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All’Asp Golgi-Redaelli gestione illecita di manodopera?

di Pietro Cusimano

16 SET - Gentile Direttore, 
vorremmo portare alla conoscenza dei vostri qualificati lettori il caso scandaloso dell’appalto, a nostro avviso fraudolento, in vigore presso l’ASP Golgi-Redaelli di Milano (vedi anche il file allegato) che nel giro di pochi anni ha prodotto milioni di ore di lavoro attraverso la somministrazione di manodopera, precarizzando centinaia di posti di lavoro e sofisticando in modo inaccettabile il concetto di risparmio attraverso gli appalti.
 
Tutto inizia nel 2013, quando viene bandita una gara per l’aggiudicazione “del servizio infermieristico, fisioterapico e assistenziale presso gli istituti geriatrici amministrati”. In effetti, a rileggerlo col senno di poi, il capitolato già lasciava trasparire le reali intenzioni dell’Amministrazione che chiamava “Servizio” ciò che nell’oggetto dell’appalto era indicato chiaramente come l’acquisto di pacchetti di ore annui per ciascuna figura professionale.
 Quindi, non un vero appalto di servizi, con conseguente assunzione di tutti gli oneri di gestione e dei rischi di impresa, come previsto dalla normativa, ma più banalmente un acquisto di carne umana, da piazzare dove, di volta in volta, vi era più necessità.

Ovviamente, questo metodo si realizza attraverso la pur vietata commistione di personale, essendo il personale somministrato inserito nella medesima turnazione del personale dipendente e coordinato dal medesimo Capo Reparto. Insomma una concentrazione di comportamenti a nostro avviso del tutto illeciti da far rabbrividire. Ma c’è dell’altro.
 
C’è ad esempio che la fornitura di ore  di personale ASA/OSS che nel capitolato d’appalto era di 112.000 ore l’anno, nel 2018  ha raggiunto le 289.000 ore (!), vale a dire quasi il triplo della previsione iniziale. Tutto questo si è realizzato senza colpo ferire, limitandosi a prorogare l’affidamento dell’appalto sempre alla stessa ditta.
 
E non finisce qui: ai lavoratori che l’appaltatore aveva assunto in regime di “libera professione” (precarizzando la precarietà), è stato richiesto in più occasioni  di effettuare doppi turni di lavoro, fino a 14 ore continuative. Tutto questo senza che mai la stazione appaltante si accorgesse di nulla né verificasse ciò che avevamo più volte segnalato in forma scritta e verbale.

C’è poi l’inaccettabile atteggiamento delle istituzioni. Da un lato c’è l’ASP Golgi Redaelli che, di fronte alle nostre proteste adduceva la giustificazione che “i lavoratori appaltati costano il 33% in meno rispetto al personale dipendente”, ben sapendo che questo era dovuto alle caratteristiche dell’appalto, come abbiamo detto a nostro avviso palesemente fraudolente. Infatti in condizioni normali, i costi della somministrazione sono più alti del 15% rispetto al personale assunto, essendo questa realizzabile solo attraverso le Agenzie di Lavoro Interinale.
 
D’altronde il Ministero del Lavoro ha chiarito che “la distinzione tra appalto e somministrazione di lavoro, già consolidata nella giurisprudenza, consiste nella diversità dell’oggetto: un “fare” nell’appalto, giacché  l’appaltatore fornisce al committente un’opera o un servizio, da realizzare tramite la propria organizzazione di uomini e mezzi, assumendosi il rischio d’impresa; un “dare” nella somministrazione, nella quale il somministratore si limita a fornire a un terzo forza lavoro da lui assunta, affinché questi ne utilizzi la prestazione secondo le proprie necessità, adattandole al proprio sistema organizzativo” (v. Circolare Ministero del Lavoro e P.S.  n. 5 dell’11 febbraio 2011).

Infine da rimarcare l’atteggiamento gravissimo dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Milano che, a fronte di tante e dettagliatissime segnalazioni, la prima delle quali data novembre 2017, oggi, dopo ben 670 giorni (!) non ha ancora emesso nessun provvedimento né ha palesato alcun esito della vicenda.

Di tutto questo, abbiamo dato notizia anche all’Ispettorato Interregionale del Lavoro, all’Ispettorato Nazionale del Lavoro e alla Procura della Repubblica di Milano, senza alcun risultato, sebbene a tutt’oggi l’appalto continui a funzionare nel modo che abbiamo appena descritto.
 
Il nostro sospetto è che l’ITL non abbia a tutt’oggi preso provvedimenti (ricordiamo che il tutto avrebbe dovuto concludersi entro 120 giorni!) perché il caso è una vera bomba e credo anche perché sanno che far emergere questa vicenda significherebbe fare esplodere, al contempo, un caso all’interno di tutta la sanità pubblica dove, con ogni evidenza, il problema della somministrazione è molto più diffuso di quanto si pensi e portarlo alla luce metterebbe in crisi l’intero settore. Il risultato di tutto questo? L’ASP Golgi Redaelli ha appena bandito un nuovo appalto che prevede l’esternalizzazione di ben sette (!) reparti di degenza. Una quantità abnorme, la cui dimensione è ad oggi giustificabile attraverso i numeri di ore del personale attualmente esternalizzato: un numero altissimo ma realizzato solo attraverso un appalto per noi irregolare. Ecco come la somministrazione distrugge la sanità pubblica!
 
Ovviamente, non ci fermeremo di fronte a tanta ingiustizia e abbiamo appena dato mandato ai nostri legali per una denuncia a carico dell’ITL per evidente omissione di atti d’ufficio. L’11 settembre siamo stati auditi anche dalla Commissione Sanità della Regione Lombardia, ai cui componenti abbiamo illustrato i dettagli di questa vicenda utilizzando la presentazione allegata a questa lettera, nella speranza che la politica si adoperi, a tutela della sanità pubblica, affinché casi come questo non abbiamo più effettiva legittimità.

Pietro Cusimano
Esecutivo nazionale, Unione Sindacale di Base - Pubblico Impiego


16 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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