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Se in Emilia Romagna non scatta l’allarme medici di famiglia, va rivisto il sistema di sorveglianza

di Carlo Curatola

26 MAR - Gentile direttore,
trentanove ambiti carenti di Assistenza Primaria non assegnati con la seguente distribuzione territoriale: trentadue a Piacenza, quattro a Reggio Emilia e tre a Parma. Dieci zone carenti assegnate (quattro per trasferimento) su 293 bandite per quanto concerne la Continuità Assistenziale, due zone carenti assegnate su ventidue bandite per la medicina d’emergenza territoriale.

Quando scatta l’allarme? Sarebbe stato possibile scongiurare questa situazione con un dialogo più attento tra le parti, finalizzato a pianificare una programmazione condivisa e basata sui numeri del fabbisogno reale, quei numeri che da anni FIMMG mette a disposizione?

Posizionarsi in merito alla capacità di fare fronte alla carenza riferendosi al numero assoluto degli iscritti in graduatoria regionale, facendo riferimento quindi a risorse umane presunte, non realmente interessate all’evoluzione all’assistenza primaria; correlare la numerosità degli iscritti in graduatoria in modo diretto al numero degli ambiti carenti banditi, ostentando presunte situazioni pletoriche; sono entrambe argomentazioni che, mi dispiace doverlo dire, non trovano fondamento metodologico e assumono le sembianze di inopportune contrapposizioni all’evidenza determinata dall’esito delle recenti assegnazioni di cui si faceva menzione poc’anzi.

L’allarme lanciato in più riprese da FIMMG, ripreso recentemente dall’UGL, è fondato su uno studio FIMMG Emilia Romagna, validato da FIMMG Nazionale e dalla Commissione Area Strategica Formazione della FNOMCeO che lo ha riproposto in altre due regioni italiane (Toscana e Calabria) con risultati speculari, rafforzando la significatività statistica dei dati emersi.

I risultati dello studio lasciano pochi dubbi rispetto alla stratificazione delle risorse umane realmente interessate alla medicina generale, quantificandole in una quota parte pari al 40% degli iscritti in graduatoria.

Ma facciamo attenzione, lo studio è riferito alle graduatorie valide per il 2015 ed il 2016, il dato riferito alla quota parte interessata potrebbe essere oggi addirittura sovrastimato. Così come sovrastimato è indubbiamente il calcolo del fabbisogno che nello studio è riferito ai pensionamenti per anagrafica al compimento del settantesimo anno d’età.

Non sarebbero 1542, dunque i medici di medicina generale sui quali proiettare la programmazione dei fabbisogni, ma poco più di 600, alcuni dei quali non residenti in Emilia Romagna e/o non disposti a spostarsi da Rimini a Piacenza, soprattutto in un momento storico come questi in cui regna la consapevolezza della breve attesa alla convenzione sotto casa, sul proprio territorio.

Poco impatta in termini di programmazione e tenuta del sistema se il numero assoluto degli iscritti in graduatoria cresce di un centinaio di posti all’anno.
Crescono infatti anche gli iscritti provenienti da altre regioni che si iscrivono in più graduatorie regionali, anche solo per crearsi un’eventuale possibilità lavorativa più rapida e cresce il numero degli equipollenti che si iscrivono prima che sia troppo tardi per darsi l’ultima chance.

Poco attiene all’argomento programmazione, ma fa parte di un altro capitolo, il rispetto del rapporto ottimale che è dovere contrattuale delle aziende e delle regioni; dovere che l’Emilia Romagna ha sempre rispettato e questo le fa onore ma è fuori tema.

Poco interessa anche l’argomentazione sulle Case della Salute quando dei 39 ambiti carenti per l’Assistenza Primaria rimasti scoperti, quasi tutti sono riferiti ad aree montane o a zone a scarsa densità di popolazione.

Interesserebbe di più magari sedersi e parlare di quali strategie si vogliano adottare per favorire l’insediamento capillare dei medici di medicina generale di prossimità, regalando magari un diverso appeal contrattuale necessario per favorire l’accesso alle cure della popolazione residente in quei territori. O dobbiamo pensare che ci sia volontà politica di investire su contratti sottocosto a tempo determinato nelle zone disagiate, a discapito dell’appropriatezza nella selezione delle risorse umane?

Dato estremamente incoraggiante è invece leggere che la Regione Emilia Romagna si stia spendendo al nostro fianco per il raddoppio del contingente numerico del corso di formazione specifica che per l’attuale triennio risulta costituito da di 80 vincitori di concorso in Emilia Romagna e che arriva a 100 unità per merito degli iscritti in sovrannumero.

Quindi se ho capito bene: “Non siamo in emergenza, ma siamo in pieno accordo con la FIMMG nella richiesta del raddoppio delle borse per la carenza”
Quindi se ho capito bene: ”Non è vero ma ci credo”.

Anche sull’argomento borse ci sarebbe molto da dire, e, se volessimo fare una digressione sull’appeal delle borse di studio del corso di formazione specifica rispetto ai contratti delle scuole di specializzazione, emergerebbero tanti ulteriori spunti di riflessione. Ma andrei fuori tema.
 
Dott. Carlo Curatola
Responsabile accesso alla professione
FIMMG Emilia Romagna 


26 marzo 2018
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