetto per promuovere il diritto alla salute “La salute è uguale per tutti”. Considerato che non è la prima voce che vuole modificare la Costituzione, nonostante il risultato ottenuto poco più di 12 mesi fa, credo che sia utile promuovere un modello che garantisca i Cittadini in assenza e in attesa di modifiche della Costituzione e che possa essere realizzato in tempi molto più brevi, oltre ad essere consolidabile rapidamente e con prospettive per il futuro del SSN.
 
Non serve modificare il titolo V della Costituzione (non entro nel merito del potenziale risultato delle prossime elezioni). È sufficiente modificare la distribuzione dei fondi disponibili e fare una buona programmazione nazionale.
 
Le statistiche presentate non sempre appaiono adeguate non valutando differenze sostanziali come abitanti per "Regione o Provincia" o non valutando dimensioni e strutture, offerta specifica e tipologia di prestazioni erogate. Le 789 RSA del Veneto (una ogni 6300 abitanti, in 574 comuni) vanno definite anche per numero di letti disponibili confrontate con le altre Regioni. E appaiono proprio tante, considerato che il numero degli assistiti sarebbe certamente molto elevato. Ma sono politiche sociali, disponibilità e risorse economiche che le famiglie devono tenere in conto. Costi che però non appaiono nell'out of pocket familiari poiché non dovrebbero essere sanitari.
 
Per la gestione della salute e della sanità non ci possono essere modalità di assistenza sanitaria "casuali" o a "base di prestazioni", che non possono che crescere per la interazione tra età dei cittadini e cronicizzazione degli stessi, oltre alla totale mancanza di responsabilizzazione diretta sulla spesa. La casualità a fronte della causalità va valorizzata, la prima per una programmazione statistica mentre la seconda può essere modificata e ridurre significativamente il fabbisogno di servizi sanitari da utilizzare e con un diverso modello economico e di risultati attesi, con cui possono essere modificati parametri e risultati del sistema.
 
Piccoli ma importanti cambiamenti possono frenare la spesa e migliorare l'efficienza e la qualità intrinseca del nostro SSN, parlando più di prevenzione che di modifiche alla Costituzione. E garantendo una equità individuale e sociale di alto livello. Oltre ad un benessere individuale più elevato.
 
Non va valorizzata solo la quota capitaria per le Regioni, ma una quota del bilancio va garantita per i risultati effettivamente ottenuti (speranza di vita, efficacia del sistema, efficienza dei servizi, etc.). Va reso disponibile un fondo per l'attivazione delle strutture per servizi residenziali nelle Regioni carenti dei medesimi servizi, con una penalizzazione per la mancata realizzazione degli stessi. Lo stesso per ridurre il "turismo sanitario" non fisiologico, determinato dalla gestione di pazienti secondo meccanismi attivi (ambulatori fuori regione di servizio dei medici coinvolti etc.), con una penalizzazione compensativa a favore delle Regioni che perdono i loro pazienti (e con l'obbligo di attivare i servizi necessari per garantire i cittadini della propria Regione).
 
E in questo senso vanno rivisti i drg più “generosi” che possono indurre comportamenti inadeguati e poco funzionali agli interessi dei Cittadini, i quali vengono sottoposti a prestazioni sanitarie non sempre necessarie. Lo stesso per i tempi di attesa e per i risultati più scarsi ottenuti da gestioni inefficienti o meno sensibili ai risultati generali attesi. Va anche valutata una compartecipazione dei Cittadini rispetto a comportamenti che possono produrre maggiori costi per il sistema sanitario, una compartecipazione al rischio creato o indotto, sempre collegato alla causalità dei comportamenti e dei relativi risultati.
 
Comunque i problemi maggiori sulle differenze di salute non sono questi ma più significativi nella offerta specifica di servizi e di strutture tecnologiche per i ricoveri e per l'assistenza territoriale, oltre ad altri fattori che nulla hanno a che vedere con le modifiche del titolo V della Costituzione, molto inviso dai politici regionali e del tutto irreale da realizzare con la politica attuale.
 
Una vastissima analisi genomica, che ha coinvolto oltre 600 mila individui in tutto il mondo, ha individuato alcuni geni che possono allungare o accorciare l’aspettativa di vita.
 
Ma ha anche stabilito che è lo stile di vita a fare la differenza maggiore
- Fumare un pacchetto di sigarette al giorno accorcia l’esistenza di 7 anni
- Ogni chilo di troppo la riduce di due mesi
- Tenere allenata la mente con lo studio infine può allungare la vita di alcuni anni
 
Per non parlare del reddito pro-capite e di altri, numerosi, fattori sociali e comportamentali.
 
Una maggiore responsabilità e il relativo riconoscimento dei risultati ottenuti è fondamentale e nulla ha a che vedere con la Costituzione se non con l'Art. 32 che tutti conosciamo.
 
Giuseppe Imbalzano
Medico

26 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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