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Concorsi in Medicina d’Urgenza: non dimentichiamo le competenze

di Roberta Petrino

15 GEN - Gentile direttore,
scrivo nuovamente in qualità di Immediate past president della Società Europea in Medicina di Emergenza (EUSEM), come rappresentante italiana alla Section of Emergency Medicine della UEMS (European Union of Medical Specialists) e come direttore di una struttura complessa di Medicina e Chirurgia d’accettazione e d’urgenza, per esprimere le mie perplessità e la mia preoccupazione relativa all’emendamento proposto dal governo ed in discussione in questi giorni, circa la possibilità a chi abbia maturato almeno 4 anni di “servizio anche non continuativo” negli ultimi 10 anni presso un servizio di emergenza, di accedere ai concorsi di selezione per dirigente medico di MeCAU.

Da anni la Società Europea (che rappresenta le società nazionali inclusa la SIMEU) si è battuta per far sì la Medicina di Emergenza e Urgenza ottenesse un riconoscimento come specialità medica Europea, perché mantenesse la durata di 5 anni, previsti dalla UE per le specialità Europee, perché fosse aderente alle competenze prescritte dal curriculum Europeo di Medicina di Emergenza, per poter garantire la presenza di medici specialisti, preparati e competenti in ogni Pronto Soccorso e nei servizi di Emergenza Territoriale.

L’emendamento proposto, se approvato così come descritto, porterà a situazioni pericolose che farebbero tornare indietro di anni rispetto a queste battaglie.

Uno specialista in Medicina di Emergenza e Urgenza si vedrebbe equiparato, con lo stesso tipo di contratto, con lo stesso stipendio e con la stessa possibilità di carriera, ad un medico non specialista che abbia maturato almeno 4 anni di attività, con qualunque tipo di collaborazione, in un servizio di emergenza.

Nell’emendamento non è citata una forma di valutazione delle competenze più approfondita rispetto all’esame di concorso, quale potrebbe essere ad esempio l’esame di Diploma Europeo di Medicina di Emergenza (EBEEM), un esame che valuta tutti gli aspetti previsti dal curriculum, clinici, organizzativi, di comunicazione e di abilità tecniche, di una durata e complessità non compatibile con un semplice esame concorsuale.
 
D’altra parte l’EBEEM è già proposto da EUSEM e dalla UEMS Section of Emergency Medicine, oltre che come esame di certificazione per gli specialisti, anche per i medici non specialisti in Medicina di Emergenza ma con almeno 5 anni di lavoro a tempo pieno e continuativo in Dipartimento di Emergenza, per poterne certificare le competenze. Questa possibilità è stata considerata per quei paesi Europei in cui la Medicina di Emergenza ancora non è stata attivata come specializzazione medica, o per quelli (come l’Italia) in cui ancora non tutti i medici che lavorano nei Dipartimenti di Emergenza sono specialisti in Medicina di Emergenza e Urgenza (sono ancora molte, purtroppo le specialità equipollenti).

Una certificazione come l’EBEEM sarebbe il minimo accettabile per poter ammettere medici non specialisti ai concorsi di medicina d’urgenza, per non correre il rischio di avere medici impreparati incrementando i rischi per i pazienti e per il personale sanitario, in un pronto soccorso che è cambiato e che ha assunto delle funzioni e delle competenze peculiari e indispensabili, data la profonda riorganizzazione degli ospedali moderni.

L’EUSEM tuttavia, raccomanda l’immediato adeguamento del numero di posti in scuola di specialità, in modo da poter coprire tutti i posti vacanti con specialisti, ed evitare che si debba ripresentare la necessità di trovare soluzioni improvvisate e non rispettose della qualità e della disciplina. Si vuole ribadire che la Medicina di Emergenza e Urgenza è una specialità definita, supportata da un curriculum e da un documento fondamentale prodotto dalla UEMS per ogni specialità e accreditato dalla Commissione Europea, che è lo “European Training Requirements” che prescrive in modo preciso le modalità formative, i contenuti, i criteri per la rete formativa per ogni specialità medica. Surrogare il lavoro di uno specialista ad un medico con “un po’ di esperienza” non fa bene alla sanità italiana ed è gravemente lesivo per la reputazione dello specialista stesso.

Una possibile alternativa, in attesa di avere il numero adeguato di specialisti, è quella di  limitare l’attività di questi “non specialisti” alla gestione dei codici bianchi o non urgenze, attività che poco ha a che fare con le competenze del medico di emergenza e urgenza.
 
Roberta Petrino
Direttore SC MeCAU Vercelli
Immediate Past president EUSEM

15 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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