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Cure palliative: non si dimentichi ruolo dell’infermiere

di Ilenia Servetti

20 DIC - Gentile Direttore,
mi sfugge qualcosa: da una parte il Ministro della Salute Roberto Speranza annuncia il potenziamento dell'assistenza domiciliare e della necessità di fare affidamento alla figura dell'infermiere di famiglia. Lo stesso Ministro delibera l'istituzione del registro/banca dati nazionale delle DAT al quale possono accedere, nel caso, oltre agli interessati i loro medici di famiglia e i fiduciari.

Nessuna menzione agli infermieri. Me ne manca un pezzo, per l'ennesima volta me ne manca un pezzo, sebbene dopo anni di formazione sul campo e accademica avrei dovuto comprendere e interiorizzare che non c'è nulla da capire, che è così e basta, che né la formazione, (spesso condivisa nelle stesse aule di altri professionisti), né il lavoro quotidiano, cosiddetto d'équipe, sono serviti per rendere consapevoli i professionisti afferenti alle cure palliative e i decisori ai massimi livelli, che il "core", il nucleo centrale  rappresentato dalla cura competente, dall' ad-sistere, dal sapere, saper fare, saper essere è di matrice infermieristica e lo è dalla notte dei tempi.

Cure palliative, cure del mantello, cure di tutti coloro che manifestano un bisogno derivato da un problema di Salute, e si badi bene a non scriverlo con la s minuscola, perché il concetto è ben più ampio dell'assenza di malattia.

Cure Infermieristiche presenti negli obiettivi irrinunciabili dei padri della medicina... è anche vero che era necessario il comma 8, art. 1 della legge 217 per ricordare agli stessi medici che "il tempo per la relazione è tempo di cura..." (come ben enunciato dal nostro Codice Deontologico all’art. 4), e non mi si dica che è un problema di tempo, perché se ci fosse consapevolezza della priorità e del ruolo e dei bisogni assistenziali allora ogni unità operativa cambierebbe assetto organizzativo, magari permettendo ai professionisti dell'assistenza di fare il proprio lavoro e ai medici di poter curare la relazione in un setting assistenziale pubblico e meno riservato di uno studio privato.

I have a dream: che le Cure Palliative siano l'ambiente delle cure realmente condivise tra la mia professione e quella del medico, in un dialogo continuo tra ospedale e territorio e tra tutti gli altri fantastici e irrinunciabili professionisti che ruotano intorno al paziente e senza i quali non sarebbe possibile ogni ipotesi di progettualità.

Mi riferisco agli assistenti sociali, ad ogni terapista dei molti ambiti riabilitativi, agli psicologi e al sostegno che la stessa équipe di cura dovrebbe ricevere, ad ogni altro professionista che in base al bisogno dovrebbe poter entrare agilmente nel percorso di cura.

Ministro Speranza, la ringrazio infinitamente per il suo sostegno, nonostante le mie note di rammarico. La invito altresì a considerare appieno il significato delle Sue azioni per permettere a noi infermieri di realizzare appieno il progetto della Cura e assistenza mettendo a disposizione della collettività le competenze per cui siamo stati formati, ma anche per facilitare le attività degli altri professionisti con cui condividiamo i percorsi terapeutici.

Ilenia Servetti
Infermiera, OPI Carbonia Iglesias


20 dicembre 2019
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