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Ssn, stiamo ballando sul ponte del Titanic

di Manlio Protano

02 SET - Gentile Direttore
a distanza di quasi 50 dalla nascita del Sistema Sanitario Nazionale stiamo assistendo alla più grande opera di costante demolizione avviata e condivisa dai numerosi Governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Il pretesto delle necessità del pareggio di bilancio nazionale è stato incardinato come un mantra in tutti i provvedimenti nazionali e regionali che riguardano la gestione del SSN, dai livello di governo politico fino al livello amministrativo locale.

In questo contesto la costante opera pubblica di delegittimazione della figura del Medico non ha trovato né sosta né azioni concrete per arrestarla, sia nei media più rappresentativi, sia nelle “stanze” del potere. L'impegno, eccezionale e corale degli Organi di Rappresentanza dei Medici e dei loro Sindacati ha trovato costantemente muri e silenzi insormontabili alle loro richieste di tutela del lavoro e qualificazione professionale.

Tuttavia, una piccola (assai “piccola”) speranza si accende con l'attuale iter di approvazione del nuovo Contratto Collettivo di Lavoro, dove, almeno, si pongono dei paletti alle conseguenze negative dei precedenti interventi sulla Pubblica Amministrazione in materia di lavoro sanitario e sulle “fantasiose” e quantomai diffuse e tendenziose applicazioni (o “applicazioni") del Contratto Nazionale di lavoro, sia nelle Regioni sia nelle Singole Aziende Sanitarie.

Nemmeno Regione Lombardia è immune dagli effetti nefasti dei precedenti provvedimenti in materia sanitaria, a cominciare da una parificazione del mercato sanitario tra pubblico e privato, del tutto “virtuale”, se si considera che gli standard del privato sono meno vincolati a requisiti professionali stringenti di quanto lo siano quelli del sistema sanitario pubblico.

Gli effetti li vediamo ormai sotto i nostri occhi: fuga dal lavoro pubblico (vedi il gran successo di “Quota 100” per le pensioni., rincorsa a contrattisti generici a gettoni per supplire carenze di organico, valorizzazione del lavoro in termini economici inesistente se rapportata a qualsiasi standard di qualsiasi amministrazione privata.

A fronte di ciò l'attuale sistema formativo specialistico non riesce a garantire il ricambio numerico del “turn-over” dei Medici e la corsa al ribasso di modalità alternative di offerta professionale è sempre più obbligata (contratti a termine, accorpamenti organizzativi contro natura tra Reparti privi di specialisti, standard di gestione del rischio clinico indifferenti al carico aggiuntivo e improprio gravante sui Medici).

In sede bresciana, un Direttore Generale di una delle Aziende Sanitarie che vi operano ha dichiarato di avere perso tre medici: due in partenza per la Svezia, uno per Germania. Sarebbe interessante sapere come verranno compensate queste perdite, sia qui ma anche, in modo sistematico e organico, come prevede Regione Lombardia di affrontare simili situazioni, ormai di interesse comune.

I metodi attuali, ricorso a gettonisti non qualificati per specialità ( ma di cui, magari, se ne auto certifica la competenza indispensabile...), oppure accorpare attività di reparti e servizi non omogeei tra loro con professionisti distanti per contratti di lavoro, formazione e discipline specialistiche sono a danno della sicurezza delle cure e non possono far altro che portare a contenziosi sia con i medici sia che con i pazienti.

Ma è chiaro che il panorama attuale ha registi e attori (anche inconsapevoli e di diverse parti, ma culturalmente omogenei) che sono trasversali e che hanno un unico obiettivo: la demolizione del Sistema Sanitario Pubblico come sinora lo abbiamo inteso e la rifinalizzazione a garante esclusivo di livelli elementari di prestazione universali. Per il resto ci si affiderà al lavoro di privati consorziati o meno in forme gestionali, sul modello assicurativo mutualistico.

Perché affermarlo con sicurezza? perché questo, con gli attuali finanziamenti nazionali del sistema, è l'unico modo per far uscire la spesa sanitaria dal bilancio nazionale e farlo rientrare in un costo fisso budgettario e predeterminato che darà maggiori garanzie per il rispetto (solo “politico”) dei vincoli di bilancio dello Stato, con buona pace della propria sovranità Costituzionale.

Il buon professor Stefano Rodotà, in “Quale Stato” si è rivelato profetico, quando ha vincolato l'evasione fiscale alla causa principe delle debolezza del Sistema Sanitario Nazionale: ma d'altro canto, evidentemente, agli Italiani andrebbe dato quel che pagano (ora chi no paga le tasse, ha medesimi diritti)

La “lungimiranza“ politica attuale e l' “efficienza“ amministrativa della macchina del Sistema Sanitario continuano imperterrita la gloriosa opera di demolizione, per darne al mercato le macerie che rimarranno.
Una chiusura ad esempio: ma qualcuno ha detto e informato l'opinione pubblica di quanto costerà ai cittadini questa “riconversione“ e la attuale strategia di gestione, sopratutto dei Contratti di Lavoro e delle risorse materiali? Qualcuno ha spiegato come in USA e simili nazioni, una grande fascia di popolazione è “legalmente” esclusa dal diritto (in Italia “Costituzionale) alle cure e come la mortalità e la morbilità in queste nazioni siano sensibilmente più alte di quanto, almeno per ora, in Italia?
Qualcuno ha spiegato quanto costerà accedere privatamente alle cure ed ai farmaci, sia direttamente sia in forma associativa (mutue, assicurazioni, fondi)?
Chi pagherà tutto questo?


Nel frattempo continuiamo il ballo sul Titanic...è speriamo che finisca diversamente.

Manlio Protano
Vicepresidente Lombardia di FVM (Federazione Veterinari e Medici-Sindacato dei Medici Italiani)


02 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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