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Perché non si rinnova la Commissione per la salute e la sicurezza sul lavoro?

di Domenico Della Porta

25 GEN - Gentile Direttore,
sono trascorsi 20 mesi dalla scadenza della Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro prevista dall’art.6 del D.Lgs 81/2008, e non si vede all’orizzonte alcun segnale per il rinnovo dell’importante organismo da parte del Ministero del Lavoro, cui è assegnato il compito di predisporre il decreto istitutivo.
 
Eppure – ci risulta - le designazioni dei componenti, previsti peraltro dallo stesso art. 6, modificato ed integrato da norme successive, ed impegnati nella funzione a titolo assolutamente gratuito, sono sul tavolo del Ministro del Lavoro da fine luglio 2019, termine ultimo per confermare o modificare le precedenti, a seguito di una riapertura dei termini.
 
Si tratta di un organismo alquanto importante in quanto, lo ricordiamo, rispetto alla medesima Commissione prevista dal vecchio testo 626/1994 ha un volto assai meno regolatorio, più incline ad una dimensione promozionale, senza peraltro dimenticare il ruolo tecnico-interpretativo svolto per gli interpelli di cui all’art. 12.
 
Attraverso il modello partecipativo trilaterale (che tiene insieme istituzioni centrali, locali e parti sociali con il Comitato Nazionale previsto all’art.5 e quello Regionale di coordinamento indicato dall’art. 7, sempre del Testo Unico) il legislatore ha tentato di assumere quale punto di riferimento quello della gestione integrata e non parcellizzata dei rischi nei luoghi di lavoro. A tal proposito ricordiamo i Protocolli Condivisi in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro, previsti da DPCM di aprile 2020.
 
In tal senso, a nostro avviso, il ruolo delle parti sociali in seno alla Commissione sarebbe potuto essere, se la Commissione Permanente avesse funzionato, particolarmente incisivo in relazione a quel compito consistente nella valorizzazione degli accordi sindacali e dei codici di condotta ed etici, adottati su base volontaria, che, in considerazione delle specificità dei settori produttivi di riferimento, orientano i comportamenti dei datori di lavoro, anche secondo i principi della responsabilità sociale, dei lavoratori e di tutti i soggetti interessati, ai fini del miglioramento dei livelli di tutela definiti legislativamente.
 
La operatività della Commissione avrebbe sicuramente aiutato a sciogliere i nodi anche sulla esecuzione obbligatoria o volontaria della vaccinazione anti Covid 19 per i lavoratori in generale e per gli operatori sanitari in particolare, attraverso la funzione consultiva propria.
 
Non a caso tra i compiti dell’Organismo ce ne sono alcuni particolarmente attuali anche per la fase pandemica che sta vicendo il nostro Paese:
a) esaminare i problemi applicativi della normativa di salute e sicurezza sul lavoro e formulare proposte per lo sviluppo e il perfezionamento della legislazione vigente;
 
b) esprimere pareri sui piani annuali elaborati dal Comitato di cui all'articolo 5;
 
c) definire le attività di promozione e le azioni di prevenzione di cui all'articolo 11;
 
d) validare le buone prassi in materia di salute e sicurezza sul lavoro;
 
e) redigere annualmente, sulla base dei dati forniti dal sistema informativo di cui all'articolo 8, una relazione sullo stato di applicazione della normativa di salute e sicurezza e sul suo possibile sviluppo, da trasmettere alle commissioni parlamentari competenti e ai presidenti delle regioni.
 
A tal proposito l’ultima relazione inviata al Parlamento dalla Commissione, di cui si dispone, è quella relativa al 2018, riguardate ovviamente il 2017, dalla quale viene fuori un elenco interessante di adempimenti amministrativi.
 
Sono riportate tutte le istanze presentate alla Commissione Interpelli, indicando che nel 2016 sono state date 41 risposte. Viene, poi, dato conto delle circolari ministeriali, di lavori in fase di conclusione riguardanti diversi aspetti attuativi del D. Lgs. 81/2008, molti dei quali sono i medesimi dell’anno precedente.
 
Correttamente e giustamente vengono riportate le disposizioni non ancora adottate a completamento delle disposizioni indicate dal D. Lgs. 81/2008. Troviamo ben 21 articoli o commi della medesima norma sui quali la Commissione si deve esprimere e sui quali devono essere emessi i relativi provvedimenti per rendere funzionante, a più dieci anni di distanza, quanto prevedeva il Decreto 81.
 
Da ultimo la Relazione illustra i punti che la Commissione Consultiva intende approfondire nel prosieguo dei propri lavori, tra i quali si segnala : la definizione di una strategia nazionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro (auspicata soprattutto dalle organizzazioni sindacali) e l’elaborazione di indicazioni per il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, la promozione della considerazione della differenza di genere in relazione alla valutazione dei rischi e alla predisposizione delle misure di prevenzione.
 
Sembra, infine, quasi un richiamo che la Commissione consultiva rivolge a se stessa quando evidenzia con consapevolezza cosa deve fare non in termini generici ma con puntualità, specificando articoli e commi che attendono una soluzione e una definizione di regole e norme.
 
Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio per le Malattie Occupazionali e Ambientali Università degli Studi Salerno


25 gennaio 2021
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