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8 marzo. Le donne che curano, dalla profezia alla trasformazione

di Sandra Morano

08 MAR - Gentile Direttore,
l’8 marzo dello scorso anno, mentre la pandemia era da poco iniziata e il ruolo delle donne nel SSN aveva già fatto la differenza anche come ammortizzatore sociale, già auspicavamo su queste pagine con Paola Adinolfi una nuova health governance.
 
Condizione ormai necessaria per il sorpasso femminile in sanità, ma più che mai urgente guardando allo tsunami in corso, con gli immaginabili effetti collaterali a lungo termine. Questo 8 marzo 2021, giorno che da 110 anni ha gli occhi puntati sulla condizione delle donne per denunciare discriminazioni e disparità, ha tutta l’aria di essere ancora una volta “festeggiato” con petizioni e richieste di attenzione, che questa volta sembrano però avere un peso molto maggiore. La pandemia da SARS-CoV2 del 2020 (e il piano Next generation UE) ha costituito una grande occasione di accelerazione, e come tutte le grandi tragedie, porta con sé insieme alla distruzione del mondo precedente anche nuove prospettive per costruire dalle macerie.
 
Dalla tragedia all’orgoglio
A un anno di distanza quel riferimento alla nuova Health governance ha assunto il significato e l’autorevolezza di uno “statement”, che ha accompagnato nei lunghi mesi tra sofferenza e resistenza, il persistere della voce sanità sulla ribalta mondiale. Come ha accompagnato anche “l’epidemia” delle declinazioni della “cura”: mai tale sostantivo ha avuto tante universali citazioni come in questo periodo. E finalmente appare nella giusta luce l’associazione alla parola cura della parola donna: il binomio che sancisce la superiorità del sesso femminile nel fare fronte alla pandemia.
 
L’associazione cioè della qualità e versatilità delle donne che curano alla loro capacità di governo della salute.
Quello statement nasceva da lontano, dalla necessità di attrezzare l’apparente fanteria delle donne in sanità con nuovi valori per trasformare un sistema assistenziale obsoleto oltre che asessuato, con visioni diverse da ciò che si subisce oggi nel SSN, o si studia nelle sedi di formazione medica.
 
Un progetto che, come abbiamo più volte documentato a partire dall’Area formazione Femminile ANAAO, si è progressivamente sviluppato attraverso alleanze tra le protagoniste e altre professioniste, con formazione e riflessioni oggi in grado di indicare nuove strade da percorrere. Attraverso esempi di attitudine al governo dimostrata dalle donne già oggi, durante questo annus horribilis, anche “solo” come massa critica nei vari frontline. Una massa critica che inesorabilmente sta per entrare, per protagonismo, ma anche per esperienza e contenuti, nelle sedi istituzionali, a orientare con occhi di donna scelte di salute per tutti.
 
Il posto delle donne che curano
Le donne che lavorano in Sanità, che instancabilmente hanno curato pazienti, famiglie e società, per la prima volta rispetto alle precedenti edizioni della “Festa della donna”, non intendono partecipare con richieste o denunce ma con un progetto, “La sanità che vogliamo Le cure orientate dalle donne”, oggi raccolto in un volume (di prossima uscita) che idealmente inviano al Next Generation EU. Vi si legge di cambiamenti strutturali per preservare la salute e il benessere nel rispetto di chi lavora sul campo, insieme all’analisi critica delle carenze, e alla indicazione di percorsi realistici per una sanità orientata dalle donne.
 
Interrompendo una consolidata tradizione intorno alla celebrazione (e alla retorica) del 8 marzo, sappiamo come mediche e professioniste della salute di essere finalmente ad una svolta. Crediamo che, per rispetto alle donne che per un secolo prima di noi hanno combattuto, sia finito il tempo del 8 marzo di richieste di attenzione. Sappiamo che senza di noi nulla può andare avanti, in particolare in Sanità. Bisognerà che amministratori, decisori, politici, si attrezzino di fronte al nuovo: imparare dalle proposte e idee delle donne, che oggi costituiscono i tre quarti della forza lavoro in sanità. Imparare cioè dall’esperienza di chi il lavoro lo fa, riesce a prevedere l’organizzazione, i tempi della cura e i suoi luoghi, per quel futuro che è già qui, e che vuole finalmente diverso per sé, ma anche per gli uomini, ispirando e preparando allo stesso tempo le nuove generazioni.
 
Sandra Morano
Responsabile Area Formazione Femminile Anaao Assomed


08 marzo 2021
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