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Sanità integrativa/sostitutiva. Ma che ne pensano gli “altri” portatori di interesse?

di Nick Sandro Miranda

15 OTT - Gentile Direttore,
è quasi quotidiano il mantra che vuole convincerci che il sistema sanitario integrativo/sostitutivo rappresenti la salvezza del SSN e della salute dei cittadini. Va da se che il portatore d’interesse più motivato per descrivere le magnificenze di siffatto sistema sia rappresentato da chi ne trae un vantaggio economico: i gestori dei fondi e i suoi azionisti. Ma cosa ne pensano gli altri portatori d’interesse, in particolare i cittadini, i medici e chi di sanità si occupa per professione/interesse?
 
Il cittadino
In un articolo su QS compare la descrizione dell’esperienza di un dipendente appena assunto. Il suo commento finale può essere riassunto in queste frasi:
“Sono stato obbligato ad accettare l’iscrizione al fondo sanitario, invece di ottenere un aumento di stipendio, solo perché essa è fiscalmente conveniente al datore di lavoro, ritrovandomi in tale modo a pagare due volte la copertura delle prestazioni sanitarie: quelle del SSN (tramite le tasse) e quelle del servizio sanitario privato convenzionato (grazie a questo bonus sottratto all’aumento di stipendio). Ma non solo, sono stato indotto a sottopormi a prestazioni sanitarie che probabilmente non erano necessarie.”
 
Gli esperti della sanità
Sulle criticità del sistema sanitario integrativo si sono espressi su questo quotidiano persone competenti quali Alberto Oliveti (Enpam) (QS 9 maggio 2018), Nino Cartabellotta (Gimbe) ( QS 2 marzo e 11 giugno 2018), Alberto Donzelli (Allineare salute) (QS 23 aprile e 11 giugno 2018), Ornella Mancin (Omceo Venezia), Francesco Medici (Consiglio Nazionale Anaao Assomed), Tiziano Caprara, l’ANDI Bologna e Ivan Cavicchi (QS 20 marzo, 3 e 20 aprile e 15 maggio 2017).
 
I medici
I medici che operano nell’ambito della sanità convenzionata, dovendo spesso subire onorari imposti dal terzo pagante che tendono al ribasso premiando il migliore offerente, possono, e sottolineo possono, essere tentati di indurre i pazienti al consumismo sanitario. Il motivo risiede in un semplice dettato economico: se non riesco a ottenere l’onorario che ritengo giusto e necessario a garantire il rischio d’impresa, punterò alla quantità piuttosto che alla qualità. A ciò si aggiunga l’esecrabile abitudine di alcuni di truffare millantando prestazioni sanitarie mai eseguite o eseguendo prestazioni sanitarie non necessarie, se non dannose. L’Istituto per la promozione dell’etica in sanità (ISPE) ha confermato questo clima d’illegalità nel “Libro bianco sulla corruzione in sanità” dichiarando: l'affidamento ai privati convenzionati di porzioni sempre crescenti di sanità pubblica aumenta il rischio di corruzione a causa del conflitto naturale d’interessi.
 
Il broker (pentito)
Infine, è emblematica la testimonianza del broker assicurativo la cui intervista compare in “Salute S.p.A. La sanità svenduta alle assicurazioni” (autori Francesco Carraro e Massimo Quezel Editore Chiare Lettere, Milano 2018, pag.102): “Avete idea dell’enorme follia dei convenzionamenti medici? Vi garantisco che ogni convenzionamento, per sua natura, è un abbassamento di servizio e di livello di qualità.”
 
Più chiaro di così!
 
Nick Sandro Miranda

15 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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