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Riformare davvero le cure primarie

di E. Rubatto, G. Sessa, A. Maurizzi, G. Marini, A. Napoli, A. Panajia

02 GEN - Gentile direttore,
cogliamo l’occasione offerta dall’articolo del Prof. Cavicchi del 19 Dicembre u.s. sul PSSR della Regione Veneto per scrivere a questo giornale. Siamo giovani Medici di Medicina Generale, firmatari e promotori della Campagna “2018 Primary Health Care Now or Never”, nata a Ferrara nel Novembre 2017 e lanciata a Bologna nel Febbraio 2018 da un gruppo multiprofessionale di operatori della salute.
 
Il Prof. Cavicchi conclude il suo articolo con una domanda provocatoria: “Possibile mai che, sia gli uni che gli altri, cioè le istituzioni e il sindacato, ancora non si siano resi conto che è arrivato il tempo di riformare ma per davvero?”
 
Se guardiamo, da un lato, alle politiche sanitarie dell’ultimo decennio - ben descritte in un recente articolo del Prof. Maciocco su Salute Internazionale - e, dall’altro, alle posizioni conservatoristiche più volte assunte dai sindacati della Medicina Generale, non possiamo che condividere le posizioni espresse nell’articolo.
 
Riteniamo che una riforma delle Cure Primarie sia necessaria per rispondere ai cambiamenti epidemiologici, demografici e sociali che da molti anni stanno mettendo a dura prova la sostenibilità del SSN. Il modello attuale, ospedalocentrico e più orientato alla gestione delle acuzie, si è dimostrato impreparato di fronte all’aumento progressivo delle cronicità e delle fragilità, poco risolutivo nella gestione della complessità che emerge da tali condizioni e inefficace nei programmi di prevenzione e promozione della salute, i quali ancora si focalizzano su fattori di rischio e stili di vita, in assenza di strategie verso i determinanti e le determinazioni socio-economiche di salute.
 
L’approccio biomedico dominante e l’iperspecialismo, non bilanciati da un’adeguata assistenza generalista e biopsicosociale, causano frammentazione dei percorsi di cura e duplicazione di servizi e prestazioni, che non necessariamente migliorano lo stato di salute¹, richiedono ingenti risorse ed espongono a elevato rischio di overmedicalizzazione.
 
Di fronte a queste riflessioni, il nostro gruppo ha quindi deciso di responsabilizzarsi e organizzarsi intorno a una domanda fondamentale: è possibile, oggi in Italia, immaginare un SSN fondato sulle Cure Primarie orientato al territorio e alla comunità?
 
Evidenze consolidate sostengono la necessità di una forte trasformazione dei sistemi assistenziali verso l’integrazione socio-sanitaria, la multiprofessionalità e il coinvolgimento attivo della comunità, come proposto già nel 1978 ad Alma-Ata². Questo paradigma trova la sua espressione nella Primary Health Care di tipo Comprehensive (C-PHC), concetto recentemente ribadito nella Dichiarazione di Astana³.
 
A più di un anno dall’inizio della campagna “2018 Primary Health Care Now or Never”, caratterizzata da vari eventi formativi/divulgativi in diverse città italiane, crediamo che un radicale cambio culturale e organizzativo delle Cure Primarie sia possibile e non più rimandabile. A tal fine riteniamo debbano realizzarsi:
• La volontà politica di mantenere un SSN pubblico, equo, universalistico, nel pieno rispetto dell’Art. 32 della Costituzione.
• Il cambio di paradigma verso un modello assistenziale proattivo e longitudinale, operante su tutte le dimensioni che influiscono sulla salute delle persone nel loro contesto familiare e di comunità.
• L’evoluzione della formazione pre e post laurea dei professionisti sanitari verso una dimensione interprofessionale e aperta al setting delle Cure Primarie.
• Una nuova descrizione professionale e contrattuale della Medicina Generale nel contesto di una riforma delle Cure Primarie, che veda lavorare team multiprofessionali in stretta collaborazione con i servizi sociali e che abbiano spazi di autonomia per definire a livello locale le migliori strategie al fine di raggiungere obiettivi predefiniti.
 
Per superare il blocco storico posto sia dalla Medicina Generale che dalla politica, le recenti riforme intraprese dal Veneto e dalla Lombardia rappresentano un tentativo prevedibile ma insufficiente, se non deleterio, per andare oltre la semplice gestione della malattia e agire efficacemente sulla salute delle persone e delle comunità.
 
Le Cure Primarie non si rinnovano con la marginalizzazione dei Medici di Medicina Generale ma, al contrario, con una ridefinizione dei ruoli, della formazione e delle competenze che parta dagli stessi professionisti e che preveda meccanismi di verifica e misurazione dell’attività clinico-assistenziale. Il ricambio generazionale in atto è un’occasione da non perdere per superare le vecchie logiche e avviare una riflessione supportata dall’entusiasmo e dalla voglia di cambiamento delle nuove generazioni di MMG, con il fine comune di ristabilire un dialogo costruttivo tra professionisti, politica e istituzioni, su un piano eticamente, culturalmente e deontologicamente superiore alla mera contrattazione sindacale.
 
Insieme agli altri sostenitori della campagna, ci rendiamo disponibili al dialogo e alla progettazione condivisa con tutte le realtà e gli attori interessati al cambiamento.
 
Elena Rubatto
Giorgio Sessa
Andrea Maurizzi
Gianluca Marini
Annalisa Napoli
Agostino Panajia

 
Campagna Italiana “2018 Primary Health Care: Now or Never” per un nuovo modello di Cure Primarie
2018phc.wordpress.com


¹  Plochg T, Klazinga N, Starfield B. Transforming medical professionalism to fit changing health needs. BMC Med. 2009
²  WHO, UNICEF. Primary health care : report of the International Conference on Primary Health Care, Alma-Ata, USSR, 6-12 September 1978. Alma-Ata, USSR; 1978

³ Declaration of Astana:Global conference on primary health care. Astana, Kazakhstan 25-26 October 2018. WHO and UNICEF, 2018

02 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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