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Sulla formazione medica poca chiarezza sulla reale situazione

di Chi si cura di te? e Federspecializzandi

21 GEN - Gentile direttore,
in merito alla formazione medica, negli ultimi mesi si sono susseguite le proposte e promesse più disparate, riteniamo tuttavia che vi sia poca chiarezza rispetto sia a quella che è la reale situazione attuale che rispetto a quali possono essere le migliori strategie per cercare di invertire la tendenza che vede attualmente migliaia di medici prossimi alla pensione e l’impossibilità di sostituire queste unità di personale.
 
Per questa ragione abbiamo prodotto un documento di sintesi che analizza le attuali proposte al vaglio. Il nodo cruciale della questione, a nostro parere, risiede nell’adeguamento del numero delle borse di formazione, tanto per le scuole di specializzazione quanto per la medicina generale: attualmente sotto misurate rispetto ai laureati in medicina di oltre 3000 unità annue. Questo ha portato, negli anni, ad un accumulo di giovani laureati che attualmente sono costretti a lavorare precariamente e senza aver ricevuto una formazione adeguata per svolgere le mansioni che spesso e volentieri si trovano a dover ricoprire.
 
Mentre, dall’altro lato, mancano medici specialisti e di famiglia in uscita ed i concorsi nelle ASL e le carenze nei distretti restano deserti. Per quanto riguarda le scuole di specializzazione la soluzione, però, a nostro parere, non risiede in uno sradicamento dell’attuale sistema, ma in una sua ottimizzazione. Già con il DI 402 del 2017, è stato prevista l’apertura ad una rete formativa che vada oltre le mura universitarie e permetta così di formare un maggior numero di giovani medici. Questo, inoltre, permette una maggiore integrazione con il territorio e alimenta un clima di proficuo scambio con la realtà universitaria.
 
Tale espansione, però, è chiaramente frenata dal ristretto numero di contratti messo a bando per la specializzazione in area sanitaria. Diversamente da quanto asserito, quindi, il vero limite alla risoluzione della carenza di medici è il finanziamento, non certo il coordinamento da parte delle università della formazione.
 
I giovani specializzandi sono medici in divenire, che non possono in alcun caso considerarsi come sostituti o surrogati del medico specialista, e, come tali, devono operare sotto la supervisione di questi ultimi per gradualmente acquisire competenze ed autonomia. In tale processo, la supervisione sulla formazione dell’ente universitario, oltre che garantire il valore legale del titolo acquisito, è imprescindibile per evitare lo snaturamento della formazione e la sua trasformazione in lavoro dequalificato e a basso costo.
 
I cittadini che fruiscono del Servizio Sanitario Nazionale devono poter aver accesso a cure erogate da personale adeguatamente formato, così come il medico deve poter imparare con la sicurezza di uno specialista che lo guidi là dove ancora non è sufficientemente autonomo. Ribadiamo la necessità che venga tutelata la natura unica dello specializzando, da un lato soggetto in formazione e dall'altro erogatore di prestazioni assistenziali.
 
Vi sono attualmente criticità ancora in essere su maternità, malattia e previdenza ma è fondamentale evitare in ogni modo che lo specializzando o il “camice grigio” vengano utilizzati come tappabuchi a basso costo per sopperire a carenze di organico. Oltre che adeguare il numero dei contratti alle reali necessità della popolazione è prioritario ottimizzare l’attuale sistema formativo con una rivisitazione per competenze dei piani formativi, con più trasparenza sulla formazione erogata dalle scuole e con controlli capillari e periodici da parte degli enti preposti, come l’Osservatorio Nazionale e gli Osservatori Regionali.
 
La carenza di personale, però, come già detto sopra, riguarda anche i medici di famiglia, si sta, quindi, discutendo, di una riforma del corso di formazione specifico in medicina generale. Le proposte ventilate sembrano avere, anche in questo frangente, più criteri quantitativi che qualitativi, seppur favorite da un aumento del numero di contratti, si propongono, infatti, soluzioni tampone che lederebbero inevitabilmente la formazione dei futuri medici di famiglia, questo in un momento in cui risulta sempre più evidente la necessità di un inserimento della medicina generale in un ambito di ricerca e di formazione equiparabile a quella dei colleghi specialisti.
 
Le scelte da fare sono chiare e, se non si prendono ora, negli anni a venire si avranno ripercussioni inevitabili tanto in termini di salute di popolazione quanto di costi derivanti dalla maggior disorganizzazione e peggiore qualità del servizio erogato nella sua interezza. E questo, nella tutela di un diritto sancito costituzionalmente, non possiamo permettercelo.
 
Chi si Cura di Te?
FederSpecializzandi

21 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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