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Se il lavoro causa il cancro

di Alberto Vannelli

29 APR - Gentile Direttore,
la festa del primo maggio rappresenta la presa coscienza dei lavoratori per la promozione di un lavoro sicuro, sano e dignitoso. A fine aprile si è tenuta la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro: una campagna promossa dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro. I dati presentati, dicono che i tumori in Italia nel 2018, sono stati 2461: il 4,1% del totale delle malattie professionali; in lieve calo sul 2017 (-0,9%), segno che l'attenzione delle imprese è cresciuta.
 
Oggi in Italia sono quasi 3.5 milioni le persone con una precedente diagnosi di tumore, alle quali si sommano 373.000 nuove diagnosi all’anno. Numeri in crescita soprattutto nella percentuale di guarigione: oltre il 60% dei pazienti può considerare concluso il proprio percorso; sono dati superiori alla media europea che obbligano però ad alcune riflessioni.
 
La necessità di cura e assistenza del cittadino, quando diventa paziente oncologico, non si esaurisce con i trattamenti, per questo negli anni l’ordinamento italiano ha previsto tutele giuridiche e benefici economici per il lavoratore e la sua famiglia.
 
E’ un percorso lungo che ha visto però l’Italia capolista in Europa, con un corpus giuridico importante e modificato negli anni secondo le mutate esigenze del mondo del lavoro. Tutto ha inizio nel 2003 con il recepimento della riforma del mercato del lavoro, la famosa legge Biagi: una norma che riconosce al lavoratore il diritto di passare dal tempo pieno al tempo parziale durante le cure e di tornare al normale orario di lavoro dopo le terapie.
 
Con la legge 80/2006 il tempo per l’accertamento dell’invalidità causato dalla malattia oncologica, è ridotto a 15 giorni, con conseguente riduzione dei tempi di accesso ai benefici previsti dalla legge. L’articolo 20 del D.L. 78 del 1 luglio 2009 convertito in legge 102 il 3 agosto 2009 ha riformato la procedura di accertamento dell’invalidità civile, e nel 2010 l’entrata in vigore della nuova procedura telematica prevista dall’Inps.
 
Da ultimo piace ricordare le norme del smart working previste dal cd del Jobs Act degli autonomi e da quelle sulle ferie e riposi “solidali”. Anche l’attenzione dell’attuale governo va nella direzione giusta: il taglio medio del 32% delle tariffe Inail introdotto dalla legge di bilancio, ridurrà il cuneo fiscale sulle imprese senza andare a svantaggio della sicurezza.
 
Ma cosa fare per ridurre il rischio, quali sono gli esami di prevenzione? Ritengo che i veri esami siano quelli della coscienza: una sensibilità nazionale verso i temi della sicurezza e salute sul lavoro. L’etica del diritto per cercare un ambiente sicuro e sano mantenuto a tutti i livelli.
 
L’educazione civica ci insegna che governo, datori di lavoro e lavoratori, devono partecipare attivamente alla garanzia di un lavoro sicuro e sano attraverso un sistema di diritti, responsabilità e doveri definiti, e in cui è attribuita la massima priorità al principio di prevenzione. Il titolo IV del D.lgs. 502 del 92 ci ricorda che i diritti e le tutele di tutti i cittadini sono sanciti a livello legislativo anche tramite gli organismi di volontariato.
 
Nel giro di pochissimi anni siamo passati da una malattia per acuti ad una patologia spesso cronica. Questo ha modificato l'essenza stessa della cura rendendo difficile perfino a noi medici interpretare il fenomeno. In una società in continuo cambiamento con difficoltà a sostenere i crescenti costi del welfare, dobbiamo riconoscere che nel prossimo futuro, il ruolo delle organizzazioni no profit, avrà un impatto decisivo.
 
Il nostro messaggio: “costruire un’idea per istruire una coscienza oncologica”, può anche essere declinato nel mondo del lavoro per tenere vivo il comune senso civico evitando di confondere vita con tranquillità e la salute con l’età.
 
Alberto Vannelli
Chirurgo oncologo, Presidente di Erone onlus 

29 aprile 2019
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