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Coronavirus: distinguiamo le responsabilità

di Alessia Gonzati e Massimiliano Zaramella

18 APR - Gentile Direttore,
nelle ultime settimane abbiamo assistito alla divulgazione di alcuni appelli volti alla istituzione per uno scudo che tuteli, non i professionisti e tutti gli operatori sanitari, bensì i dirigenti e il personale amministrativo, dalla responsabilità professionale per il periodo di emergenza sanitaria per Covid-19.
L’auspicato scudo, peraltro, non dovrebbe solo salvaguardare le aziende sanitarie e gli organi dirigenziali nei confronti delle cause intentate dai pazienti, ma anche nei confronti di quello stesso personale sanitario dietro la tutela del quale ci si nasconde proprio per giungere ad una totale moratoria della responsabilità civile, penale ed amministrativa.
 
Ci riferiamo in particolare al Presidente di Federsanità Tiziana Frittelli, ed al Presidente FIASO Francesco Ripa di Meana.
La realtà, immediatamente palese anche ad un lettore poco accorto (e peraltro mal celata), è invece che stiamo assistendo al tentativo di salvare le aziende sanitarie dal default finanziario. Lo scudo, qualora dovesse concretizzarsi nell’emanazione di un provvedimento normativo volto a salvare le aziende dalla responsabilità nei confronti dei propri morti, andrà invece ad aumentare la spaccatura già esistente all’interno del nostro SSN, tra il personale sanitario da un lato e quello amministrativo-dirigenziale dall’altro.
 
Qualora si arrivasse ad una norma che facesse “tabula rasa” di ogni responsabilità, il personale sanitario, già stremato dall’essere in prima linea da diverse settimane, si sentirebbe ancora più isolato, abbandonato dalle istituzioni e dalle proprie aziende.
Ciò che viene percepito da chi “lavora in trincea” è che la moratoria, estesa indistintamente a tutte le condotte dirigenziali che abbiano violato le disposizioni normative in materia di sicurezza, andrebbe a calpestare il senso di giustizia di tutti coloro che in molte realtà si sono visti privati degli adeguati dispositivi di protezione individuale o hanno dovuto ricorrere ad associazioni, fondazioni e contributi privati per poterne acquistare.
 
Del resto la stessa percezione il personale sanitario l’aveva avuta leggendo la prima versione, poi rettificata, dell’emendamento a prima firma Marcucci e dell’emendamento a prima firma Salvini, poi ritirati.
Certamente l’emergenza epidemiologica che ha travolto il nostro Paese e il nostro Servizio Sanitario ha un peso nel determinare le singole responsabilità di ciascun operatore dell’intero sistema sanitario.
 
E’ però pur vero, e oramai circostanza nota a tutto il personale sanitario, che già il DPCM del 31 gennaio 2020 dichiarava lo “stato di emergenza epidemiologica” e che la percezione comune è che a detto decreto non sia seguita una idonea adozione di misure di sicurezza volte a salvaguardare l’incolumità degli operatori sanitari. Alcuni Sistemi Sanitari Regionali e molte Aziende in particolare si sono fatti trovare – dal 31 gennaio ai primi giorni del mese di marzo – oggettivamente impreparati ed hanno quindi dovuto “agire in fretta ed in maniera confusa”.
 
L’emergenza epidemiologica non dovrebbe essere quindi adottata quale esimente di sistema per tutta la “filiera gestionale”, come definita dalla Presidente Frittelli, ma essere invece oggetto di valutazione giudiziale delle singole condotte.
Differentemente i professionisti sanitari si troverebbero nella paradossale situazione di essere, da un lato ancora soggetti a responsabilità civile, penale ed amministrativa (seppure con le ipotizzate ed auspicate limitazioni) subendone il procedimento ed il giudicato sia civile che penale che amministrativo, e dall’altro lato di essere privati della tutela nei confronti dei propri datori di lavoro almeno sotto il profilo – quale ipotizzato dalla Presidente Frittelli - penale ed amministrativo in materia di sicurezza sul lavoro.
 
Nemmeno l’istituzione di un Fondo di Garanzia volto ad indennizzare le famiglie del personale sanitario deceduto potrebbe evitare quella spaccatura che invece l’esenzione da responsabilità penale ed amministrativa creerebbe proprio tra il personale sanitario (oramai stanco dell’eroismo attribuitogli ma non concretamente riconosciutogli) e coloro che invece svolgono, ad ogni livello, funzioni dirigenziali.
 
La preoccupazione è che l’intenzione politica sia proprio quella di tentare di salvare finanziariamente le Aziende e il SSN dai possibili contenziosi intentati sia dai pazienti che dal personale sanitario per il mancato rispetto delle misure di sicurezza e che, temendo le ripercussioni politiche di un provvedimento che tuteli le professioni sanitarie, magari anche a discapito degli organi dirigenziali, si perda l’occasione di garantire un’idonea tutela ai propri “Angeli”, abbandonandoli a nuovi martiri.
 
Avv. Alessia Gonzati
Consulente legale Associazione Obiettivo Ippocrate

 
Dott. Massimiliano Zaramella
Presidente Obiettivo Ippocrate


18 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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