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C’è voluta un’epidemia per capire che i nostri allarmi sul Ssn erano giustificati

di Biagio Papotto

18 MAR - Gentile Direttore,
no, non ci siamo ancora. O meglio: noi ci siamo, in corsia, in prima linea, in trincea, insomma, in questa che anche il presidente della repubblica francese in una drammatica diretta tv ha indicato come una vera e propria guerra.
 
E come spesso accaduto in Italia siamo stati mandati al fronte quasi del tutto impreparati. Non dal punto di vista teorico (grazie al cielo i medici e i sanitari italiani sono e sono sempre stati tra i migliori al mondo), ma dal punto di vista pratico: mal pagati, mal gestiti, male equipaggiati, con armi insufficienti.
 
Si dice che all’esercito di Francesco II di Borbone, per supplire alla sconfitta pressoché inevitabile, fu detto di “far la faccia feroce”, cercando così di impressionare il nemico. Sappiamo bene come andò: al di là della strenua resistenza individuale dei poveri soldati, il loro sacrificio fu vano.
 
Oggi, a causa di anni di tagli e superficialità, quando sentiamo che il dr. Tizio è in pronto soccorso, o in rianimazione, ci prende l’angoscia. Si, perché il collega è lì in veste di paziente.

Alcuni colleghi, dopo doppi turni massacranti (che sono diventati la normalità) ci confidano il proprio scoramento, la tentazione di non andare in trincea. Ci mandano a combattere a mani nude, contro un nemico invisibile che si insinua ovunque. Non è vigliaccheria, la nostra, ma siamo persone di scienza, e non ci possono chiedere di fingere, perché il Covid-19 non si lascia spaventare. E ci uccide.
 
Ecco, noi la faccia feroce la mostriamo a chi ancora non ci ha equipaggiati come dovremmo e meriteremmo essere. E se non pensano a noi (ancora una volta!) ...che almeno pensino ai pazienti, ai cittadini che dobbiamo assistere e curare, cosa che non potremo fare se continuiamo a vivere così.
Si, perché se i medici e i sanitari si ammalano e muoiono si ha un effetto moltiplicatore negativo per la collettività.
 
Ogni medico e sanitario cura centinaia di persone, quindi lo Stato deve assolutamente, anche se non tiene ai propri medici e professionisti sanitari, preservarne in tutti i modi la salute per garantire anche quelli che con il personale sanitario devono avere la certezza di non essere contagiati, anziché curati, assicurarsi le possibilità di cura di un sistema che ha rivelato in pochi giorni la propria estrema fragilità, proprio come avevamo – inutilmente – gridato ogni volta negli anni scorsi.

E’ servita un’epidemia per mostrare che non erano allarmi ingiustificati, e adesso si fanno proclami, e addirittura si promuovono raccolte di denaro per aiutare la sanità.
 
La stessa che costituzionalmente è (o dovrebbe essere) protetta e garantita dalla Costituzione.

Siamo ancora senza sufficienti DPI. E siamo ancora fermamente intenzionati a procedere in sede giurisdizionale nei confronti di chiunque avrà anche solo in parte, per colpevole inefficienza o inerzia, contribuito a questa situazione di lutto per l’Italia.
 
E comunque sempre grazie a tutti i colleghi, per il loro silenzioso, insostituibile, sacrificio quotidiano.
 
Biagio Papotto
Segretario nazionale Cisl Medici

18 marzo 2020
© Riproduzione riservata

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