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I medici sono tutti uomini e i non medici tutte donne

di Calogero Spada

03 GIU - Gentile Direttore,
Siamo tutti rimasti profondamente toccati emotivamente dalle parole del tenente della Croce Rossa Giovanna Boffelli, mentre si rivolgeva con voce commossa al presidente Mattarella in occasione della sua visita in un territorio «così duramente provato dall’emergenza epidemiologica tuttora in corso».
 
Più in generale, in questo anno che rimarrà segnato tanto dagli eventi funesti in ambito sanitario quanto dai dubbi ed incertezze che ancora dominano il panorama geopolitico internazionale sulla vera origine e prima gestione del fenomeno pandemico, abbiamo assistito ad innumerevoli forme, forse esagerate, celebrative ed auto-celebrative dei professionisti sanitari; occasioni tanto eteree quanto effimere, visti soprattutto i reali propositi politici di riconoscimento sia amministrativo (vedi i bonus una tantum o le più stabili promozioni amministrative, ancora in formula di aspettativa) che accademico (con il disastro del recente decreto di modifica requisiti di docenza lauree per Infermieri), e visto anche che alcune espressioni di tali forme hanno oltrepassato la legittimità – ancora retoricamente ci si interroga sulla liceità del pubblicare la famosa foto dell’infermiera stremata davanti al computer, stanti le norme aziendali e di legge di comportamento dei dipendenti pubblici, come pure le tante concesse interviste, delle quali alcune sanzionate (e forse non era il caso) ed altre, assai più stranamente, visti i medesimi obblighi anche in ordine al mantenimento dei segreti professionale e d’ufficio, passate inosservate (e forse anche lì non era proprio il caso).
 
Sul versante dei professionisti pesa ancora uno stranissimo e forse indistruttibile retaggio ancillare del secolo scorso, figlio di epoche di una imperversante fallocrazia, che ha disegnato le professioni sanitarie oggi c.d. “non mediche” per il c.d. “sesso debole”; modulo che pur malgrado la successiva introduzione dei soggetti dell’altro sesso non ha cambiato a tutt’oggi quasi nulla; giusto caso: la commossa volontaria è una donna ed il Presidente un uomo. D’altro canto chi tutt’oggi penserebbe a qualcosa di dissimile?
 
Agli occhi dei più attenti non sono nemmeno passate inosservate le più strane rappresentazioni di scenografia filmica di una popolazione di professionisti sanitari “artisti”: dagli incubi notturni con risvegli di soprassalto, madidi di sudore, alle inutilerie intellettuali sulla resilienza e sulla medicina narrativa, davvero non se ne può più di esagerazioni ed autoincensamenti – soprattutto vista la triste lista di decessi sia tra i pazienti che tra i professionisti.
 
Ad un pur inconfessato parere di molti, oltre ad una piena consapevolezza del proprio potenziale, quello che più decisamente manca ai non medici è un reale atteggiamento peer to peer, che però debba anzitutto basarsi su una accurata preparazione tecnico-professionale, per poi alimentarsi nel suo più tipico esito: quel confronto con i medici che, invece, più che costituire una ricercata opportunità è visto come una più comoda eventualità da evitare, soprattutto per i vari effetti che tale pratica possa mettere a nudo.
 
È per questi motivi, che non si può capire... perché ad una volontaria debba essere riconosciuto un improvvido ed improbabile titolo militaresco – di ufficiale – che quindi andrebbe conferito a tutti i professionisti laureati... perché si debba, in epoca di “mee too” e di qualsivoglia altri fenomeni di emancipazione femminile accettare un retaggio di consolidato, inossidabile subìto “maschilismo sociale” che ancora pervade le professioni non mediche...e infine, il ritardo politico Italiano sul tema, rispetto ad un panorama Europeo ove i “non medici” sono di fatto equiparati ai medici.
 
Dr. Calogero Spada
Dottore Magistrale
Abilitato alle Funzioni Direttive
Abilitato Direzione e Management AA SS
Specialista TSRM in Neuroradiologia
 


03 giugno 2020
© Riproduzione riservata

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