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A bocce ferme: considerazioni dopo sei mesi di pandemia 

di Carlo Rugiu

22 SET - Gentile Direttore,
la pandemia ha evidenziato come esistessero, potremmo dire “a livello sub-clinico”, differenze nelle Organizzazioni Sanitarie Regionali.
Abbiamo osservato indicatori della gravità della pandemia molto diversi in Veneto e in Lombardia, due regioni con caratteristiche socio-demo-grafiche sostanzialmente simili.
 
In Veneto, la Medicina Territoriale ha fatto da baluardo alla pandemia rispetto a quanto successo in Lombardia, contribuendo ad arginare i ricoveri in Ospedale ( 25.1% vs 51.5% ), a limitare i contagi e la mortalità nella cittadinanza (tasso di mortalità per 100.000 abitanti : 186 vs 445) e fra gli Operatori sanitari ( 4.4 % vs 14.3 %).
 
I Medici di famiglia hanno tenuto in isolamento domiciliare in Veneto una percentuale di pazienti molto più alta (74.9%) rispetto a quanto accaduto in Lombardia (43.5%) . 
I dati, nel loro complesso, dimostrano come l’emergenza sanitaria nella vicina Lombardia si sia ben presto trasformata in un’emergenza umanitaria, come segnalato al NEJM da Mirco Nacoti.
 
Al contrario, nel Veneto il sistema Ospedaliero non è collassato, ed ha resistito all’ondata pandemica sostanzialmente grazie alla diga della Medicina del Territorio: questa osservazione conferma, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che la tenuta del SSN si regge su due pilastri che sono il sistema ospedaliero e la medicina del territorio.
 
Per spiegare il differente impatto della pandemia sul sistema sanitario regionale, bisogna cercare di capire quale fosse la situazione in Lombardia e Veneto alla fine di gennaio.
 
Quando è scoppiata la pandemia, sono emerse le differenze nelle organizzazioni sanitarie regionali : dei due Sistemi, quello che aveva una medicina territoriale ben attrezzata e radicata, il Veneto, è riuscito ad affrontare le difficoltà, contenendo le perdite.
 
In Lombardia la Medicina Territoriale era stata smantellata , a seguito di una visione della Sanità ospedalocentrica, che aveva privilegiato in particolare la sanità privata; quanto accaduto nella vicina Lombardia non è dipeso da una carenza di posti letto, quanto dal fatto che la massa di pazienti si è rivolta direttamente alle strutture ospedaliere, senza il filtro della Medicina Territoriale .
 
Quest’ultima in Lombardia era in una situazione di disagio latente, come evidenziato dai seguenti numeri: “in Lombardia c’è un laboratorio di Sanità Pubblica ogni tre milioni di abitanti, nel Veneto 1 ogni 500.000; in Lombardia ci sono otto dipartimenti di Prevenzione pubblica ( 1 ogni 1.2 milioni di cittadini), contro i nove del Veneto (1 ogni 500.000 persone).”
 
Anche l’assistenza domiciliare è “meno presente” in Lombardia , dove 1.4 persone /100.000 abitanti sono seguite dai servizi di assistenza e cure a domicilio, contro le 3.5 persone /100.000 abitanti del Veneto “, afferma Riccardo Iacona.
 
Come ci siamo comportati durante la pandemia? Come medici, ci siamo dovuti abituare rapidamente a un diverso modo di rapportarci con i pazienti; abbiamo lavorato coperti da tute, visiere, guanti ( troppo spesso non disponibili, pensiamo a quanti Medici di famiglia non hanno avuto un rifornimento di DPI, non hanno avuto un canale di approvvigionamento preferenziale, anzi spesso se li sono dovuti comprare di tasca loro ! ) , con mascherine che ci coprivano il viso e che hanno reso molto più difficile far trasparire le nostre emozioni, mostrare il nostro sorriso ( e noi tutti sappiamo quanto è importante un sorriso o un saluto affettuoso), ancor più in pazienti che per motivi sanitari, dovevano rimanere isolati a domicilio.
 
Quale Sanità in futuro? E’ facile pensare che la partita con il Covid non sia finita e il futuro dovrà trovarci “pronti”: sono necessari investimenti importanti per adeguare il SSN , per rinforzare i laboratori pubblici, i dipartimenti di prevenzione e l’assistenza domiciliare.” I 37 miliardi di euro che potremmo ricevere dal MES corrispondono esattamente ai 37 miliardi di tagli nella Sanità negli ultimi 10 anni”, dice Francesco Longo, economista e membro del comitato scientifico di Cergas Bocconi .
 
“Con i soldi del MES sarebbe possibile avviare un piano di assunzione di 50.000 medici del SSN in vista del loro progressivo pensionamento nei prossimi anni , e un recupero del cronico sotto-organico degli infermieri nel nostro Paese, oltreché programmare un rinnovo del parco tecnologico infrastrutturale….”.
 
Ci aspettiamo dal Governo un segnale chiaro e inequivocabile : che la Salute del Paese e il funzionamento del nostro SSN siano considerate una delle priorità della agenda politica dei prossimi mesi.
Noi medici dovremo però fare la nostra parte, per riappropriarci della Governance della Sanità , per troppi anni lasciata in mano ai politici.
La sostenibilità e la sopravvivenza del nostro SSN dipendono anche dal buon funzionamento delle cure primarie, che sono state oggetto di tagli sempre più gravi.
 
Le strutture territoriali, debitamente potenziate, dovranno interagire da un lato con i Medici di Famiglia - i veri “Medici del futuro” , e con gli Ospedali, dall’altro.
 
Infine, e non è poca cosa, dovrà essere ripensata una nuova Medicina Scolastica, troppo in fretta accantonata, che guardi alle mutate condizioni epidemiologiche e in grado di garantire un accesso a Scuola in sicurezza ai nostri figli e ai nostri nipoti.
 
In conclusione, mi auguro che queste osservazioni possano offrire spunti per comprendere meglio quanto è successo, per guardare al futuro più serenamente.
Di una cosa sono certo: non dovremo mai dimenticare i quasi 36.000 Italiani, i 180 Medici e i numerosi Operatori Sanitari che sono morti nei mesi scorsi: il nostro impegno quotidiano lo dobbiamo anche a loro.
 
Carlo Rugiu
Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Verona
 
Riferimenti bibliografici
- Marco Geddes de Filicaia. La salute sostenibile. Perché possiamo permetterci un Sistema Sanitario equo ed efficace. Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 2018.
- Giuseppe Remuzzi. La salute (non) è in vendita. Editori Laterza, Bari-Roma, 2018.
- Riccardo Iacona. Mai più eroi in corsia. Cosa ha insegnato il Coronavirus al SSN. Piemme Editore, Milano, 2020.
- Sandro Girotto, Gio Batta Gottardi, Ercole Concia, Claudio Micheletto. Covid-19: da una nuova malattia l’occasione per una nuova Medicina. Storie di cura e del virus che insegnò a cooperare. C.G.Edizioni Scientifiche, Torino, 2020, in press.
- Mirco Nacoti et Al. At the Epicenter of the Covid-19 Pandemic and Humanitarian Crises in Italy: Changing Perspectives on Preparation and Mitigation. NEJM Catalyst, March 21, 2020.
- Silvio Garattini. Una fondazione, con esperti e senza burocrazia. Idee per un nuovo Servizio Sanitario Nazionale. Il Foglio, 11 maggio 2020.
- Adriana Bazzi. L’epidemia passerà come peste e Spagnola. Anche ora si vincerà con la Sanità Pubblica. Corriere della Sera, 18 maggio 2020.
- Maurizio De Fazio. Noi Medici di famiglia, in trincea, ma esclusi. L’Espresso, 31 maggio 2020.
- Erminia Bottiglieri. Covid-19, uno stress test per il Servizio Sanitario. Quotidianosanità.it, 8 giugno 2020.
- Caterina Pastori. Pandemia : la nuova sfida per la Medicina Generale. Verona Medica, anno LV, 2: 4, 2020.
- Milena Gabanelli, Simona Ravizza. Sanità, le liste d’attesa raddoppiano i tempi. Corriere della Sera, Dataroom, 24 giugno 2020.
- Giovambattista Desideri. Non si muore di solo Covid-19. M.D.Medicinae Doctor, 5: 32-34, 2020.
- M. Bonati. Perché la Lombardia è un outlier : un’anomalia evidenziata dalla Covid-19. Medico e Bambino 2020;39(5):279-282
- Ottavio Di Stefano. Gli anelli della catena. https://www.ordinemedici brescia.it/archivio10_notizie-e-comunicati_1_2086.html


22 settembre 2020
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