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Elenchi speciali. Ora che il decreto è in Gazzetta cosa accadrà?

di Alessandro Falcioni

12 SET - Gentile Direttore,
all’indomani della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto relativo agli elenchi speciali emanati dal Ministero della Salute, per garantire la continuità lavorativa a chi è in possesso di titoli, diversi dalla laurea, quindi non possono essere iscritti nei relativi albi professionali, ci sono ancora tante cose da chiarire, per non ingenerare confusione.

In questi giorni sono tanti coloro i quali non hanno ben chiaro cosa sono questi elenchi e cosa è possibile fare; per questo cercherò di essere sintetico e permettere di comprendere bene il tutto.

Questione iscrizione all’elenco
Per iscriversi all’elenco il decreto ha dettato i criteri di accesso; quando la piattaforma dell’Ordine dei TSRM – PSTRP sarà pronta e saranno formate le Commissioni di albo, deputate al controllo della documentazione presentata dai richiedenti, si potrà procedere alle iscrizioni.

Questione Commissioni di albo
Il decreto emanato prevede che per ogni elenco speciale ci dovranno essere da 1 a 5 rappresentanti per provincia nominati dalle associazioni rappresentative delle categorie. Nel caso specifico dei MFT, considerato che le associazioni sono diverse, ritengo che il Ministero della Salute dovrà esprimersi, magari attraverso un decreto direttoriale ( del Direttore Generale delle professioni e risorse umane), per indicare le modalità di rappresentanza. Già adesso stiamo assistendo a “giochetti” poco chiari per avere in esclusiva tale rappresentatività. Come già scritto in precedenza, sarebbe il caso di riunire tutte le associazioni e preparare già una sorta di proposta democratica da presentare alla Dottoressa Ugenti. Finora le mie parole sono rimaste inascoltate.

Questione fiscale del MFT: esenzione IVA, detraibilità delle prestazioni rese e rimborso assicurativo
Come più volte scritto e detto, il decreto sugli elenchi speciali non poteva trattare questa materia, in quanto il decreto in questione riguardava l’applicabilità di quanto stabilito con la legge 145/2018, in particolare con riferimento ai commi relativi.
Sarà necessario creare un tavolo tecnico presso il MEF e di concerto con il Ministero della Salute per affrontare la questione che rischia di penalizzare nel concreto i MFT, costretti a versare l’IVA, a vedere le loro prestazioni non rimborsate dalle assicurazioni e senza detraibilità delle prestazioni rese.

Questione “ NON 36 MESI”
Anche in questo caso il decreto non poteva cambiare quello che è stato stabilito dalla Legge 145/2018. Per coloro che si trovano in questa condizione professionale, le strade sono sempre le stesse: un’azione associativa forte in grado di far valere i diritti defraudati presso la classe politica, arrivando ad un provvedimento ( decreto, circolare ministeriale, determinazione direttoriale, ecc .. ), un’improbabile e rischiosa azione legale, in grado di ripristinare il diritto all’esercizio professionale alla stregua di chi ha conseguito il titolo precedentemente e può dimostrare i 36 mesi lavorativi anche non consecutivi. L’altra ipotesi è un percorso di riqualificazione presso le università, così come è stato fatto in passato per i TDR.

La FIF da sempre ritiene che è necessario percorrere tutte le strade che possano portare ad una definizione chiara del settore della fisioterapia. L’unica strada seria, percorribile, alla luce di quanto accaduto in questi 25 anni è quella della abolizione delle vecchie normative, mai fatto dai Governi finora, tranne abolire l’art. 1 della L. 403/71 con l’ultima legge di bilancio; impedire, di conseguenza, alle Regioni di consentire l’attivazione dei corsi alle scuole private; attivare dei percorsi di riqualificazione per consentire, a chi vuole di conseguire la laurea in fisioterapia, di iscriversi all’albo professionale, in modo da essere in regola, consentendo loro di poter frequentare i corsi ECM.

La FIF, come da programma ed impegno preso con gli associati, continuerà a battersi per eliminare le criticità esistenti e favorire lo sviluppo della fisioterapia in Italia. Ribadisco quanto affermato in precedenza: non si può pensare di crescere se non si elimina la zavorra che ci ancora. La zavorra è rappresentata dalle normative difformi, dal caos professionale e dalla scarsa preparazione professionale, figlia di un percorso di studi universitario deficitario e poco aderente alla realtà professionale.

Semplificare la giurisprudenza del settore, tracciare delle linee guida in grado di favorire la crescita culturale e professionale del fisioterapista, modificare la formazione universitaria, offrendo un percorso di studi più professionalizzante, con docenti fisioterapisti, creare le specializzazioni fisioterapiche legate a quelle mediche con dottorati di ricerca e centri di alta specializzazione fisioterapica. Consentire la collaborazione professionale anche privata tra medico e fisioterapista all’interno degli studi privati, ad oggi impedita in molte regioni, favorire l’imprenditorialità dei fisioterapisti.

Gli elenchi speciali sono un rimedio ad un errore precedente, serve al momento, ma non può servire per il futuro.
Lo stesso Presidente dell’Ordine, dott. Beux, si è espresso favorevolmente nei confronti delle proposte della FIF, in una nota del mese di Marzo scorso, dimostrando buon senso e una volontà di superare le barriere poste dalle posizioni intransigenti di alcune associazioni di categoria. Poi come sappiamo tutti, ha virato verso una posizione più “integralista”, ma, nonostante ciò, il decreto è stato firmato dall’ex Ministro On. Giulia Grillo.

Da adesso, complice anche il cambio di Governo, potrebbe partire una nuova stagione politica incentrata sul creare stabilità economica per il Paese, ma anche certezze per il lavoro dei professionisti, soprattutto per il comparto sanità. Le politiche sociali vanno bene, ma a condizione che si pensi anche e soprattutto a chi, con il proprio impegno e sacrificio si dedica quotidianamente alla salute del prossimo.

Uno Stato è virtuoso quando si fa garante della crescita dei suoi cittadini, della loro sicurezza ed è in grado di valorizzare le risorse umane.
Il nuovo Ministro della Salute, On. Speranza ha l’occasione per portare avanti quello che è nelle sue intenzioni, come affermato in una sua recente intervista: “eliminare le disuguaglianze”. Bene, caro Ministro Speranza, prima di pensare alle disuguaglianze degli immigrati, mi auguro che sappia affrontare le disuguaglianze degli italiani nei settori professionali e adotti dei provvedimenti e una politica in grado di garantire il futuro professionale a tutti.
Le linee programmatiche della FIF sono da sempre ispirate ad eliminare le disuguaglianze, per questo confido nel neo eletto Ministro della Salute e in quello che sarà in grado di fare.
 
Alessandro Falcioni
Presidente FIF

12 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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