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Gli anestesisti, il codice dei medici e i tempi di “guerra”

di Marcello Valdini

15 MAR - Gentile Direttore,
la risposta del presidente FNOMCeO Anelli al documento SIAARTI ha trovato nell’intervento di Maurizio Mori una stringente analisi epistemologica a spiegare le ragioni SIAARTI; a questa, di carattere speculativo, vorrei aggiungerne una più pragmatica per la sua derivazione codicistica. Anelli si appella al Codice di Deontologia Medica (da ora CDM), in specie – credo – al Giuramento (3° cpv.: “di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute”) e al 1° cpv. dell’art. 3 del CDM là dove di legge “senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera.”.
 
Ma il CDM, con l’art. 77 (Medicina militare), che al 2° cpv. recita “Il medico militare, al fine di garantire la salvaguardia psico-fisica del paziente in rapporto alle risorse materiali e umane a disposizione, assicura il livello più elevato di umanizzazione delle cure praticando un triage rispettoso delle conoscenze scientifiche più aggiornate, agendo secondo il principio di “massima efficacia” per il maggior numero di individui.”, richiama quel principio che ha informato il documento SIAARTI.
 
Nel CDM, cioè, convivono due norme che dicono due cose diverse: da un lato agire per tutti senza alcun distinguo, dall’altro agire secondo il principio di “massima efficacia” per il maggior numero di individui.
 
Se poi si guarda anche al 1° cpv. dell’art. 77 (“Il medico militare, nell’ambito dei propri compiti istituzionali, ha una responsabilità che non muta in tutti gli interventi di forza armata sia in tempo di pace che di guerra.”, si vede come il richiamo della SIAARTI alla medicina delle catastrofi sia più limitativo – in sede decisionale – di quanto non sia il CDM, che mette sullo stesso piano l’agire in pace e in guerra, quando le contingenze sono ben diverse.
 
Rimedi? Riscrivere il CDM; ma questa è un’altra storia.
 
Marcello Valdini
Medico-legale, Piacenza

15 marzo 2020
© Riproduzione riservata

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