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Il codice deontologico degli infermieri e la nostalgia della Cgil per il demansionamento

di Andrea Bottega

03 MAG - Gentile direttore,
la Cgil interviene sul codice deontologico delle professioni infermieristiche criticando la Fnopi di non avere avuto “coraggio”. Dalla lettura dell’articolo non comprendiamo in cosa sia mancato il coraggio. Quello che capiamo è che la Cgil contesta la scomparsa dell’articolo 49, che a loro dire, “in qualche modo poteva tutelare la figura in caso di eventuale demansionamento”. Infatti, sempre a dire della Cgil, “lo stesso era stato utilizzato in numerose sentenze vinte proprio contro il demansionamento”.
 
In assoluta controtendenza la Cgil rimpiange un articolo che imponeva all’infermiere di compensare le “carenze e i disservizi” che potevano verificarsi. Il fatto che fosse specificato che dovessero essere “eccezionali” nulla ha tolto in questi dieci anni alla gravità di un articolo che nasceva come naturalmente come demansionante.
 
Un articolo che, lo abbiamo ribadito più volte, non aveva e non ha eguali in alcun codice deontologico delle altre professioni sanitarie. Un articolo che ha provocato due sentenze negative contro gli infermieri per non essersi assoggettati a mansioni inferiori. Ricordiamo il nostro commento e quello del Benci sulla sentenza della Corte di appello di Roma in materia di chiusura dei rifiuti speciali e del Tribunale di Frosinone. In entrambi i casi si citava il livello di compensazione dovuto per le “attività ausiliarie” sancito dallo stesso codice deontologico. Attendiamo ora l’esito del nostro ricorso in Cassazione.
 
E’ vero quindi il contrario di quanto affermato dalla Cgil. Il codice deontologico ex Ipasvi 2009 è stato utilizzato dalla parte datoriale contro i lavoratori per fargli svolgere attività appartenenti alle figure inferiori.
 
In un recente intervento ho definito quella norma del codice un “articolo vergogna” e non posso che ribadirne il giudizio. Oggi che la Fnopi ha deciso di archiviare quell’articolo non possiamo che esserne contenti, a differenza dell’atteggiamento nostalgico di altre sigle sindacali.
 
Che il più rappresentativo sindacato generalista del comparto sanità lo rimpianga la dice lunga. D’altra parte non potevamo aspettarci molto da chi ha firmato un contratto estremamente penalizzante nei confronti della professione infermieristica. Sono gli stessi che hanno firmato una settimana prima delle elezioni politiche del 2018; sono gli stessi che hanno scritto nel contratto che i lavoratori possono fare la pausa “purché non in turno”; sono gli stessi che hanno penalizzato l’alternanza su due turni subordinandola a ridicole percentuali; sono gli stessi che hanno inventato carriere professionali richiedendo titoli di studio non esistenti. E si potrebbe continuare.
 
Gli infermieri sanno bene cosa significava quell’articolo demansionante nel loro codice. Della nostalgia della Cgil (e delle antiche nomenclature dell’Ipasvi) dell’articolo 49 se ne faranno una ragione.
 
Andrea Bottega
Segretario Nursind

03 maggio 2019
© Riproduzione riservata

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