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Con nuove autonomie alle Regioni colpo di grazia al Ssn

di Biagio Papotto

27 MAR - Gentile direttore,
un “colpo di coda“ di un governo ormai con le valigie pronte, in larga parte da sè solo preparate con molti provvedimenti ritenuti erroneamente contestati perché non compresi dal popolo, senza neppure un pizzico di sana messa in discussione e di sana autocritica? Oppure un “colpo basso”, l’ennesimo attentato che un SSN degno di questo nome e soprattutto dell’aggettivo “Nazionale” non merita e non può sopportare, pena la propria stessa sopravvivenza?

Di certo non un colpo di genio, se ci passate l’eufemismo. La sottoscrizione dell’accordo tra il governo centrale e le Regioni, siglato in Roma il 28 febbraio 2018, legittima il pensiero che dovesse convogliare milioni di voti entusiastici alle elezioni che si sarebbero tenute nella domenica immediatamente successiva. E così pare non sia stato, peraltro…

La legittima aspettativa di maggiore autonomia da parte delle articolazioni locali dello Stato, infatti, comprovata dalla larga partecipazione alla consultazione referendaria in proposito, ha avuto un “bonus” cortesemente concesso dal Governo in carica: in pratica la possibilità di far quello che si vuole della salute dei cittadini, a qualsiasi livello, economico e organizzativo, in barba ad ogni residua speranza di mantenere inviolato il sacro dettato dell’art. 32 della Costituzione della Repubblica che impegna lo Stato a promuovere e mantenere ogni utile azione per la tutela e salvaguardia della salute.
 
Senza individuare una parte del territorio nazionale.

Nel testo dell’art. 32  si legge inequivocabilmente “…diritto dell’individuo e interesse della collettività…”, quindi non si può prescindere dalla motivazione più alta del benessere dello Stato attraverso il benessere di tutti coloro che popolano lo Stato stesso.

Se alcune parti del territorio del Paese chiedono ed ottengono di poter organizzare la sanità pubblica in modo difforme è del tutto ovvio che esse possono solo costituire una pericolosissima “elite” di nessuna valenza generale, un modello ristretto e non innestabile in qualsiasi realtà, stanti le profonde differenze economiche e storiche tra le varie regioni italiane.

Un cittadino residente in qualsiasi punto del territorio nazionale deve invece poter contare ovunque sul medesimo trattamento e della medesima professionalità, degli stessi standard, di identica affidabilità e preparazione.

E’ questo il vero e principale compito della Repubblica: promuovere le migliori condizioni e rimuovere gli eventuali ostacoli. Gli artt. 3 e 5 della Costituzione sono lì apposta per essere letti.

E compresi, se proprio non si riesce ad afferrare immediatamente il senso che i ns. padri costituenti vollero dare ad una nazione che aveva bisogno di garanzie forti di unità ed eguaglianza.

Da un po’ di tempo invece ci sembra che qualcuno abbia dimenticato tutto.

La ricerca di facili consensi politici ed elettorali è sempre pessima consigliera.

La CISL Medici lotterà con ogni mezzo a propria disposizione per contrastare l’ennesima manovra regressiva verso un sistema che vogliamo certamente migliorare, certo, ma su tutto il territorio nazionale.

No ad una sanità a velocità diverse, con meno tutele per tutti i cittadini e i lavoratori.

Prendendo a prestito le parole del Papa Pio VII, che le pronunciò in opposizione alla protervia: non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo.
 
Biagio Papotto
Segretario nazionale Cisl Medici

27 marzo 2018
© Riproduzione riservata

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