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Formazione medica grande assente tra le proposte per la sanità

di FederSpecializzandi

27 FEB - Gentile Direttore,
in questi mesi di campagna elettorale FederSpecializzandi ha monitorato con attenzione le dichiarazioni del mondo politico in ambito sanitario.
A tale proposito abbiamo letto nel dettaglio diverse sintesi dei programmi dei principali schieramenti che si affronteranno alle urne il prossimo 4 Marzo, ormai alle porte.

Senza più stupircene, purtroppo, abbiamo constatato che la Salute è stata messa ai margini del dibattito.
Se non per qualche eccezione, mancano riflessioni serie sul personale attuale e futuro del nostro Servizio Sanitario Nazionale e soprattutto sugli specializzandi.

Sappiamo ovviamente che non è possibile affrontare ogni tassello del complesso panorama del SSN, ma è lampante come siano altre le altre le priorità.

Tutto è lasciato a slogan fin troppo rocamboleschi e a promesse roboanti, che però non entrano nel dettaglio concreto della loro eventuale implementazione.

Anzi, rischiano piuttosto di creare un gioco pericoloso in cui si lanciano proposte che possono creare più danni che benefici.
Come abbiamo più volte ribadito, Il problema della formazione medica esiste e, per sintetizzare, possiamo affermare che si snoda su due binari: da un lato, un problema di tipo quantitativo relativo al cosiddetto “imbuto formativo”, ormai conosciuto e sotto gli occhi di tutti; dall’altro, un problema di tipo qualitativo riguardante l’effettiva acquisizione delle competenze specialistiche, meno conosciuto e mediaticamente meno accattivante, che tuttavia siamo convinti debba essere posto al centro del dibattito.

Considerato però che la discussione rimane ferma sul primo binario, a tal proposito riteniamo utile ribadire con fermezza le nostre posizioni partendo da alcune osservazioni.

All’ultima edizione del concorso di accesso alle specializzazioni mediche si sono presentati circa 15.000 candidati a fronte di 6676 posti a disposizione.
I posti richiesti dalla Conferenza Stato Regioni per l’Anno Accademico 2016/2017 sono stati 7967.

Che manchino le risorse è un dato di fatto.
La risposta, per una volta, ci sembra però semplice ed è quella di aumentare i fondi per i contratti di formazione con un investimento da parte dello Stato.

Eppure questa strada non sembra apparentemente percorribile, dato nelle scorse settimane abbiamo visto comparire “idee” per affrontare la situazione che ci hanno lasciato davvero esterrefatti.

Da una parte, si continua a parlare più o meno esplicitamente di “doppi binari” formativi, cioè l’introduzione di canali paralleli e alternativi a quelli previsti attualmente a livello ministeriale.

Come abbiamo sempre fatto in passato (come si evince dal  nostro documento sull'applicazione del Patto per la Salute), ribadiamo come tale proposta rischi di generare iniquità da un punto di vista formativo riportandoci indietro di anni dalla conquista del percorso di specializzazione.

Dall’altra si lanciano proposte per finanziare alcuni dei contratti di formazione con prestiti d’onore bancari su “modello americano”.
Senza entrare nel merito del giudizio su un sistema completamente differente dal nostro, di cui ormai da anni si critica l’insostenibilità, ci pare surreale che per colmare l’assenza di risorse si proponga ai medici di pagarsi la specializzazione contraendo debiti con istituti di credito, pur a tassi agevolati, per permettersi una formazione che dovrebbe essere tutelata e garantita come bene comune.

Ormai manca poco al voto e i giochi sono perlopiù fatti.

Ciononostante, chiediamo che i medici in formazione specialistica rientrino al centro del dibattito più ampio sul “capitale umano” del Ssn, un bene comune su cui bisogna iniziare ad investire concretamente e nell’unico modo possibile: garantendo risorse e aumentando i contratti statali, per un percorso di specializzazione equo ed uniforme per tutti.

Non crediamo alla favola di chi afferma che “non ci sono alternative”, perché come diceva il famoso rapporto Romanow “un sistema sanitario è sostenibile quanto si vuole che lo sia”, e questo vale ovviamente anche per la formazione delle figure che vi operano.
Alla politica l’impegno di scegliere come allocare le risorse.

La formazione dei medici non è un lusso, ma un impegno per la Salute della Comunità.

Il nostro appello va a tutte le forze politiche affinché trovino il coraggio di investire nel presente e nel futuro degli specializzandi.
All’indomani del 4 marzo ci auguriamo di poter confrontarci con degli interlocutori all’altezza di questa sfida.

L’Ufficio di Presidenza di FederSpecializzandi

27 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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