Alcune soluzioni per risolvere il problema della carenza di medici di Medicina di Emergenza-Urgenza
di Nicola Bacciottini et al.
19 OTT -
Gentile Direttore,
siamo un gruppo di medici specialisti in Medicina di Emergenza-Urgenza (MEU) e questa lettera vuole essere una presa di consapevolezza ma anche un grido di aiuto che lanciamo al mondo sanitario e a quello politico.
Non molti sanno che dall’a.a. 2008-2009 è presente la scuola di specializzazione in Medicina d’Emergenza-Urgenza, da cui nel 2014 sono usciti i primi specialisti MEU, circa 80 in tutta Italia, addestrati specificatamente a gestire le urgenze e le emergenze, sia all’interno dell’ospedale che sul territorio. Nei cinque anni di specializzazione si acquisiscono competenze e conoscenze (stabilite da un curriculum europeo) per lavorare con efficacia e sicurezza e per erogare la massima qualità di cura possibile ai pazienti.
Lavoriamo in un ambiente difficile, caotico, a rischio e che porta spesso il personale vicino al burn out. Siamo una categoria di lavoratori che non ha sbocchi nel privato, per cui al termine del nostro percorso di specializzazione la nostra unica opportunità è quella di lavorare in un Dipartimento di Emergenza o nell’Emergenza Extraospedaliera (ex 118) fino alla pensione. Nonostante questo, amiamo moltissimo il nostro lavoro e vogliamo dare il massimo per migliorarlo con il nostro apporto.
Riteniamo che la nostra presenza stia gradualmente cambiando la tipologia di assistenza che viene erogata all’interno dei nostri Dipartimenti di Emergenza e Accettazione (DEA): visitiamo più pazienti e dimettiamo in modo più sicuro, ricoveriamo meno e in modo più adeguato, effettuiamo procedure in sicurezza ed autonomia lasciando altri specialisti liberi di gestire i loro reparti o di continuare le loro attività ambulatoriali, consentiamo un risparmio in termini di costi e di tempo per il SSN e per il paziente. Non ci scordiamo che la nostra figura professionale esiste da più di tre decenni in alcune nazioni come gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e la Gran Bretagna e che la maggior parte delle nazioni europee ha deciso di istituirla.
Nei nostri DEA e nell’Emergenza Territoriale non siamo proprio soli: al nostro fianco prestano servizio colleghi che, pur non essendo Medici di Emergenza-Urgenza per formazione, lo sono diventati de facto studiando e perfezionandosi nel tempo libero, pur provenendo da altre discipline. Anche loro sono comunque troppo pochi e molti di loro abbandonano i DEA non appena vi è possibilità di essere assunti nei reparti di provenienza, trovando condizioni lavorative decisamente migliori.
Purtroppo, a fronte di un fabbisogno sterminato – sul territorio nazionale sono presenti 844 PS/DEA, di cui 513 di base e 331 ad alta complessità e 76 centrali operative di emergenza territoriale con un numero imprecisato di sedi di automediche/ambulanze medicalizzate/elisoccorso – per lunghi anni il ministero ha erogato solamente 50 borse di specializzazione all’anno, contribuendo a creare il disastro che stiamo vivendo attualmente. Per avere un’idea delle proporzioni, negli ultimi quattro anni sono stati immessi sul mercato del lavoro poco più di 300 medici di Emergenza a fronte di circa 2800 Anestesisti e 1600 Chirurghi Generali.
Tra questi pochi medici il malcontento sta crescendo esponenzialmente e può capitare che alcuni lascino un posto sicuro per iniziare un’altra specialità (abbandonando un contratto a tempo indeterminato per uno da specializzando), oppure cerchino fortuna all’estero, dove diversi di noi già lavorano con molta soddisfazione, chi in pronto soccorso, chi in servizi di elisoccorso, chi in terapia intensiva. Quando questo succede, centinaia di migliaia di euro investiti nella formazione di questi medici vengono di fatto buttati via.
Perché questo malcontento? Ci sono diversi ordini di problemi:
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Condizioni di lavoro massacranti: lavorare in Pronto Soccorso significa essere sopraffatti da un lato dai pazienti in ingresso (grazie alla mancanza di investimenti e controlli sul territorio) e soffocati dall’altro dai pazienti in attesa di ricovero (grazie alla continua riduzione dei posti letto): significa dover combattere su tutti i fronti le carenze di un sistema che grava prevalentemente su di noi.
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Assenza di una remunerazione efficace: arriviamo a fare 6-8 notti al mese (con un carico di lavoro elevato e costante durante tutto l’orario notturno), lavoriamo durante i festivi e i super-festivi, abbiamo responsabilità enormi (ogni medico visita alcune migliaia di persone all’anno ed effettua procedure invasive e salvavita costantemente), eppure il nostro stipendio non prevede bonus e indennità; per lo stato il nostro non è nemmeno un lavoro usurante.
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Mancanza di sbocchi in università: ad oggi, con 5 generazioni di Medici di Emergenza-Urgenza già sul mercato, non è stata ancora elaborata una carriera universitaria. Sostanzialmente non c’è modo per noi di poter avere un ruolo ufficiale nella ricerca e nella formazione degli specializzandi, ruolo riservato ad accademici di altre specialità per la mancanza di un Settore Scientifico-Disciplinare (SSD) dedicato.
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Assenza totale di programmazione: per rendere il nostro lavoro efficace e metterci nelle condizioni necessarie per lavorare bene dovremmo avere un numero di Specialisti in Medicina di Emergenza-Urgenza tale da creare una massa critica. Ad oggi sembriamo più gli Spartani alle Termopili: 300, poco armati e costretti ad affrontare un esercito di pazienti.
In questi giorni fa molta notizia il fatto che i concorsi per assumere personale all’interno dei DEA e nell’Emergenza Territoriale vadano deserti. In realtà noi siamo tutt’altro che stupiti, considerando le condizioni di lavoro e i numeri sopra descritti. Ci fa piacere che la politica sembri essersi accorta di un problema presente da anni.
Riteniamo tuttavia che la soluzione proposta dal ministero, quella di aprire i concorsi anche a medici senza specializzazione, non sia accettabile. Infatti chi vorrebbe un medico non specialista ad operare in sala operatoria, o a gestire un paziente in terapia intensiva o ad effettuare una coronarografia ad un paziente con un infarto? Allora perché si ritiene accettabile che medici non specialisti vengano assunti per lavorare in Pronto Soccorso o nell’extra-ospedaliero, gestendo emergenze come arresti cardiaci, traumi maggiori, malati critici, in cui devono essere prese in breve tempo decisioni determinanti per la vita del paziente ed eseguite procedure che richiedono competenze altamente specifiche?
Non è mancanza di rispetto o fiducia nei confronti di questi colleghi. Riteniamo cinque anni di specializzazione indispensabili per lavorare in un ambiente ad elevato rischio come quello dell’emergenza-urgenza, riteniamo sia ingiusto lanciare personale non addestrato e non ancora specializzato nel tritacarne, offrendo contratti a tempo indeterminato in cambio. Non è questa, secondo noi, la via da seguire.
Vorremmo sottoporre alla vostra attenzione alcune possibili soluzioni.
Sul lungo periodo:
• Aumentare in modo significativo il numero di contratti di formazione specialistica in Medicina d’Emergenza-Urgenza, per coprire al più presto e completamente il fabbisogno di medici in Pronto Soccorso/DEA, Unità’ di Osservazione Breve (OBI), Terapie Semi-Intensive, Emergenza Territoriale.
Quattrocento. È questo il fabbisogno annuo di borse MEU stimato dall’ultima Conferenza Stato-Regioni. L'efficacia si avrà non prima di 5 anni, ma provvederà ad un significativo aumento qualitativo dei nostri dipartimenti di emergenza.
Sul breve e medio termine:
• Come misura atta esclusivamente a tamponare l’emergenza, neolaureati e non specialisti possono gestire i codici minori (bianchi e verdi non complessi). È già una realtà in molti Pronto Soccorso, (la legge lo prevede), ma andrebbe potenziata e monitorata. Noi proponiamo di potenziare e regolamentare con contratti ad hoc questa pratica, a patto che vi sia sempre la possibilità di una supervisione ed un confronto con MEU o altri specialisti con almeno 5 anni di anzianità in PS/area critica, che si occuperanno prevalentemente dei codici maggiori (rossi e gialli), onde evitare che medici neolaureati e non specialisti siano abbandonati a gestire anche i codici maggiori, con evidenti rischi per la salute dei pazienti e per la sicurezza dei nostri giovani colleghi. Anche nel Regno Unito, dove la nostra specializzazione ha da poco compiuto 50 anni ed ha drasticamente migliorato la gestione dei pazienti che accedono in Pronto Soccorso, giovani neolaureati (ed in alcuni casi infermieri specializzati) si occupano dei casi più semplici e lineari, potendo contare sul supporto degli specialisti, che supervisionano e gestiscono i casi più complessi ed urgenti, da soli o come team leader. Per invogliare i giovani colleghi e risolvere velocemente l'attuale emergenza potrebbero essere previsti incentivi per coloro che scelgono questa strada (ad esempio maggiore punteggio per l'ingresso in specializzazione e congruo compenso economico).
• Miglioramento delle condizioni di lavoro ed adeguata retribuzione: riconoscimento del lavoro usurante, adeguato compenso economico, migliori possibilità di accedere alla carriera universitaria. Per migliorare davvero e stabilmente le cose nel nostro settore, bisogna offrire una carriera credibile ai giovani medici neo-specialisti. Quasi nessuno, anche il più motivato di noi, accetterebbe una carriera che prevede di lavorare, a 30 come a 60 anni, 5-8 notti al mese, 2-3 fine settimana al mese, senza possibilità di fare altro che non siano turni assistenziali (no carriera universitaria, no attività privata, no aggiornamento - a meno di non sacrificare il proprio tempo libero), senza uno stipendio adeguato a questi sacrifici ed alle responsabilità che ci assumiamo ogni giorno.
• Integrazione dei sistemi di emergenza pre-ospedaliera ed ospedaliera, come previsto dagli standard europei e come già in atto in molti paesi avanzati. Attualmente, per motivi prevalentemente politici e sindacali, i due sistemi sono separati e “non si parlano”, tranne in poche virtuose realtà (in alcune aree del Veneto, della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e della Toscana ad esempio). Assistiamo spesso al paradosso che un medico specialista in Medicina d’Emergenza-Urgenza non abbia i titoli per partecipare ad un concorso per lavorare nell’emergenza territoriale e si veda scavalcato da un Medico di Medicina Generale o addirittura da giovani neolaureati che hanno semplicemente superato un corso di 6 mesi (a fronte di 5 anni di specializzazione).
L’integrazione dei due sistemi, l’emergenza territoriale ed il PS/DEA, se guidata dalla valorizzazione delle competenze, porterebbe ad un arricchimento culturale di entrambe le figure: la sola emergenza territoriale rischia di inaridire il medico, che non ha la possibilità di seguire il paziente nelle fasi successive all’emergenza iniziale, mentre un MEU, semplicemente, non è completo senza di essa. L’integrazione porterebbe inoltre, più pragmaticamente, ad una maggiore flessibilità e copertura del fabbisogno, attualmente mandatori nei nostri servizi d’emergenza, sull’orlo della crisi.
• Rispetto per una figura competente e necessaria al buon funzionamento del SSN, ma che si vede costantemente umiliata da una politica miope e da misure di emergenza che di fatto ne negano ogni professionalità.
Siamo determinati. Saremo 300 e sparuti, come gli Spartani alle Termopili, ma siamo pronti a lottare perché la nostra Specializzazione e tutto il mondo dell’Emergenza-Urgenza crescano con noi e diventino un modello di eccellenza per tutti. Chiediamo però supporto ai colleghi ed alla società civile, perché ci sentiamo sull’orlo del baratro: basta un passo indietro per farci cadere – e tutto il sistema dell’emergenza con noi.
Nicola Bacciottini, Matteo Borselli, Maria Teresa Spina, Stella Ingrassia, Stefano Sartini, Ombretta Cutuli, Federica Stella, Giacomo Magagnotti, Efrem Colonetti, Stefano Geniere Nigra, Annalisa Deiana, Claudia Serra, Marta Fedele, Riccardo Voza, Alessandro Bottani, Costantino Cossu, Anastasia Dessena, Elena Vecchiato, Daniele Orso, Giovanna Maddalena, Roberta Virtuani, Caterina Compostella, Nicola Fanton, Paolo Carbone, Marcello Baraldi, Andrea Duca, Alessandro Coppa, Patrizia Argiolas, Paola Campodonico, Francesca Ilaria Teofilo, Sara Gregori, Lorenzo Clinaz, Maria Elena Marini, Graziana Cascanditella, Francesco Marino, Alessio Maroccia, Cristina Sorlini, Marina De Roia, Mariangela Mariani, Dèsirèe Ribecca, Andrea Segalini, Alessandro Marinosci, Davide Lison, Valeria Donati, Eleonora Serra, Michela Giovanelli, Alessia Fenu, Elio Antonucci, Caterina Giudice, Giulia Bottani, Roberta Rampazzo, Francesca Pignatiello, Manola Cerquone, Maria Grazia Veglio, Lorenzo De Benedittis, Silvia Marizza, Denis Valentini, Chiara Marazzi, Serena Marra, Laura Pagani, Laura Sini, Luca Pigozzi, Marina De Roia, Marco Greco, Valentina Virga, Alessia Garramone, Isabella Zanotti, Daniela Forno, Alessandro Lamorte, Elisa Bottini, Giulia Statti, Mirta Menegatti, Alessia Puma, Claudio Poggioni, Alessandro Jachetti, Chiara Serena Gori, Pier Nicola Korinthios, Giulia Marullo, Emanuela Sozio, Valentina Biselli, Matteo Gavinelli, Francesco Luppi, Stefano Pigati, Loris Mattei, Nicola Di Pietra, Serena Riva, Sonia Vicidomini, Valerio Mureddu, Danilo Benedetto, Daniela Grisanti, Paola Buzzi, Alazar Ghirmay, Elisa Maggi, Irene Ciullo, Davide Lucchesi, Paola Magnani, Martina Cecchia, Leopoldo Benetello, Daniela Baldo, Giulia Gagliano, Rossella Dondero, Leonardo Ghezzi, Ilaria Navarra, Marco Bulgaro, Marco Bruno, Antonella Godino, Valerio Di Maio, Anna Bertin, Marta Castelli, Giulia Cremonesi, Maria Paola Segalerba, Valeria Mommi, Monica Donetti, Massimo Micheli, Davide Marsiliani, Rosangela Giannuzzi, Emanuele Gilardi, Floriana Mancini, Viviana Maggi, Valerio Mureddu, Mario Dettori, Carolina Granai, Francesco Ficai, Veronica Gialli, Michela Matta, Jessica Fara, Barbara Sanna, Fabiana Serra, Chiara Puletti, Francesca Ondradu, Gianfranca Marras, Pamela Spagnolo, Stefania Dessì, Alessandra Calisai, Maria Alfonsa Serra, Alice Congia, Francesco Serra, Pietro Biancu, Maria Giovanna Zedda, Carlotta Chessa, Teodoro Marcianò, Nicola Sanna, Valeria Esposito, Giulia Calvani, Valentina Donelli, Maria Giulia Galli, Simone Calamai, Simona Seminara, Manuela Giovini, Giulia Buonaiuto, Marco Zani, Andrea Mariani, Linda Taffani, Davide Francia, Giacomo Tagliani, Claudia Galluzzo, Emanuele Crisafulli, Ilaria Gessaroli, Laura Frosio, Claudia San Nicola, Martina Roccoberton, Ilenia Piras, Marco Montuschi, Elena Ferrazzi, Francesca Fossati, Guido Ronsivalle, Aurora Vecchiato, Luana Mamusi, Francesca Mostallino, Stefano Gabriele, Fabia Carta, Roberto Amadio, Maia Grazia Fiori, Cesare Mulas, Eugenia Brutto, Artemide Di Nicolo’, Sara Lombardini, Barbara Barracco, Sara Montemerani, Matteo Cuccia, Matteo Capecchi, Marco Barbuto, Valentina Peresso, Alessandra Meghini, Guido Calosi, Teresa Spacone, Maria Lucia Mosso, Vincenzo Luciani, Michele Biagi, Lorenzo Pintus, Silvia Parcaroli, Francesco Bella, Loredana Ruiu, Federica Cadoni, Giada Melis, Francesco Cugini, Bartolomeo Lorenzati, Ludovica Ceschi, Marzia Spadaro, Giovanna Aspesi, Elisa Conti, Sara Mascia, Enrico Torelli, Chiara Alexopoulos
19 ottobre 2018
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