La vicenda di Zuccatelli non può finire tra risate e like
di Claudio Maria Maffei
17 NOV -
Gentile Direttore,
parlare oggi della
vicenda del dott. Zuccatelli è molto difficile, ma a mio parere opportuno. In questa valutazione certo influisce il mio rapporto di grande amicizia con lui, ma non ritengo che questo influisca sulla mia capacità di lettura di quanto avvenuto. Non provo nemmeno a ricostruire gli avvenimenti recenti che hanno portato alle dimissioni del dott. Zuccatelli. E quindi non entro nel merito né dei video “incriminati” né dello tsunami mediatico che si è abbattuto su di lui. Mi limito a ricordare solo l’imitazione di Crozza, al solito brillante, come testimonianza che con la sua imitazione i 15 minuti di celebrità che secondo Andy Wharol spettano ad ognuno di noi sono largamente stati garantiti purtroppo nel peggiore dei modi al dott. Zuccatelli.
Qualunque tentativo di ridimensionare o inquadrare diversamente questi aspetti della vicenda per sostenere che “si è francamente esagerato” nella condanna senza appello delle affermazioni via video del dott. Zuccatelli sarebbe destinato a sicuro insuccesso non fosse altro per il fatto che sono entrati in azione i pesi massimi della editoria televisiva e dei social, con tanto di caccia in diretta allo stesso dott. Zuccatelli per ottenere a caldo dichiarazioni da esibire “a contorno” nei servizi che ancora per qualche giorno copriranno questa storia. Si otterrebbe parlandone semmai l’effetto opposto, quello di ridare forza all’onda.
Ritengo opportuno riflettere invece sul fatto che, accanto alla condanna senza appello di alcune dichiarazioni, c’è stata la condanna senza appello e senza prove di una intera storia professionale. Due cose mi hanno colpito e dovrebbero colpire tutti: chi ha su questa vicenda ciascuno col suo stile (dall’aggressivo social al severo istituzionale) condannato il dott. Zuccatelli ha dimostrato nella stragrande maggioranza dei casi di ignorare completamente sia quale era il ruolo che gli era stato affidato sia quali erano i motivi per cui era stato deciso di affidarglielo.
Le criticità legate al ruolo di Commissario ad acta per la Regione Calabria sono state efficacemente rappresentate pochi giorni fa su queste pagine
dal professor Ettore Jorio. Da lontano non pretendo nella maniera più assoluta di vederci meglio di chi quella realtà la vive e la studia da anni. Forse vale comunque la pena di fermarsi a ragionare sui compiti e sul ruolo del Commissario ad acta che lo stesso professor Jorio efficacemente così sintetizza: “un soggetto - in possesso delle migliori conoscenze sul tema della riorganizzazione dei sistemi dei Ssr, delle metodologie di ripiano del deficit patrimoniale accumulato e su quelle di risanamento gestorio - destinato a sostituire gli organi regionali ritenuti inidonei alla cura della sanità.
Ciò in linea con quanto sancito dall'art. 120, comma 2, della Costituzione al fine di ripristinare l'esigibilità dei Lea negati alla popolazione interessata dall'evento sostitutivo. In modo traumatico ma necessario.” E qui veniamo alla seconda cosa che i molti critici del dott. Zuccatelli ignorano o dimostrano di ignorare: questo ruolo di grande complessità in pochi sono in grado di svolgerlo perché richiedono una grande e specifica familiarità con le regole di sistema. Non sta a me fare una sintesi del curriculum del dott. Zuccatelli.
Mi limito a ricordare che ha svolto attività per conto del Servizio Sanitario Nazionale e dei suoi organi (Ministero, Regioni, Aziende, AGENAS e IRCCS) in almeno sette Regioni italiane e che in questa pagina tra gli articoli più letti è tornato alcuni giorni fa
un vecchio articolo sulla sua nomina a Presidente dell’Agenas. E quindi la sua nomina per poche ore a Commissario ad acta per il Piano di rientro della Regione Calabria ha motivazioni che vanno ben al di là dell’amicizia con Bersani e della vicinanza a LEU e quindi al Ministro Speranza da tanti evocate come unica motivazione della scelta.
Si poteva benissimo giudicare non più idoneo al delicato ruolo di Commissario ad acta il dott. Zuccatelli, nomina peraltro da nessuno contestata nel breve volgere di ore in cui ancora il video non aveva cominciato a circolare. Non era necessario però per arrivare alle sue dimissioni ricorrere a questa opera di demolizione del tutto irrispettosa sia della persona che della sua storia e della storia di un pezzo non piccolo della sanità pubblica italiana.
Nel 2009 uscì un libro del dott. Zuccatelli scritto con due ricercatrici del CERGAS dell’Università Bocconi dal titolo “Trent’anni di Servizio Sanitario Nazionale: il punto di vista di un manager ”. Le conclusioni furono scritte dal prof. Elio Borgonovi. Gli anni di impegno di Zuccatelli nel Servizio Sanitario Nazionale sono nel frattempo diventati quaranta e passa. A me pare profondamente ingiusto che finiscano così tra risate e like.
Claudio Maria Maffei
Coordinatore scientifico di Chronic-on
17 novembre 2020
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