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Il Coronavirus e il Terzo settore. Come evitare che vada in default

di Ivan Gardini

22 MAR - Gentile Direttore,
nonostante la certezza di chiudere il 2019 con i bilanci 2020 in rosso, come tante realtà del terzo settore, abbiamo deciso di donare 10.000 euro a 3 strutture ospedaliere, per fronteggiare l’emergenza coronavirus: Bergamo, Azienda Socio-Sanitaria Territoriale Giovanni XXIII - Pavia - Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo – Torino, 'A.O.U. Città della Salute e della Scienza – Ospedale Le Molinette.
 
Ci rendiamo perfettamente conto che sono piccole gocce di solidarietà. Quello che conta è dare un segnale tipico del terzo settore, che travalica anche le specifiche mission statutarie: offrire, aiutare, e sostenere chi, in questo momento, è più in difficoltà.
 
Siamo tutti in piedi sul divano a tifare medici e infermieri. E’ angosciante vedere colonne di camion che trasportano salme e non poter fare nulla se non “restare a casa”. Io penso che se ci fosse concesso, in tanti vorremmo poter essere al fianco di medici e infermieri per aiutarli in qualunque modo possibile. Anche in corsia. Rischiando. E gratuitamente.
 
Questo vale ancor di più per chi lavora o presta una parte del suo tempo nel volontariato, per tendere una mano a chi ha bisogno in qualunque modo possibile.
 
Forse in queste considerazioni c’è qualcosa di molto personale. Bergamo è il mio ospedale di riferimento. Una specie di seconda casa. E’ difficile vederli cosi in difficoltà e poter fare poco o nulla.
 
Noi, associazioni di pazienti, da sempre consideriamo “eroi” chi si prende cura di noi e dei nostri pazienti cronici tutti i giorni. Per noi è normale provare stima e gratitudine per chi lavora nel SSN.
 
E proprio per questo dalle nostre postazioni di smart working forzato continuiamo a macinare idee e sostegno ai malati cronici. Ad esempio, attraverso il coordinamento informale “Associazioni in rete” abbiamo chiesto e ottenuto una deroga di 3 mesi per mantenere attivi i piani terapeutici dei malati cronici, ma anche la dematerializzazione delle ricette mediche, uno snellimento burocratico che fa bene a tutti noi.
 
Il terzo settore è un pilastro del SSN, svolge attività di supplenza, a basso costo, di ciò che la Sanità e il welfare non riescono ad offrire, tappa i buchi (o le voragini) di un sistema statale impreparato a pandemie o calamità planetarie.
 
Ma per garantire continuità il terzo settore deve essere sostenuto con maggiore convinzione dalle Istituzioni.
 
Nel dire questo mi ispiro ad un recente articolo di Carola Carazzone (Segretario generale di Assifero Associazione italiana delle fondazioni ed enti della filantropia istituzionale) dal quale rubo una affermazione sacrosanta: “Le organizzazioni del terzo settore in una situazione di crisi come questa, rischiano il collasso. Il sistema dei progetti come modalità quasi esclusiva di finanziamento le tiene permanentemente entro il ciclo della fame, la maggior parte di loro ha una liquidità di cassa che non va oltre i tre mesi. Oggi che tutti i loro eventi di raccolta fondi sono annullati, e sospese tante delle attività previste dai progetti approvati, il terzo settore è terribilmente a rischio. Le organizzazioni del Terzo Settore non hanno potuto accantonare, patrimonializzare, risparmiare”.
 
E ancora: “Sappiamo che la maggior parte degli enti del terzo settore sottostima i propri costi di funzionamento adattandosi a sottostare alle richieste dei donatori pubblici e privati che impongono che le organizzazioni del terzo settore debbano costare poco……ll nostro Paese ha bisogno che gli enti del terzo settore possano dedicare tutte le loro migliori risorse, tutte le capacità creative e innovative e il suo prezioso capitale sociale, intellettuale e relazionale, alle persone vulnerabili, a fare la differenza per un mondo migliore, non a rendicontare e fare reportistica. Fidiamoci del terzo settore
 
Qualcosa si può sempre fare. A titolo personale, penso che una grande boccata di ossigeno potrebbe arrivare anticipando i versamenti alle associazioni del terzo settore del 5x1000 2018 e, soprattutto, quello del 2019. Un versamento unificato, il prima possibile. Non si chiede uno stanziamento di fondi straordinario, sono risorse che ci spettano. Ma anticipare queste risorse significa mantenere operative migliaia di enti al servizio di tutti, malati cronici ma anche cittadini non malati.
 
Perché finalmente è chiaro a tutti che oggi sei sano, domani potresti non esserlo più. Non importa di chi è la colpa, importa che avremo bisogno di qualcuno. Anche solo per fare la spesa. E non sarà l’esercito che ce la porterà a casa.
 
Ivan Gardini
Presidente EpaC onlus
 


22 marzo 2020
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