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Neonata morta di pertosse. Perché occore ripensare, e comunque integrare, le strategie di contrasto

di Alberto Donzelli

04 GIU - Gentile Direttore,
al Policlinico Sant'Orsola di Bologna una neonata di 20 giorni è morta di pertosse, dopo esservi stata trasferita dall’Ospedale Maggiore di Parma. La madre si era vaccinata in gravidanza, come da correnti raccomandazioni. I comunicati riportati il 30 maggio da Agenzie e quotidianihanno attribuito ai medici delle due Aziende sanitarie dichiarazioni, di cui però suggerisco di riformulare tre punti, per informare i medici (e il pubblico) in modo più aderente alle attuali conoscenze, e contribuire a ridurre al minimo eventi tragici come quello di Bologna.
 
Punto 1:“La pertosse è estremamente pericolosaper i neonati. La vaccinazione universale è dunque fondamentale per limitare la circolazione del germe...”.
Andrebbe meglio chiarito che la vaccinazione non è efficace nel bloccare la circolazione del germe. Come spiegato anche su questo Quotidiano da un ex Di­rettore dell’ISS, Antonio Cassone, l’attuale vaccino an­tipertosse non può raggiungere l’immunità di gruppo.
 
“I vaccini anti-pertosse acellulari – scrive Cassone - non bloccano efficacemente la trasmissione del batterio. Morale ...: una buona immunità di gregge non è ottenibile..., con gli attuali vaccini, con la pertosse, quale che sia la copertura vaccinale, perché le perdite di immunizzati sono alte e la trasmissione del batterio all’interno della comunità non è impedita.”
 
Punto 2: “Variando il grado di immunizzazione in base a fattori individuali, non è possibile garantire una sicurezza al 100% finché la malattia non sarà eradicata... grazie alla vaccinazione”.
In realtà mancano i presupposti per un’eradicazione con questo vaccino. Quanto prima riportato da Cassone basterebbe già a spiegarlo. Si aggiungono le conclusioni di altri esperti mondiali di vaccini antipertosse:“... riducono la gravità della malattia, non la trasmissione dell’infezione” (Bolotin S et al. Pathog Dis 2015;73(8):ftv057). “Il vaccino antipertosse non impedisce a un adulto vaccinato di trasmettere l’infezione” (Plotkin, padrino dei vaccini).
 
Inoltre, dato il rapido decadimento dei livelli anticorpali protettivi in una parte dei soggetti, presente anche a seguito di malattia naturale, e ancor più a seguito di vaccinazione, gran parte degli adulti non risulta protetto a livello individuale, e anche chi lo è perché rivaccinato potrebbe essere colonizzato da B. pertussis e trasmettere la malattia. Dunque, i vaccinati possono essere portatori asintomatici, facilitando per paradosso i contagi (Kilgore PE et al. Clin Microbiol Rev 2016;29(3):449).
 
È molto importante comprendere e diffondere questa informazione, per quanto preciserò nel prossimo punto, anche perché è ormai dimostrato che l’origine del contagio è soprattutto in famiglia. Una ricerca prospettica internazionale ha chiarito le fonti d’infezione in bambini inferiori a 6 mesi: genitori: 55% dei casi; fratelli: 16% dei casi; zii: 10%; amici/cugini: 10%; nonni: 6%; baby-sitter: 2% (Wendelboe AM et al. Pediatr Infect Dis J 2007;26(4):293)
 
Un’altra ricerca, rappresentativa della popolazione olan­dese (de Greeff SC. Clin Infect Dis 2010;50(10):1339),ha mostrato che la fonte d’infezione dei bimbi ricoverati (spesso a distanza di soli 1-3 anni da vaccinazioni complete) nel 55% dei casi era un genitore, nel 41% erano i fratelli.
In uno studio caso-controllo in ospedali romani, i geni­tori sarebbero la fonte d’infezione nel 56% dei bimbi ri­coverati (Fedele G et al. Infection 2017;45(2):171)]
 
Punto 3): “Nelle prime settimane di vita, per ovviare a questa temporanea mancanza di protezione (dato che la vaccinazione antipertosse non è subito praticabile), è consigliata la somministrazione del vaccino alla madre nel terzo trimestre di gravidanza, come era effettivamente avvenuto in questo caso. La trasmissione al feto attraverso la placenta degli anticorpi da lei prodotti è, infatti, l’unica possibilità per provare a proteggere il bambino nelle prime settimane”.
 
In effetti la vaccinazione delle gravide è una strategia oggi attivamente proposta. L’articolo allegato “Epidemiologia della pertosse e strategie di prevenzione: problemi e prospettive” (Donzelli A, Bellavite P, Demicheli V. Epidemiol Prev 2019; 43(1):83) ne discute vantaggi e criticità, come per altre strategie possibili, e propone alla discussione anche una strategia sinora non considerata.
 
A prescindere da proposte come quella ivi formulata (v. articolo allegato), che meriterebbero un dibattito più ampio tra esperti di sanità pubblica, non si dovrebbe far passare l’idea che manchino misure protettive aggiuntive.
 
Invece tutti i genitori e chi è a contatto con neonati dovrebbero conoscerle ed essere aiutati ad applicarle. Ne elenco alcune, efficaci per limitare le infezioni respiratorie, compresa la pertosse.
 
Anzitutto quelle raccomandate dai CDC USA:
· lavare spesso le mani con acqua e sapone o, se non disponibile, con salviettine disinfettanti per mani a base alcolica
· evitare di toccare/toccarsi occhi, naso e bocca
· tenere il neonato/restare a distanza da persone con sintomi di malattie potenzialmente contagiose
· fare un piano perché altri si prendano cura di conviventi che abbiano eventualmente in corso infezioni contagiose
· incoraggiare misure di buona educazione in caso di tosse e l’igiene delle mani dei contatti stretti.
 
Altre utili misure possono essere:
· non fumare
· evitare il fumo passivo nell’ambiente (che favorisce le infezioni respiratorie e le loro complicazioni)
· se qualcuno in casa ha una malattia infettiva contagiosa, evitare per quanto possibile gli antipiretici, che prolungano l’eliminazione dei germi e possono favorire la trasmissione.  
· evitare luoghi chiusa e affollati (specie nei mesi invernali, durante la stagione influenzale)
· in caso di infezioni respiratorie, indossare/far indossare a chi è a contatto con il neonato mascherine, misura di profilassi di provata efficacia(Jefferson T et al. Cochrane Systematic Review. BMJ 2009;339:b3675). NB: la pertosse si può presentare con sintomi lievi e atipici che non destano il consueto allarme, specie in chi ha effettuato da anni la malattia naturale, o è stato vaccinato/rivaccinato
· evitare comunque di toccare il neonato sulle manine (che porterà alla bocca!) o di porgere le proprie dita, che il neonato tenderà a impugnare con le sue, toccandosi poi le mucose... Naturalmente evitare effusioni da parte di conviventi con sintomi respiratori
· fare diagnosi precoce di pertosse, quando possibile, e trattarla prontamente con macrolidi(Cherry JD. Clin Infect Dis 2016;63 Suppl 4:S119), per curarla e bloccare la contagiosità
· per limitare il rischio di sviluppare malattie infettive e le loro più serie conseguenze è comunque sempre utile mangiare e bere cibi salutari ed effettuare senza esagerazioni esercizio fisico regolare (per mantenere una buona funzione immunitaria), assicurarsi un riposo adeguato ed evitare il superlavoro, poiché lo stress abbassa le difese immunitarie.
 
Alberto Donzelli
Membro del Consiglio direttivo e del Comitato scientifico
della Fondazione Allineare Sanità e Salute

04 giugno 2019
© Riproduzione riservata

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