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I diritti delle persone assistite e dei professionisti sanitari durante la pandemia: una sfida etica?

di Maurizio Martinelli

22 GEN - Gentile Direttore,
il processo di aziendalizzazione del SSN iniziato nel 1992 ed orientato alla modernizzazione della sanità, ha manifestato nel tempo molte difficoltà applicative e la crescente difficoltà dei professionisti sanitari a svolgere il proprio lavoro con soddisfazione, configurandosi come una vera questione etica, nella convinzione che sia la motivazione professionale che la legittimazione sociale delle strutture sanitarie siano da ritenersi il presupposto etico essenziale per rispondere alle attese, ridurre i rischi ed attenuare i conflitti tra operatori e con l’utenza.
 
La generalizzata crisi delle risorse ha inoltre contribuito a produrre alcuni esiti non prevedibili, come l’eccesso dei carichi di lavoro, una cronica mancanza di tempo per curare le relazioni, una tendenza crescente a ricorrere alla medicina difensiva, una inappropriatezza delle prestazioni, fino alle disfunzioni prodotte dal sistema premiante e di carriera.
 
Le organizzazioni sanitarie, come tutte le imprese, sono unità sociali deliberatamente costruite per il raggiungimento di fini specifici, pertanto presuppongono gli elementi costitutivi del potere, degli obiettivi e dell’efficienza, con la necessaria suddivisione del lavoro, programmazione plurale, integrazione e sostituibilità del personale: tutti principi che a fatica collimano con le istanze etiche presenti in chi è quotidianamente impegnato nelle attività di assistenza, cura, diagnosi, riabilitazione e prevenzione.
 
Questo paradosso connaturato all’organizzazione sanitaria la rende forte e debole allo stesso tempo: forte, per il suo mandato intrinsecamente etico, debole in quanto quest’ultimo è soffocato da controspinte più o meno consapevoli, le quali sviluppano esigenze trasversali, che talvolta diventano quelle dominanti. La realizzazione stessa di obiettivi esclusivamente legati al contenimento della spesa sanitaria, per esempio, può determinare delle scelte che hanno dirette conseguenze sull’organizzazione dei servizi e sul lavoro delle persone, fino a raggiungere esiti opposti al mandato istituzionale di tutelare la salute.
 
Tuttavia, passando dai principi e dai criteri aziendali ai comportamenti reali, è indubbio che, anche nel SSN, vi siano persone e aziende che antepongono ad una valida risposta ai bisogni di salute l’obiettivo del pareggio del bilancio o quello del profitto. Va però chiarito che questi comportamenti non sono la conseguenza del modello aziendale, ma della sua errata interpretazione.
In tutti i sistemi sanitari le esigenze e le aspettative delle parti interessate sono in rapida evoluzione, generalmente motivate dai cambiamenti demografici connessi all’invecchiamento e alla globalizzazione, l’evoluzione epidemiologica, la continua disponibilità di nuove tecnologie sanitarie e informatiche, il modificato rapporto individuale e collettivo con la malattia e la morte.
 
Le aspettative individuali e collettive di benessere non coincidono più con i bisogni di salute tradizionalmente identificati ed implicano ineludibili cambiamenti a livello organizzativo-gestionale, e l’emergenza pandemica rischia di amplificare le disfunzioni pregresse, conducendo il SSR alla soglia limite di non sostenibilità nel prossimo futuro.
 
La sfida che abbiamo di fronte è squisitamente etica, e riguarda la possibilità di costruire un equilibrio tra solidarietà, equità nella salute, integrazione ed intersettorialità, efficacia clinica e sicurezza, apprendimento organizzativo e collaborazione, coinvolgimento delle parti interessate, trasparenza e capacità di rendere conto (responsabilità, accountability).
 
Questo timore ha portato il NHS, sistema sanitario inglese, ad introdurre il concetto di “clinical governance”, ovvero di un sistema per mezzo del quale “le organizzazioni sanitarie rendono conto del continuo miglioramento della qualità dei loro servizi e del rispetto di elevati standards professionali”.
Nel nostro paese tali standards sono definiti dalle istituzioni governative, gli istituti di ricerca, gli ordini professionali, le società scientifiche e le associazioni tecnico-scientifiche, anche attraverso la formulazione di linee guida come definite e pubblicate ai sensi della L. 3/2018.
 
Tra le istituzioni attive in tale ambito, che sentono l’impegno di produrre conoscenza e confronto in materia di etica della persona assistita e diritti degli operatori sanitari, troviamo l’Ordine degli Avvocati di Roma e la Commissione Responsabilità Professionale e Sanitaria (FNO TSRM PSTRP), che hanno organizzato il prossimo 26 gennaio, il secondo webinar tematico con una interessante faculty di relatori e l’intervento dell’On. Beatrice Lorenzin e dell’On. Federico Gelli.
 
Maurizio Martinelli
Segretario Nazionale UNPISI, Docente di Etica e leadership in sanità Università Tor Vergata di Roma

22 gennaio 2021
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