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Maxiconcorso infermieri nel Lazio. Come stanno realmente e cose

di Barbara Leone

01 MAR - Gentile Direttore,
faccio parte di un gruppo di sanitari che chiedono il rientro con mobilità nella regione Lazio, dopo oltre dieci anni di esilio, e che oggi non vengono nemmeno menzionati nell’ambito delle oramai famosissime procedure di stabilizzazione. Il ricorso di cui si parla nella notizia da pubblicata su Quotidiano Sanità alcuni giorni fa è stato promosso da un gruppo di professionisti sanitari che, nella situazione attuale, vedono negarsi il legittimo diritto di rientrare nella Regione Lazio.

Pur comprendendo la gravità della situazione e gli sforzi che la Regione sta compiendo per porre fine al precariato, resta comunque il fatto che anche noi abbiamo dei diritti e che i cittadini giustamente cercano tutela nelle sedi opportune.

Infatti, sulla base della normativa vigente la mobilità deve essere prioritariamente espletata secondo l’articolo 30 comma 2bis, D. Lgs 165/2001, nella parte in cui stabilisce che “Le amministrazioni, prima di procedere all’espletamento di procedure concorsuali, finalizzate alla copertura di posti vacanti in organico, devono attivare le procedure di mobilità di cui al comma 1, provvedendo, in via prioritaria, all’immissione in ruolo dei dipendenti, provenienti da altre amministrazioni, in posizione di comando o di fuori ruolo, appartenenti alla stessa area funzionale, che facciano domanda di trasferimento nei ruoli delle amministrazioni in cui prestano servizio”.

I posti vacanti appunto, sono quelli che erano stati definiti per la attivazione del concorso del S. Andrea per la figura professionale dell'infermiere.

A questo proposito, faccio presente che con il DCA 00068, che allego, tutti i posti vacanti che erano stati indicati in precedenza sul bando, dopo la azione legale promossa dagli infermieri sono stati interamente destinati alla mobilità come la legge prevede, dando di fatto ragione agli infermieri.

Secondo la tesi proposta dal nostro legale, e anche secondo il nostro parere, quelli che si stanno svolgendo in tutto il paese sono concorsi pubblici a tutti gli effetti, nel rispetto dei principi Costituzionali, pur prevedendo il 50% dei posti riservati ai precari.

Il personale che chiede il rientro nel Lazio è stato formato nelle aziende sanitarie di tutto il paese e potrebbe costituire un enorme arricchimento per il SSR.

Vogliamo anche fare riferimento alla recentissima sentenza della Cassazione 12559/17, di cui riportiamo alcuni significativi passaggi: “Con riguardo alla legislazione regionale, la testuale voluntas legis, se è certamente quella di preferire l'utilizzazione delle graduatorie degli idonei, “derivanti da pubblici concorsi”, ove ancora vigenti, rispetto all'indizione delle procedure di concorsi pubblici, è anche quella di anteporre, finanche all'utilizzazione delle graduatorie degli idonei, l'esperimento delle procedure di mobilità, come è inequivocamente indicato dalla locuzione “previo esperimento delle procedure di mobilità”.

“La mobilità intercompartimentale - come il legislatore ha espressamente previsto deve ritenersi estranea ai blocchi delle assunzioni nella pubblica amministrazione in quanto all'esito della sua realizzazione non vi è un vero e proprio aggravio di spesa per la pubblica amministrazione globalmente considerata, posto che - pur variata l'amministrazione di appartenenza - il numero complessivo dei soggetti impiegati rimane lo stesso, trattandosi di strumento di gestione funzionale all'organizzazione complessiva della pubblica amministrazione. Ne resta confermato un quadro normativo di assoluto favore per il passaggio di personale tra amministrazioni rispetto all'assunzione di nuovo personale, che non può non riverberarsi anche sul rapporto tra ricerca di personale mediante mobilità volontaria e scorrimento delle graduatorie; anche in quest'ultimo caso, infatti, pur trattandosi di procedure già espletate, rileva comunque la provvista “aggiuntiva” di nuove risorse umane, al contrario dell'altra modalità in cui la copertura dei posti si consegue attraverso un'ottimale redistribuzione di personale pubblico già in servizio”.


In seguito al ricorso promosso dagli infermieri, con il succitato DCA00068 si è promulgato un incremento del numero di posti per il profilo di Collaboratore Professionale Sanitario-Infermiere da ricoprire mediante la procedura di mobilità prevista dall’art. 30, comma 2 bis del D.Lgs. n. 165/2001 e s.m.i, per le Aziende ed Enti del S.S.R., dando sostanzialmente ragione ai ricorrenti.

Se mi permette vorrei anche fare una personale riflessione sempre su quanto dichiarato nel DCA00068, in particolare: “ad eccezione della graduatoria di concorso dell’A.O.U. Policlinico Umberto I, in corso di esaurimento, non sono presenti nell’ambito del S.S.R. altre graduatorie di concorso pubblico per il profilo di C.P.S. Infermiere”. Questa cosa non è vera, esistono attualmente nella Regione svariate graduatorie di mobilità espletate recentemente da quasi tutte le aziende sanitarie laziali, per la figura professionale dell'infermiere, e considerando che: “tale profilo assume, nell’ambito della riorganizzazione del sistema assistenziale per intensità di cura, una particolare rilevanza anche in considerazione del possibile sviluppo di unità operative a gestione infermieristica”, favorire il rientro di personale formato e selezionato nelle aziende sanitarie di tutto il paese dovrebbe essere un interesse basilare per la nostra Regione.

Che senso ha spendere denaro e risorse per fare delle graduatorie e poi lasciarle morire? Quale sarebbe la logica di tutto questo?

Se l’intento della Regione Lazio è quello di valorizzare le professionalità della Regione, chiediamo di essere i primi ad essere valutati in quanto abbiamo dimostrato le nostre capacità superando selezioni nazionali in cui hanno partecipato migliaia di altri candidati ed inoltre abbiamo acquisito conoscenze e competenze formalmente documentate ed utilizzabili nell’immediato nelle aziende sanitarie del Lazio.

Dr.ssa Barbara Leone
Presidente Movimento Esiliati Lazio Sanità

 

Gentile dottoressa, 
a seguito di questa ed altre segnalazioni dopo la pubblicazione della notizia (fonte Regione Lazio) del respingimento del ricorso, abbiamo contattato la stessa Regione Lazio che ha confermato come il Tar non si sia ancora pronunciato nel merito ma abbia comunque respinto la richiesta di sospensiva, permettendo dunque di procedere con il concorso.
 
Nel frattempo la Regione, con il decreto DCA 00068 del 22 febbraio 2019, ha provveduto a una rideterminazione dei posti, aumentando quelli previsti per la mobilità, che passano da 58 a 283. Tale rideterminazione, secondo la Regione, dovrebbe nei fatti far decadere le ragioni del ricorso.
 
Restano invariati i posti riservati alle assunzioni mediante procedura concorsuale (209) e quelli per l'assumzione mediante procedura concorsuale, con previsione della riserva con previsione della riserva ai sensi dell’articolo 1 comma 543 della Legge 208/2015 e s.m.i. (49).
 
La Redazione

01 marzo 2019
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