Il Mes come il “paltò di Napoleone”?
di Ivan Farin
05 OTT -
Gentile Direttore,
ovunque, specialmente su questa testata, si discute animatamente sul futuro del nostro SSN. E con buona ragione: il nostro caro vecchio sistema sanitario si dimostra baluardo in frangenti come l’attuale emergenza COVID-19. In generale, si vorrebbe migliorare la sanità in senso lato, sotto ogni aspetto, includendo ad esempio la formazione dei professionisti o anche questioni ben più marginali.
Lo strumento invocato per finanziare tante buone intenzioni è ormai diventato un mantra: “Usiamo i soldi del MES!” (o del Recovery Fund a seconda delle scuole di pensiero). “Sono tanti, sono a interessi ridicoli, dimostriamo di usarli bene! Perché ad esempio non facciamo...(e via snocciolando propositi)”.
I progetti ma soprattutto le carenze da colmare non mancano. Si guarda alle stelle con i piedi nel pantano. La fantasia italica nel proporre e perorare cause da finanziare è vasta.
Alla fine sorge spontaneo il paragone fra il MES (o il recovery fund) e il “paltò di Napoleone” in Miseria e Nobiltà di E. Scarpetta. Uno spiantato Felice propone all’altrettanto spiantato Totò di impegnare il cappotto, e con i soldi comperare da mangiare. Non certo semplici vettovaglie, ma un lauto elenco di selezionate specialità gastronomiche, senza tralasciare un buon vino frizzante e un paio di sigari. Con la raccomandazione poi di riportare il resto (!) all’ottimista (e pignolo) Felice. Il disincantato Totó, riflettendo col cappotto in mano sul “budget”, si domanda se quello che si vorrebbe impegnare è il mitico “paltò di Napoleone”.
Non stiamo forse fantasticando altrettanto con i promessi fondi europei? Progetti su progetti per soldi che ancora devono venire, col rischio di finire in un nulla di fatto, come nella suddetta commedia?
Speriamo di no. Siamo anche troppo famosi per i nostri sprechi (non solo di denaro, ma anche di opportunità).
Ivan Favarin
Infermiere
05 ottobre 2020
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