Il fisioterapista di famiglia. Una svolta per il Ssn?
di Lorenzo G. Ricucci
11 NOV -
Gentile Direttore,
da una recente analisi dei dati demografici del territorio nazionale emerge la necessità, in relazione dell’aumentare delle patologie croniche e al progressivo invecchiamento della popolazione, di una “riorganizzazione” del sistema sanitario sul territorio con il fine di rispondere, concretamente, alle nuove esigenze. In particolar guisa, Signor Direttore, ci riferiamo a quegli interventi di ordine Riabilitativo, Fisioterapia in primis che, inevitabilmente avrebbero, a nostro avviso, una ricaduta positiva nel Ssn e soprattutto nei confronti di tutte quelle persone (pazienti) valorizzando non soltanto il ruolo del fisioterapista ma, soprattutto, ponendo il paziente al centro dell’interesse dei servizi socio-sanitari.
Con il Fisioterapista di famiglia e/o di quartiere, si assisterebbe, ad un nuovo modello di assistenza dove il professionista della Riabilitazione, interfacciandosi con il MMG, con lo specialista, con l’infermiere, si potrebbe recare a domicilio del paziente per effettuare le cure fisioterapiche del caso. Tutto ciò porterebbe anche alla riduzione delle ospedalizzazioni, allaa riduzione delle liste di attesa, allaa prontezza delle cure fisioterapiche con una ricaduta positiva dettata dal risparmio per il Ssn ed una migliore sinergia tra le figure preposte alla prevenzione cura e riabilitazione in questo “nuovo” modello organizzativo territoriale.
E queste non sono che alcune delle ricadute positive di questo progetto a cui crediamo molto e che potrebbe essere attuabile proprio in virtù del D.L. n°158 convertito successivamente dall’art. 1 comma 1 della L. 289 ove viene specificato che: «le regioni definiscono l’organizzazione dei servizi territoriali di assistenza primaria promuovendo l’integrazione con il sociale, anche con riferimento all’assistenza domiciliare, e i servizi ospedalieri, al fine di migliorare il livello di efficienza e di capacita di presa in carico dei cittadini, secondo modalità operative che prevedono forme organizzative mono professionali, denominate aggregazioni funzionali territoriali, che condividono, in forma strutturata, obiettivi e percorsi assistenziali, strumenti di valutazione della qualità assistenziale, linee guida, audit e strumenti analoghi, nonché forme organizzative multi professionali, denominate unita complesse di cure primarie, che erogano, in coerenza con la programmazione regionale, prestazioni assistenziali tramite il coordinamento e l’integrazione dei medici, delle altre professionalità convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, degli infermieri, delle professionalità ostetrica, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e del sociale a rilevanza sanitaria »
Ruolo fondamentale, in tale progetto, lo assume l’equipe territoriale, dove la inter professionalità (M.M.G. – Medico specialista – Fisioterapista – Infermiere ecc..) assicurerebbe un intervento mirato, per gli interventi di prevenzione cura e riabilitazione.
Ci rendiamo disponibili, Signor Direttore verso i nostri amministratori e politici Provinciali, Regionali e Nazionali, nell’essere partecipi, con i dati elaborati dai nostri consulenti, nel presentare un progetto che possa tenere conto dell’importanza di un riassetto organizzativo del Ssn. senza tralasciare l’importanza delle cure Riabilitative alle soglie del 2020.
Dott. Lorenzo G. Ricucci
Dirigente nazionale libera professione Spif Ar
11 novembre 2019
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