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Specializzandi. Non “sparare” sul Cnsu

di Lucilla Crudele

15 GIU - Gentile direttore,
ho il piacere di rispondere ai colleghi Mazzucco e Di Silverio che in momenti differenti e per motivazioni del tutto diverse si sono recentemente interrogati su quanto il Consiglio nazionale degli studenti universitari (CNSU) possa essere davvero utile ai fini della rappresentanza delle istanze degli specializzandi presso il Ministero dell’Istruzione. Mi meraviglia leggere innanzitutto che il Dr. Di Silverio non ritenga fruttuoso per la mia categoria tale ruolo di rappresentanza, giacchè non più tardi di 9 anni fa (quando, tre tornate elettorali fa, era ancora uno specializzando e un under 35) aveva presentato la propria candidatura a rivestirla.
 
Che si trattasse di un “errore di gioventù” non potrebbe peraltro affermarlo in virtù del sostegno esplicito della sua Associazione dato ufficialmente dalla sua persona e dalla associazione che rappresenta a una delle mie competitor nell’ultima tornata elettorale, a quasi due lustri dalla sua candidatura, terminata allora come ora, nella manifestazione di una minore rappresentatività rispetto al SIGM, associazione che ho l’onore di rappresentare al CNSU.
 
Ci chiediamo, poi, di quali elementi si avvalga per parlare di “incompetenza costante da parte degli eletti”. Negli ultimi tre anni i nostri rappresentanti eletti in tale organo hanno partecipato attivamente a tutte le sedute e processi volti al raggiungimento di traguardi quali il concorso nazionale (sette anni fa) o l’implementazione della qualità della formazione post-lauream attraverso l’accreditamento dei percorsi di formazione specialistica (DIM 402/17, Rapporto sulla condizione Studentesca 2018). Ovviamente c’è da lavorare alacremente, e la strada e’ ancora lunga, ma e’ innegabile che si siano raggiunti giri di boa che hanno dato una nuova virata al percorso post-lauream in Italia, in linea a direttive europee di qualità nella formazione delle giovani professionalità.
 
Proprio su questo tema, non deve sfuggire l’importanza rivestita dal già presente Osservatorio Nazionale per la Formazione Medica Specialistica, in cui proprio i rappresentanti degli specializzandi rivestono un ruolo fondamentale per la capacità di interfaccia con le criticità evidenziate dai colleghi, ma che purtroppo, come testimoniato dai verbali delle riunioni, sono state proprio talune associazioni a snobbare con l’assenza fino alla decadenza dalla carica. Non solo: siamo gli unici, a quanto ci risulta, ad aver ufficialmente richiesto una regolare elezione affinchè la rappresentanza, e quindi il diritto a risiedere in quell’organo, sia riconosciuta con criteri democratici e non aleatori o discrezionali, in linea con quanto abbiamo chiesto e ottenuto, soli fra tutti, per le prime elezioni dirette delle rappresentanze in seno agli Osservatori Regionali quali quello del Lazio, della Sardegna e dell’Emilia Romagna.
 
Il rafforzamento e la maggiore legittimazione dell’Osservatorio Nazionale, già contenuti nel mio programma per il CNSU, passano anche dall’elezione diretta e consapevole dei rappresentanti degli specializzandi, che ha visto nella recente tornata anche un incremento dell’affluenza e della partecipazione al dibattito.
 
Piuttosto, la scarsa rappresentatività reale di noi giovani medici fuori dall’ambito del MIUR è inoltre, a mio dire, una delle cause per cui la medicina di oggi ancora non si interroga sulle sfide del nostro tempo. La battaglia comune del sistema salute contro il crescente burden epidemiologico ed economico relato alle malattie non comunicabili, la sempre maggiore necessità di integrazione tra le componenti del SSN, la transizione demografica, epidemiologica e la complessità sociale della realtà del nostro paese avocano con forza il necessario potenziamento della Medicina delle Cure Primarie e del Territorio, temi che non sfuggono a chi si affaccia oggi nel mondo della sanità, cogliendone pienamente la discrasia rispetto ai temi spesso stantii affrontati negli anni di studio.
 
Il dott. di Silverio, che risiede in Osservatorio FNOMCEO, ritiene che anche quest’organo sia poco utile al fine della rappresentanza medica giovanile? Se si, perché continua a risiedervi? Non ci risulta che tale organo si sia mai pronunciato o speso, in maniera fattiva, per tutelare le Giovani Professionalità. Né è garanzia di reale rappresentatività delle giovani generazioni di professionisti medici, non essendo su base elettiva ma su nomina, peraltro con criteri sconosciuti e forse legato a logiche di vecchio sindacalismo.
 
Colgo l’occasione, inoltre, riprendendo la lettera del dott. Mazzucco, per rispondere a un’altra domanda: qual è il limite per essere considerato Giovane Medico? Qual è il limite anagrafico oltre il quale definirsi rappresentanza giovanile diventa poco credibile? Ritengo personalmente, e insieme a me il Direttivo della mia Associazione (che a breve stilerà una policy interna), che la soglia dei 35 anni sia più che sufficiente ad includere le giovani professionalità che insistono sul nostro territorio. Demandare la rappresentanza a chi è più anziano rappresenta, per noi, un limite; per chi si arroga il diritto di rappresentarci, ancor più senza alcuna legittimazione elettorale, una sindrome di peter-pan che non vorremo nascondesse la ricerca di un serbatoio di iscritti.
 
La verità è che siamo davanti a nuove sfide, enormi, ancora ignorate nella maggior parte dei percorsi formativi medici pre e post lauream. A ciò si aggiunge una formazione di Medicina Generale ancora periferica, priva di controllo della qualità, fuori dal circuito della formazione specialistica, retta da dinamiche clientelari finanche nelle modalità di accesso. Il nostro compito nei prossimi anni sarà proporre una visione di insieme, a lungo termine, sia della formazione medica pre e post-lauream che del Sistema Sanitario del futuro, universale, accessibile ed equo per tutti, un sistema di qualità omogenea su tutto il territorio italiano e, per farlo, è necessaria una rappresentanza forte e riconosciuta, senza alcun legame con il mondo sindacale e politico, che abbia a cuore la formazione come elemento cardine di un SSN che guarda al futuro e che non vicari.
 
Ma del resto, nel documento programmatico che la nostra associazione ha stilato al termine dell’ultimo congresso nazionale, è contenuta anche la richiesta di una maggiore rappresentatività in ENPAM e nell’osservatorio FNOMCEO, a riprova del fatto che gli spazi di rappresentanza, seppur esigui, sono presenti in enti non solo “universitari” ma possono e devono essere “utilizzati” meglio, in primis sciogliendosi dal giogo politico-sindacale che ne hanno caratterizzato le dinamiche negli ultimi anni (a noi noti… forse i non-più giovani medici che si ergono a rappresentanti dei giovani potranno argomentare meglio di un passato non prossimo).
 
Ad ogni modo, ben venga qualsiasi presa d’atto che il professionista in formazione non può e non deve essere considerato manovalanza per gli universitari ma neanche tappabuchi di un sistema ospedaliero al collasso. Acuire la discrasia fra questi due mondi che dovrebbero invece considerarsi mutuamente necessari e complementari uno all’altro, così come svilire il ruolo della rappresentanza della categoria, seppur condivisibilmente considerato esiguo, non fa che diminuire il potere contrattuale e la credibilità di chi ancora – e senza potentati alle spalle - si impegna e viene premiato in funzione della vera rappresentanza che quotidianamente si porta avanti in molte università e regioni italiane, rappresentanza che ancora una volta è stata dai colleghi (che ancora una volta ringrazio) premiata.
 
Dott.ssa Lucilla Crudele 
Specializzanda eletta al CNSU per il triennio 2019-2022
Medico in formazione Specialistica presso la scuola di Medicina d'Emergenza Urgenza dell'Università di Bari

15 giugno 2019
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