Codice infermieri. Il presidente Carlotti ha squarciato il velo
di Marcella Gostinelli
28 APR -
Gentile Direttore,
la testimonianza di Carlotti (
QS, 26 aprile) è importante perché viene da un luogo chiuso, dove noi infermieri non sappiamo cosa accada, e proprio per questa chiusura del luogo, ciò che da noi viene percepito è inteso, dai suoi abitanti, come il male; dire qualcosa di quel luogo non conviene mai perché automaticamente entri nell’aperto, e lo spazio aperto non protegge.
Carlotti dice l’ardente verità che riassunta è questa: il codice deontologico degli infermieri è stato approvato senza che ogni direttivo lo abbia potuto discutere e approvare con i suoi iscritti, perché la bozza è arrivata con posta certificata solo il giorno prima della convocazione del consiglio nazionale, dove è stato invece approvato dai presidenti, alla faccia della comunità vera che rappresentavano e che non doveva sapere cosa si stava svolgendo in quel Consiglio.
Se è andata cosi per tutti gli altri ordini quel codice approvato non è il codice deontologico degli infermieri.
E sapete perché? Perché le consultazioni infermieristiche on line erano state davvero poche (detto anche da alcuni presidenti dell’allora collegio) e invece di preoccuparsi di trovare altri metodi di discussione hanno pensato (sembra) che fosse meglio non cercare la discussione, né prima, né durante il processo di formazione del codice; l’apparente non interesse degli infermieri per le cose degli infermieri sembra che faccia loro gioco.
Questa volta “i soliti noti “ a pensar male hanno fatto bene.
Carlotti sembra essere l’unico presidente che si è preoccupato di rappresentare i propri iscritti ritenendo “il consiglio direttivo l’organismo dove si esprime la volontà della comunità infermieristica”. Ma allora, se in un sistema rappresentativo non si tiene conto del rappresentato, perché il rappresentato, obbligatoriamente iscritto, dovrebbe pagare quella che a questo punto è solo una tassa e che in quanto tale non è garanzia di tutela, né per l’iscritto né per il cittadino curato da quell’iscritto non rappresentato?
Perché noi infermieri dovremmo rispettare un codice che non è nato dagli infermieri approvato senza la loro approvazione? A che servono gli ordini provinciali, a che serve la Fnopi se non a garantire la sua/loro propria esistenza? A che serve la competenza di Aceti che come portavoce della Fnopi porta ai cittadini una non voce? Perché chiedere 3 euro in più ad iscritto a ciascun ordine se poi non si considera chi te li dà?
Cari colleghi, rispondo da qui a coloro che criticano Carlotti dicendo che bastava dire no ad ogni articolo e non votarlo: no, non sarebbe bastato perché il problema non è il non aver detto in Consiglio ciò che si pensa, il problema è che la Federazione contava sul fatto che i Presidenti arrivassero in Consiglio con un pensiero omologato, come il meccanismo perfettamente oleato del sistema impone; accordo tacito sempre. Carlotti ha interrotto quel meccanismo uscendo e ha comunicato al mondo che ha rinunciato a quel metodo.
Bene ha fatto Carlotti ad andarsene perché come egli dice nella sua bella lettera (…) “sono stato presente all’illustrazione del codice il venerdì pomeriggio dove mi è stato chiaro che questo disagio era percepito solo da me e dal consiglio che rappresento per cui ho ritenuto che la quarta opzione (non partecipare), convinto che in nessun caso il risultato sarebbe cambiato, fosse la migliore”.
Evidentemente Il senso d’impotenza di quel presidente, la percezione di non contare, il fare predeterminato di quel sistema, ha portato la coscienza di Carlotti a stare male e ad uscire e con lui tutti noi che diciamo no a questo modo di essere Ordine, infermiere, dirigente, presidente, cittadino.
Carlotti dice di percepire irrispettoso l’atteggiamento di colui/coloro che non rappresentano i propri iscritti. Noi la pensiamo come Carlotti e ci aspettiamo dagli altri presidenti una giustificazione, una motivazione anche umana, di limite, che ci permetta di continuare a considerarli nostri presidenti.
Io, da qui, lo chiedo al presidente dell’ordine di Firenze, Danilo Massai, al quale ho chiesto alcuni giorni prima la bozza del codice e che me l’ha mandata dopo l’approvazione, a conferma di quanto Carlotti riferisce. Voi altri colleghi, iniziate a chiederlo ai Vostri altri presidenti e impegniamoci ad ascoltare le loro motivazioni. Invitiamoli ad essere generosi, altruisti e sempre competenti, con gli infermieri
Carlotti dice (…) la Federazione ha legittimamente valutato di fare diversamente” (…) ; no Carlotti, qui non sono d’accordo, non lo ha fatto legittimamente perché può essere un modo autoritario di fare, ma non legittimo, considerando che gli infermieri avevano il dovere-diritto di discutere il loro nuovo codice e non ritenendo le consultazioni on line l’unico modo possibile avevano diritto ad altri metodi più inclusivi di partecipazione e quindi più discorsivi e riflessivi e di consenso, e quindi di dire si a quel Codice.
Egli prova profonda e sincera ammirazione per tutti quelli che sono riusciti a farsi un giudizio completo in cosi poco tempo; posso capire la sua esternazione di umiltà, ma non è sufficiente perché anche quelli “lesti ” hanno bisogno della riflessione dei loro iscritti per approvare.
Avere incitato i propri iscritti alle consultazioni on line, infatti, non è sufficiente agli infermieri.
Mi permetta Carlotti di dissentire anche sulla sua ultima affermazione: “La comunità infermieristica ha approvato il nuovo Codice Deontologico, questo è il codice che gli infermieri devono adottare”.
La comunità infermieristica per tutto quanto lei ha detto sopra non ha potuto approvare il nuovo codice deontologico, la comunità infermieristica lo subirà come subisce ogni giorno la volontà altrui di farli sgobbare e basta e a testa bassa”.
La comunità infermieristica lo adotterà perché ha da durar fatica nella più arida indifferenza di tutti in questo sistema, e quindi risparmia le oramai poche energie che ha.
Vorrei anche chiedere ai nuovi presidenti di Ordine, che durante il mandato Silvestro erano per cosi dire di “lotta continua” (mi si conceda l’espressione), dove sono andati a finire i loro intendimenti precedenti, e chiedergli come hanno inteso rappresentare i loro infermieri, se hanno votato il nuovo codice.
Ringrazio Emiliano Carlotti, è di questo genere di Presidenti che abbiamo bisogno: umani, sinceri, limitati nell’apprendimento “lesto”, ma onesti e rispettosi e per questo competenti . Con presidenti cosi saremmo presto uniti e coesi, viceversa viva la disunione.
Marcella Gostinelli
Infermiera
28 aprile 2019
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