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Se l’Unione Europea si scopre subordinata a Big Pharma

di Loretta Mussi

16 MAR - Gentile Direttore,
leggendo la strategia europea in materia di vaccini sul sito ufficiale UE alcune dichiarazioni sembrano promettenti. La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen afferma di voler mobilitare tutte le risorse necessarie per sviluppare un vaccino capace di vincere il virus una volta per tutte e di voler fare  il possibile affinché tutti, nel mondo, abbiano accesso a un vaccino...“il nostro bene comune universale”. 
 
Sullo stesso tono la Commissaria alla Salute e sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, che invoca un accesso giusto ed equo per tutti, nell'UE e nel mondo, che nessuno può essere al sicuro finché non lo saranno tutti, che bisogna proteggere i cittadini dell'Unione e del mondo.
 
Sappiamo che non sta andando così, che il resto del mondo è dimenticato e che, di conseguenza, la pandemia si sta espandendo. Si è attivato, si, il programma COVAX per i paesi poveri, ma garantirà i vaccini solo al 20% della popolazione di tali paesi.
 
Tanto che molti ritengono che alla fine del 2021 tra il 70 e l’80% della popolazione mondiale sarà ancora priva di vaccinazione, come confermato anche dal Direttore dell’OMS Dott. Tedros Ghebreyesus. Forse solo alla fine del 2024, se tutto andrà bene, si potrà raggiungere un’immunità collettiva: nel frattempo, decine di milioni di esseri umani saranno morti e ancora di più saranno caduti in miseria. Si ripeterà cioè lo scenario già visto con l’epidemia da HIV, allorché i brevetti sui farmaci per l'HIV ritardarono di ben 10 anni la cura delle persone colpite in Africa, America Latina e Asia causando milioni di morti, fin quando le barriere dei brevetti non furono abolite.
 
Sono I brevetti che impediscono di vaccinare celermente la popolazione mondiale.
Le case farmaceutiche richiedono una copertura brevettuale sulla proprietà intellettuale dei farmaci di 10-12 anni, ancora di più per i vaccini: tanti ne servirebbero per ammortizzare la spesa.
 
Che il periodo di ammortamentosia così lungo è poco credibile. Infatti, da un’indagine Ocse risulta che, nel 2014, la spesa per ricerca farmaceutica/sanitaria nei 30 paesi più industrializzati era di 151 miliardi di euro: 100 sostenuti dalle imprese e ben 51 dai governi. Il vero motivo, quindi, per cui Big Pharma vuole mantenere i brevetti così a lungo sta nella volontà pervicace di limitare l’accesso di altri soggetti alla produzione farmacologica, onde realizzare maggiori profitti.
 
Si antepongono cioè il profitto e il mercato alla salute e quindi si preferisce investire nella ricerca e nella produzione di farmaci che hanno un elevato mercato com’è nel caso di patologie croniche, ipertensione, diabete, malattie tumorali, dove i guadagni sono notevolmente superiori.
Quello dei vaccini è invece un terreno difficile per gli alti tassi d’insuccesso e perché richiede forti investimenti nella ricerca.
 
Per questo Big Pharma si è sempre opposta alla richiesta di investire nella ricerca di vaccini, anche quando lo richiedevano gli scienziati più avvertiti, che dal 2000 avevano previsto l’arrivo di pericolose epidemie da coronavirus. Ricerca che puntualmente si dovette iniziare per far fronte alla SARS-COV-1, salvo interromperla quando l’epidemia si diradò e localizzò: se si fosse completato lo sviluppo del vaccino per la SARS-CoV-1, strettamente imparentata a SARS-CoV-2, si sarebbe certamente accelerato lo sviluppo del vaccino per Covid-19.
 
Eppure è possibile evitare lo scenario di morte e povertà che si prospetta nel mondo.
Per soddisfare il fabbisogno mondiale in tempi celeri ed evitare che le varianti si moltiplichino portando a espansioni incontrollate della pandemia, le case farmaceutiche dovrebbero rinunciare ai brevetti e consentire alle imprese dotate della tecnologia necessaria di produrrevaccini e altro.
 
Il 2 ottobre 2020, India e Sudafrica inviavano all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC o WTO) una richiesta congiunta di deroga a brevetti e ad altri diritti di proprietà intellettuale su farmaci, vaccini, diagnostici, dispositivi di protezione e altre tecnologie usate per il virus per la durata della pandemia. La discussione si concluse con un nulla di fatto per l’opposizione dei paesi ricchi - Stati Uniti, UE, Australia, Giappone, Canada, Norvegia, Svizzera, Regno Unito - e Brasile.
 
Eppure formalmente esistono varie possibilità di deroga.
L’Accodo TRIPS,[1]prevede una sospensione temporanea[2] degli obblighi di brevetto. Include inoltre disposizioni chiamate "licenze obbligatorie", che consentirebbero ai produttori di un paese di fabbricare/commercializzare prodotti senza l'autorizzazione del titolare del brevetto.
 
L’Accordo di Marrakesh[3]prevede la deroga in caso di circostanze eccezionali purché si espliciti la durata della sospensione. Nel 2003 usciva un’ulteriore liberatoria del Consiglio generale OMC[4].
 
Nonostante tutte queste possibilità è stato negativo anche l’ultimo incontro dell’OMC, l’11 marzo, sebbene la proposta di India e Sudafrica avesse nel frattempo raccolto il sostegno di oltre 100 paesi, di oltre 400 organizzazioni della società civile in tutto il mondo e di realtà internazionali come OMS, UNAIDS, UNITAID. Eppure ai paesi ricchi converrebbe la sospensiva, visti i miliardi erogati a fondo perduto (Stati Uniti - 10 miliardi di dollari,  Europa oltre 5 miliardi di Euro, forse anche di più) ed essendo consapevoli che nessuna impresa farmaceutica occidentale avrebbe iniziato lo sviluppo dei vaccini, se non ci fossero stati i finanziamenti pubblici.
 
Europa in ginocchio davanti alle case farmaceutiche.
E’ palese la subordinazione UE alle multinazionali del farmaco, che, dopo aver estorto contratti ultra favorevoli, non rispettano quantità e tempi di consegna dei vaccini. Europa in ginocchio davanti alle case farmaceutiche, ha detto la parlamentare Manon Aubry, sventolando i contratti coperti da omissis, per nescondere le informazioni più importanti su prezzi, consegne e clausole di responsabilità. Così facendo l’Europa si sottomette alla finanza, rinuncia a tutelare i diritti e trasferisceil potere di cura della vita ai detentori dei brevetti, che escludono dal controllo pubblico quella proprietà scientifica ed intellettuale raggiunta proprio tramite il denaro pubblico.
 
Big Parmanon cede per non rinunciare agli enormi profitti che si profilano, ma, soprattutto, perché non si crei un precedente che metterebbe in discussione la continuità del sistema che ne garantisce il potere. Al massimo può consentire la discesa in campo di alcuni piccoli/medi produttori, purché il Know-how resti nelle proprie mani e purché sia il pubblico a sostenerli.
 
Poiché ricerca medica orientata al profitto e ricerca per la salute sono tra loro divergenti, l’Europa, dovrebbe affrancarsi, almeno parzialmente, da Big Pharma, dotandosi di proprie capacità produttive in alcuni campi strategici come la produzione dei vaccini e di quei prodotti la cui mancanza, ad inizio epidemia, ha contribuito a determinare il crollo dei servizi sanitari in alcuni paesi, tra cui l’Italia: dispositivi di protezione individuale, presidi medici, diagnostici, materiale di laboratorio.
 
Il vaccino è soltanto un pezzo di risposta, che può arginare, non risolvere il rischio di pandemie attuali e future. Covid-19 non si sarebbe mosso dalla sua coabitazione con i pipistrelli se non fosse stato alterato l’habitat naturale in cui si trovava, causandone il trasferimento sull’uomo il cui codice genetico è del tutto incompatibile con quello del virus. Ciò potrà accadere di nuovo con i virus che emergeranno in seguito allo scioglimento del permafrost prodotto dall’innalzamento delle temperature, fintantoché si farà violenza sulla natura e si opererà in contrasto con le leggi e i ritmi dell’ecosistema.
 
I virus, non possono essere sconfitti “una volta per tutte”, come dice Von der Leyen, se permane il modello di vita e di produzione che gli alimenta.
 
Loretta Mussi
Già medico di Sanità Pubblica

 
 
Note:
[1]
Accordo TRIPS, è il trattato internazionale promosso dall'Organizzazione mondiale del commercio – OMC - al fine di fissare lo standard per la tutela della proprietà intellettuale (1 gennaio 1995)

[2]
Sezione 1, parte 2° concernente copyright, disegni industriali, brevetti, protezione,’informazione non condivisa. E all’art.27 si afferma che gli Stati membri possono escludere dalla brevettabilità: "metodi diagnostici, terapeutici e chirurgici per il trattamento di esseri umani o animali".

[3]
E’ l’accordo che diede vita all’OMC/WTO il 15 aprile 1994. L’Art. 9, ai commi 3 e 4 prevede la deroga

[4]
1°.Le regole sulla proprietà intellettuale non possono e non devono essere d’impedimento alla tutela della salute pubblica; 2°. In caso di necessità, i paesi in emergenza possono autorizzare al proprio interno la produzione dei farmaci necessari, pur in assenza di licenza da parte dei detentori dei brevetti, pagando un indennizzo; 3°. Se nel paese in emergenza non esistono le condizioni industriali per produrre i farmaci necessari, possono essere importati da paesi che, per le ragioni più varie, producono i farmaci senza licenza e, quindi, a basso prezzo.

 


16 marzo 2021
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