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La ricerca e la stampa scientifica non possono essere disumane! 

di Manlio Converti

07 DIC - Gentile Direttore,
le parole sono importanti. Quando si parla di universalità delle cure, di non lasciare nessuno indietro,  di partecipazione al proprio percorso di prevenzione, diagnosi e cura, di consenso informato, di dignità del paziente, all'improvviso in Italia, anche da parte della stampa scientifica, si appallottola il tutto e si garantiscono vere e proprie forme di persecuzione e torture sanitarie per le persone omosessuali, intersessuali e transgender. 
 
Partiamo dal fatto che quest'anno abbiamo ricevuto la seconda ammonizione da parte delle Nazioni Unite (risoluzione 80/2019) per l'assenza di una qualsiasi iniziativa per contrastare gli oltre mille interventi chirurgici non essenziali alle spese di neonati intersessuali, cioè nati con genitali misti.
 
Passiamo all'assenza, anche per quest'anno di un qualsivoglia provvedimento da parte della Fnomceo contro le dichiarazioni ferocemente omofobe di diversi medici in tutta Italia, generalmente con finalità di tipo elettorale. 
 
Infine citiamo tutte le volte che una donna transgender assurge agli onori della cronaca, generalmente perché vittima di violenza di genere, e viene etichettata come 'Il Trans',  al maschile!
 
Il problema è generalmente ignorato dalle istituzioni sanitarie. Per loro le persone Lgbt non esistono! La anagrafica sanitaria esclude intersessuali, transgender o omosessualità, che al massimo può essere indicata in anamnesi come patologia.
 
A livello scientifico l'ISS nel 2020 farà partire uno studio sulla salute delle persone transgender, ma l'Istat non fornisce nessun dato anagrafico o statistico adeguato di partenza. 
 
Una rivista di divulgazione scientifica famosa come Le Scienze pubblica inoltre con grande enfasi un articolo in cui si nega il diritto acquisito di ottenere modifiche ormonali e chirurgiche da parte delle persone transessuali per promuovere l'ennesima violenza di una terapia riparativa.
 
L'articolo italiano di Le Scienze sulle basi neurobiologiche della "disforia" di genere, offende gravemente le persone Transgender e tra l'altro non corrisponde del tutto a quello in inglese, tranne per il titolo.
 
In Italia esiste Icd9 e la condizione transessuale si chiama pertanto disforia di genere, è vero. Nell'Icd11 che varrà dal 2020, sempre che sia approvato in Italia,  si userà Incongruenza di Genere e non sarà più considerata una patologia psichiatrica, ma una patologia del corpo nel capitolo sulla sessualità.
 
Allora perché tanta violenza verbale nell'articolo di Le Scienze? Perché tanto silenzio contro le violenze materiali e psicologiche delle Mutilazioni genitali ai neonati intersessuali. Perché vige il silenzio deferenziale se non di assenso. della Fnomceo e del Ministro alla Salute verso le offese omofobe dei colleghi Gandolfini, Vismara o De Mari, mentre l'ordine degli psicologi e perfino dei giornalisti hanno subito deferito e poi espulso chi abbia avuto simili comportamenti? 
 
Parliamo di Persone! Parliamo di persone con specifiche esigenze, che ormai dovrebbero essere tutelate dalla legge sulla Medicina di Genere.
 
L'identità Transgender, ad esempio, esiste ed è tale qualunque sia la sua rete neurobiologica. 
 
I bisogni e la autodeterminazione della persona, riconosciuti dalla legge e dalle Linee Guida, ancorché solo della Società Italiana di Psichiatria, sono invece violentemente cancellati dall'articolo di Le Scienze.
 
Le persone transessuali ad esempio sono sottoposte a grave violenza sociale e perfino familiare, da cui, magari solo un po', derivano anche lo stress o il rischio suicidario da cui Le Scienze vorrebbe difenderle con le terapie riparative, che rappresentano una ulteriore forma di violenza. 
 
Nel contenuto. L'articolo in inglese conclude per nuove terapie comportamentali per evitare l'elevato tasso suicidario tra persone transgender, migliore rispetto a quello attuale di fare solo modifiche ormonali e chirurgiche, che oggettivamente lo riducono, ma non lo azzerano.
 
Le dichiarazioni scientifiche sono molto interessanti e sappiamo che anche per i gay lo stress o meglio la maggior sensibilità allo stress e il maggior rischio di stato ansioso depressivo dipende anche da caratteristiche anatomiche (la amigdala ad esempio). Anche in questo caso magari l'omofobia ha un peso,  possiamo immaginare. 
 
Scoprire nuovi percorsi di cura per l'elevato rischio suicidario e lo stato ansioso depressivo delle persone Lgbt è un dovere di ogni psichiatra.
 
L'articolo in italiano di Le Scienze, tuttavia, stabilisce a priori che presto ci sarà una terapia riparativa, ma la scoperta scientifica citata implica invece percorsi ulteriori,  non in opposizione alla autodeterminazione chirurgica e ormonale. 
 
Esiste un codice della stampa cui dare conto? Chiediamo ai ricercatori scientifici e ai giornalisti scientifici italiani di far sentire la propria voce a difesa della dignità umana delle persone Lgbt, omosessuali, intetsessuali e transgender, ignorate o non difese neanche da Fnomceo o SSN. 
 
La ricerca e la stampa scientifica non possono essere disumane! 
 
Manlio Converti
Psichiatra 
Presidente Amigay

07 dicembre 2019
© Riproduzione riservata

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