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Quale formazione per il medico durante il Covid?

di Annalisa Napoli

18 NOV - Gentile Direttore,
alla luce degli eventi e delle segnalazioni pervenuteci riteniamo doveroso precisare quanto segue circa la nostra posizione nella definizione contrattuale e professionale del medico in formazione durante l’emergenza CoVid.
Corretto inquadramento professionale, umano, legale ed economico del Medico in formazione specialistica impiegato nei reparti CoVid.
Riteniamo che un corretto riconoscimento contrattuale, congruo sotto il profilo professionale ed umano, adeguato nella tutela del professionista, nonché proporzionato dal punto di vista salariale rimanga un obiettivo cardine da perseguire.
 
Nel corso della prima ondata dell’emergenza CoVid-19 l’assunzione degli specializzandi iscritti agli ultimi due anni di formazione era stata programmata a mezzo di forme contrattuali di tipo libero professionale in un primo momento, di dipendenza a tempo determinato in un secondo momento. Le Regioni si sono mostrate in molteplici occasioni miopi o semplicistiche nella proposizione di contratti congrui, preferendo spesso contratti di tipo Co.co.co lacunosi e poco chiari soprattutto in merito alle responsabilità in sede civile delle azioni del sanitario.
 
Negli stessi contratti citati, inoltre, veniva a mancare l’equiparazione dei medici in formazione specialistica ai dipendenti di Aziende Ospedaliere ed ASL mancando quindi eguale riconoscimento in termini di bonus ed indennità.
 
Urge inoltre evidenziare, per quanto concerne il ruolo degli specializzandi in questo contesto emergenziale, come si siano venute a delineare le seguenti situazioni:
• Molti specializzandi, anche fra i colleghi iscritti al primo o secondo anno di formazione, si sono trovati a dover gestire pazienti CoVid a causa della riconversione del proprio reparto pur afferendo a delle specialità cui non competerebbe la gestione di questo tipo di pazienti.
Pur restando salda la convinzione, profonda, che la nostra opera passi per la cura e la tutela di chi ha bisogno rimane inadeguato il profilo di riconoscimento formativo, umano, economico del professionista medico in formazione specialistica, nonché, anche in questo caso, lacunosi i profili di rischio professionali legati all’opera fornita.
 
• Paradosso ancora più grande si è venuto a creare nel momento in cui i bandi inizialmente promulgati dai vari enti non prevedevano la partecipazione di specializzandi o prevedevano la partecipazione esclusivamente di colleghi iscritti agli ultimi due anni, tagliando fuori una larga fetta di colleghi, magari inattivi a causa della chiusura dei propri reparti, altrimenti disponibili a fornire la loro opera in reparti CoVid.
Si è sostanzialmente preferito attingere dalla schiera di medici neoabilitati piuttosto che da quella di medici parzialmente formati, legalmente in attività presso le Aziende Ospedaliere ed eventualmente inattivi.
In virtù di quanto sopra esposto e delle numerosissime segnalazioni pervenuteci da parte dei colleghi, impiegati senza le giuste tutele contrattuali ed i giusti riconoscimenti nei reparti CoVid, ci poniamo quali portavoce presso i diversi organi di rappresentanza, chiedendo quanto segue:
 
• Promozione di contratti a tempo determinato che siano rivolti a medici in formazione iscritti ad anni successivi al primo (si andrebbero ad aggiungere a quelli già considerati i colleghi iscritti al secondo anno delle scuole a durata quadriennale ed il secondo e terzo anno delle scuole a durata quinquennale).
 
• Definizione chiara del profilo assicurativo del professionista in sede civile. Dovendo questo essere necessariamente a carico della struttura emittente il bando al fine di tutelare adeguatamente i colleghi e porli sullo stesso piano di rischio professionale dei medici assunti a tempo indeterminato.
 
• Adeguati riconoscimento professionale ed economico del nostro ruolo, al pari almeno di quello riconosciuto ai colleghi assunti a tempo indeterminato.
Ci preme di nuovo sottolineare come queste richieste coincidano con la necessità di proteggere, valorizzare e tutelare l’arte medica e la nostra professionalità.
Mai mettendo in discussione i principi fondanti del nostro Giuramento per cui la cura del malato e l’aiuto dell’indigente restano la guida della nostra opera.
 
Impiego degli specializzandi in reparti CoVid nel contesto formativo della propria Scuola di specializzazione e tutela del diritto alla formazione specialistica.
Premesse quelle che sono le nostre proposte in termini di adeguamento del profilo di competenze, riconoscimenti e rischi dei colleghi specializzandi ci preme affrontare un altro argomento di vitale importanza. Il periodo emergenziale ed il conseguente stress sul Sistema Sanitario Nazionale hanno indubbiamente intaccato le possibilità formative di molte Scuole di Specializzazione, privando di fatto i colleghi di una adeguata formazione pratica nel proprio ambito di competenza.
Se pur complesso ricucire questo strappo nel contesto formativo siamo chiamati quanto meno a vigilare sul corretto impiego dello specializzando in reparti CoVid attraverso corrette forme di tutoraggio e tutela, ove questo impiego risulti affine alle necessità formative della Scuola frequentata.
Risulta quindi necessaria una definizione chiara della possibilità di impiego del medico specializzando in reparti CoVid come parte del proprio percorso formativo, coniugando il percorso formativo del singolo con la necessità delle strutture, nel rispetto del ruolo e delle tutele necessarie.
Sottolineiamo inoltre la completa contrarietà all’utilizzo dei medici in formazione per vicariare le carenze di personale infermieristico delle strutture.
Si deve quindi considerare come una normalità o quanto meno una normalizzazione dei percorsi di formazione, se pur in un periodo così complesso, vada ricercata e perseguita.
 
Alla fine dell’emergenza avremo bisogno di figure professionali formate nei loro ambiti per restituire al Sistema Sanitario ed al Paese il diritto alla salute che merita.
 
Annalisa Napoli
Segretario Nazionale S.I.G.M.


 

18 novembre 2020
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