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Emilia Romagna, a rischio autonomia del servizio veterinario

di Luca Turrini

23 LUG - Gentile Direttore,
l'Emilia Romagna si conferma come una delle Regioni con il maggior numero di prodotti alimentari di origine animale, di grande pregio, caratteristici del territorio ed in gran parte destinati all'esportazione in Paesi Ue e extra UE. L'inserimento di nuovi stabilimenti produttivi nelle già consistenti liste di quelli abilitati all’export verso Paesi Terzi è una delle attività cui sono chiamati i Veterinari Ufficiali. A tali visite partecipano sovente anche gli ispettori dei paesi importatori.

Questa apertura ai mercati internazionali rappresenta ossigeno vitale per l’economia del settore e dell’indotto che con essa si rapporta. Per garantire la continuità, la qualità e la crescita di queste esportazioni di prodotti di origine animale, emiliani e romagnoli, sono necessarie azioni sinergiche poste in essere da tutte le parti in causa e fra queste parti un ruolo fondamentale lo gioca il Servizio Veterinario del Servizio Sanitario Nazionale.
 
Quest’ultimo rilascia l’indispensabile certificato sanitario che deve accompagnare la partita in esportazione, garantendone la salubrità e la sicurezza alimentare a tutela della salute del ricevente; senza tale certificato il prodotto alimentare non entra nel Paese di destinazione.
 
Nell’era della globalizzazione, dove i dazi commerciali sono considerati ostacoli al libero commercio, le mancate garanzie sanitarie, certificate in forma ufficiale dal Servizio competente dello Stato speditore, vengono strumentalmente utilizzate per creare barriere commerciali, con indubbie massive perdite per chi finalizza il profitto della propria attività all’esportazione in un determinato Paese Terzo o Comunitario.

Ma il Servizio Veterinario del SSN non rilascia solo il certificato necessario a passare il confine, esso vigila e controlla tutta la filiera che porta a quel particolare prodotto di origine animale; a partire dalla produzione delle materie prime per mangimi, alla produzione dei medesimi, alla somministrazione degli stessi agli animali, alle malattie infettive e diffusive e alla tutela, nel complesso, delle norme igienico sanitarie che regolano il ciclo produttivo in senso stretto dell’ alimento di origine animale.

Ora, volete che le garanzie sanitarie continuino ad accompagnare i nostri prodotti in esportazione, volete evitare che i nostri esportatori si trovino partite di alimenti bloccate al confine dello stato di destinazione per mancanza di requisiti igienici, volete che non si creino blocchi commerciali, costruiti pretestuosamente e ad arte, perchè il Sistema Italia non è più in grado di garantire la salubrità dei suoi prodotti di origine animale in esportazione?
 
Orbene per fare ciò non potete continuare a ricordarvi del Servizio Veterinario del SSN solo nei casi di emergenza, per fare ciò dovete mantenere in vita questo Servizio e non utilizzarlo, come in diverse AUSL ed in Regione, avviene come manifesto propagandistico di un presunto efficientamento e conseguente risparmio economico sulla spesa sanitaria.

Il Servizio Veterinario ormai non rappresenta nemmeno il 3% della spesa del fondo sanitario regionale e la stessa percentuale si ritrova nei bilanci delle AUSL; è forse questo il risparmio sulla spesa sanitaria? No, questo è un mero, fittizio e pretestuoso esercizio di stile; che dietro un piccolo risparmio cela un grande pericolo, non solo per la salute pubblica dei consumatori italiani, ma soprattutto per il mondo produttivo agro alimentare, che dagli scandali televisivi e dalla conseguente disaffezione dei consumatori, ai prodotti di origine animale, non può che trarre enormi e funesti danni.

Considerato che i Veterinari sono la categoria di sanitari più anziana della Regione, non programmare la imminente futura sostituzione dei professionisti in servizio è un imperdonabile errore di pianificazione che creerà sicuramente enormi disagi alla tutela della salute pubblica ed al mondo produttivo e di cui gli amministratori dovranno rendere conto.

Il Servizio Veterinario del SSN va salvaguardato, perché è un sistema fondato sulla prevenzione e non sulla repressione; in altri termini è un sistema in grado di prevenire i danni e, come molti sanno, ma colpevolemnte ignorano, “prevenire è meglio che curare” e costa molto meno.

Per questo è indispensabile mantenere in vita l’essenziale organizzazione ed autonomia del Servizio Veterinario all’interno della Regione e delle AUSL, garantendone, come peraltro la Legge “Balduzzi”, n°189 del 28/11/2012, prevede come “disposizione urgente per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute”.

La Regione ha competenze esclusive per la programmazione e organizzazione dei servizi sanitari, derivante dalla ben nota e controversa modifica al titolo V della Costituzione del 2001.

In materia di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare ci sono numerose norme statali (tra cui la citata Legge Balduzzi dal nome del Ministro della Sanità che la propose) che fissano principi e criteri; serve solamente la volontà politica di applicarle, e si potrà avere una organizzazione uniforme sul territorio, trasparente cioè non modificabile da poteri locali per un proprio uso clientelare, responsabilizzante quindi efficace ed efficiente.

Il tutto a costo zero!
 
Luca Turrini 
Segretario Sindacato Veterinari di Medicina Pubblica dell' Emilia Romagna


23 luglio 2018
© Riproduzione riservata

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