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Questione medica in relazione al genere

di Margherita Arcieri

13 MAR - Gentile Direttore,
il periodo che stiamo attraversando è caratterizzato da un cambiamento epocale della Medicina in seguito alla decisione del Presidente FNOMCeO, dr. Filippo Anelli, di indire gli Stati Generali della Professione Medica. La prima assemblea – convegno si è svolta presso l’OMCeO di Bologna il 27 febbraio 2019 al fine di sviluppare le tematiche che ruotano attorno alle 100 tesi del prof. Ivan Cavicchi per discutere il medico del futuro.
 
Come donna medico e Presidente dell’Associazione Donne Medico di Bologna, credo che la tesi “Il genere e la professione medica” meriti un’attenzione ed un approfondimento particolare in relazione alla crisi ed ai cambiamenti della Medicina.
 
Per questa ragione non posso che trovarmi in sintonia con quanto scritto dalla collega Mancin che, nell’occasione dell’8 marzo, ha richiamato la nostra attenzione sulla necessità di inserire la questione della femminilizzazione della professione all’interno della discussione sulle 100 tesi (QS 8 marzo 2019).
 
Per altro trovo opportuna e condivisibile la sua idea rivolta al presidente Anelli di organizzare un confronto specifico tra le 100 tesi e le donne medico.
 
Le donne medico al pari dei giovani medici, delle società scientifiche, delle università, cioè al pari di tanti soggetti, nei confronti delle 100 tesi, rappresentano una problematica particolare da mettere in campo per effettuare degli approfondimenti di merito dai quali il dibattito in corso non potrà che giovarsi.
 
La collega Mancin chiude il suo articolo richiamando le tesi che ci riguardano che, anche secondo me, meritano la nostra considerazione:
- le donne medico non solo in ragione del loro numero ma anche delle loro grandi capacità relazionali rappresentano un valore aggiunto per l’intera professione, per cui c’è la necessità di dare a questo valore anche un riconoscimento deontologico
- le donne quale maggioranza devono essere adeguatamente rappresentate dalle donne
- le donne devono esprimere la loro specificità attraverso un pensiero che aiuti la medicina nel suo processo di rinnovamento
- il concetto di “genere” quale espressione di singolarità deve aiutarci a ripensare il paradigma che fino ad ora si è ispirato al valore della generalità
 
 
Si tratta di problematiche che noi all’Ordine di Bologna abbiamo affrontato anzitempo con uno specifico convegno organizzato il 19 maggio 2018 al quale abbiamo invitato tutte le donne medico che hanno un ruolo nel nostro sistema di rappresentanza. Il titolo di tale convegno va ricordato perché alquanto significativo “Questione medica al femminile”.
 
In quella circostanza ancora non erano state pubblicate le 100 tesi che, se non sbaglio, sono state formalizzate successivamente a dicembre, ma il nostro obiettivo era senz’altro quello di preparare il terreno affinché esse acquisissero spunti, argomenti, stimoli.
 
Devo dire che è esattamente quello che è avvenuto. Le tesi hanno recepito le nostre sollecitazioni e di questo noi donne medico, in particolare quelle di Bologna, non possiamo che esserne compiaciute.
Tuttavia il lavoro di approfondimento e di definizione del problema deve continuare.
 
Oggi si impone:
- la necessità di definire nuovi modelli organizzativi che superino gli stereotipi di genere ed adottino una progettualità riformatrice che rispetti e valorizzi entrambi i generi, in modo tale che entrambi convergano verso il cambiamento con nuovi modelli di medicina;
 
- la creazione di condizioni volte ad effettuare un percorso lavorativo basato sui concetti di tutela del merito, delle capacità e qualità professionali che devono andare oltre gli stereotipi di genere;
 
- tutele normative per favorire il raggiungimento di ruoli apicali, un trattamento economico paritario ed evitare di procrastinare la procreazione di figli o addirittura rinunciare alla maternità per eludere l’interruzione di carriera, il congelamento dei contratti di assunzione, dei contratti per i liberi professionisti con conseguente perdita del posto di lavoro e le situazioni di mobbing dopo il congedo maternità o aspettativa per assistere genitori anziani o figli disabili;
 
- il coinvolgimento delle donne medico nei tavoli decisionali che riguardano la professione, la sanità e la medicina. 
 
 
Con le 100 tesi si è aperto uno straordinario dibattito sulla medicina, sul suo paradigma e sulla complessità della persona malata.
 
Le donne medico, anche su questo versante, possono dare un importante contributo. Innegabile è la loro predisposizione a saper relazionarsi col malato mettendo in atto una buona comunicazione. Le donne medico, in generale, sono più portate ad avere capacità di ascolto e di restituzione delle informazioni dando al malato la percezione di interesse e di cura. Il malato, di conseguenza, si affida con fiducia per costruire insieme un percorso terapeutico.
 
Tutto ciò si traduce nella creazione della relazione.
Ed una buona relazione equivale ad una cura efficace.
 
Un’ idea femminile di medicina porta ad una diversità qualitativa del lavoro del medico in cui il malato viene considerato una persona e non solo un sintomo o organo da curare.
In conclusione è ormai tempo che il ruolo della donna medico non sia più solo di attrice della sua professione, ma regista di un sistema di cura.
 
Ci permettiamo quindi di sollecitare la FNOMCeO, che ringraziamo per l’impegno straordinario che sta profondendo al fine di risolvere la crisi della professione, a continuare nella strada degli approfondimenti includendo tra questi quello che rimodulando il titolo del nostro convegno dello scorso anno, potremmo chiamare “Stati generali al femminile”.
 
Dr.ssa Margherita Arcieri
Medico Geriatra
Presidente Associazione Italiana Donne Medico Sezione Bologna
Consigliera OMCeO Bologna

13 marzo 2019
© Riproduzione riservata

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